Ott 31, 2024 Scritto da 

Non mi ricorderò più del loro peccato

Cari fratelli e sorelle.

1. Questa domenica sera a Edmonton, la sera del primo giorno della settimana, giorno in cui i cristiani celebrano la risurrezione del Signore, veniamo insieme in preghiera in questa bella cattedrale di Saint Joseph. Siamo riuniti nella gioia del nostro comune Battesimo, nella forza della parola di Dio, e nella pace e nell’amore di Cristo, che proclamiamo luce del mondo e suprema manifestazione di Dio. Vi invito tutti a riflettere con me questa sera sul mistero della presenza di Dio.

Come uomini e donne di fede, noi crediamo che Dio è presente nella sua creazione, che egli è il Signore della storia il quale dirige i tempi e le stagioni, che egli è vicino a tutti coloro che lo invocano: il povero e l’affranto, l’afflitto e il solitario, il debole e l’oppresso. Noi crediamo che Dio si fa strada nel silenzio, e anche nel rumore della nostra vita quotidiana, rivelandoci la sua verità e il suo amore. Egli vuole dissipare la nostra paura e rafforzare la nostra speranza nella sua misericordia salvatrice.

Dio parla personalmente al cuore di ognuno, ma egli agisce anche attraverso la comunità di coloro che egli ha predestinato ad essere suoi. Vediamo questo innanzitutto nella storia del popolo ebreo. Attraverso Abramo, nostro padre nella fede, attraverso Isacco e Giacobbe, e in particolare attraverso Mosè, Dio chiamò un popolo ad appartenergli in un modo speciale. Egli ha stretto un’alleanza con loro, dicendo: “Io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo” (Ger 31, 33). Quando i suoi eletti peccarono e se ne andarono per la loro via, dimenticando Dio che li aveva salvati, Dio nel suo amore senza fine intervenne nella loro vita per mezzo dei profeti. Egli chiamò il popolo al pentimento e promise di stabilire con essi una nuova e migliore alleanza. Questa nuova alleanza egli la descrisse con queste parole: “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore... Tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato” (Ger 31, 33-34).

E come stabili Dio questa nuova alleanza? Come scrisse la sua legge nel cuore dei suoi eletti? Con il sangue di Gesù, il sangue dell’Agnello di Dio, il sangue della nuova ed eterna alleanza, il sangue del nostro Salvatore, che è il prezzo della nostra redenzione e la più eloquente espressione possibile dell’amore di Dio per il mondo.

2. La presenza di Dio è incarnata nella sua pienezza in Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio che è diventato il Figlio di Maria e che ha versato il suo sangue per noi sulla croce. Gesù è l’Emanuele, Dio con noi, la parola fatta carne, la rivelazione dell’eterno Padre. Davanti a questo grande mistero della presenza di Dio, noi stiamo in timore e reverenza, e i nostri cuori e le nostre voci ardono dal desiderio di irrompere in canti e inni di lode. E davvero questo è quello che più si addice, perché il primo dovere di una creatura è di glorificare il Creatore, il primo dovere di un popolo redento è di lodare il suo Signore e Salvatore. Per questo sono così lieto di unirmi a voi questa sera in questo servizio serale di lode. Quanto è bello, come fratelli e sorelle in Cristo, unire le nostre voci in “salmi, inni e cantici spirituali” (Col 3, 16).

Il salmo 103 (Sal 103, 1-2), che recitiamo insieme questa sera, ci mostra una persona il cui essere è interamente ricolmo della lode di Dio:

“Benedici il Signore, anima mia, / quanto è in me benedica il suo santo nome. / Benedici il Signore, anima mia, / non dimenticare tanti suoi benefici”.

“Non dimenticare tanti suoi benefici”: un cuore ricolmo di lode mai dimentica i molti benefici di Dio. Infatti, la preghiera di lode implica un atto di memoria riconoscente, nel ricordo di come in tanti modi Dio ha mostrato il suo amore salvifico. E così il salmista dichiara:

“Egli perdona tutte le tue colpe, / guarisce tutte le tue malattie; / salva dalla fossa la tua vita, / ti corona di grazia e di misericordia; / egli sazia di beni i tuoi giorni / e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza” (Sal 103, 3-5).

La preghiera di lode procede da un’umile consapevolezza della nostra indegnità e della nostra totale dipendenza da Dio, congiunta con infantile confidenza nella ricca misericordia di Dio. Così il salmista continua:

“Come un padre ha pietà dei suoi figli, / così il Signore ha pietà di quanti lo temono. / Perché egli sa di che siamo plasmati, / ricorda che noi siamo polvere” (Sal 103, 13-14).

Lodare il Signore è anche acclamare i molti attributi di Dio, magnificare le qualità di questo grande e santo Dio che ha stabilito un’alleanza con il suo popolo. Allora il salmista dice:

“Buono e pietoso è il Signore, / lento all’ira e grande nell’amore... / La sua giustizia è per i figli dei figli, / per quanti custodiscono la sua alleanza” (Sal 103, 8.17-18).

3. Vivendo alla presenza di Dio, i cristiani prorompono nell’acclamazione e nella lode, esprimendo gratitudine per il dono della fede e per tutti gli atti salvifici del Signore. Ma dobbiamo anche rivolgerci al Signore con preghiere di petizione, invocando dal Signore protezione e salvezza dalle forze del male, perdono per i nostri peccati e guarigione per le nostre anime ferite, forza per portare i pesi della vita e grazia per compiere la volontà di Dio. Spesso la preghiera di petizione dev’essere fatta con un senso di urgenza e di supplica. Per questo l’uomo del salmo 141 (Sal 141, 1.8) esclama:

“Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; / ascolta la mia voce quando t’invoco. / A te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi: / in te mi rifugio, proteggi la mia vita”.

La preghiera di petizione scaturisce da un’umile consapevolezza del grande bisogno che abbiamo della grazia di Dio, e da una profonda fiducia nella potente misericordia di Dio. Essa è accompagnata così da un atteggiamento di adorazione. Ci inginocchiamo, almeno in spirito, all’adorabile presenza della maestà di Dio, e le parole che pronunciamo sono come quelle del salmista che supplica:

“Come incenso salga a te la mia preghiera, / le mie mani alzate come sacrificio della sera” (Sal 141, 2).

4. Il nostro Salvatore ci ha promesso: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 20). Noi sappiamo che questo è vero questa sera mentre come cristiani ci uniamo insieme in comune preghiera. La presenza di Cristo riempie questa cattedrale nel momento in cui lodiamo il suo nome, e nel momento in cui preghiamo per quella perfetta unità tra i cristiani che egli vuole per i suoi seguaci. 

Poiché la vera preghiera trabocca in generoso servizio, noi non siamo questa sera dimentichi dei grandi bisogni dei nostri fratelli e sorelle che soffrono nel mondo intero. Come fedele risposta al Signore, il cui Santo Spirito ha suscitato il movimento ecumenico, non solo vogliamo pregare insieme ed entrare in dialogo ecumenico, ma ci impegniamo anche in sforzi di congiunta collaborazione per promuovere un mondo più giusto e più pacifico. Noi cerchiamo di diventare, e ci aiutiamo gli uni gli altri ad esserlo, “il sale della terra” e “la luce del mondo” (cf. Mt 5, 11-16). In questo modo, proclamiamo insieme la buona novella della presenza di Dio nel mondo nella persona di Gesù Cristo, che è uno con la sua Chiesa.

5. La bella preghiera conosciuta come il Magnificat, che recitiamo insieme questa sera, indirizza le nostre menti a Dio e alla sua presenza salvifica nella storia umana. Essa fa rivolgere anche la nostra attenzione a Maria, la Madre del nostro Salvatore. Questa donna di fede rimane per noi oggi un modello di santità di vita. In un modo speciale, ella sperimentò la presenza di Dio nella sua vita quando divenne la Madre del nostro Redentore. Come una donna il cui cuore era pieno di lode, ella magnificò la grandezza di Dio, proclamando la sua bontà verso i poveri e gli umili e parlando della sua misericordia verso tutte le generazioni. Insieme con Maria, noi uniamo le nostre voci per lodare “la magnificenza del Signore” (cf. Lc 1, 46).

Noi facciamo questo soprattutto in unione con Gesù Cristo, che rimane per sempre la luce del mondo, e che ci offre la luce della vita (cf. Gv 8, 12). Miei cari amici: accogliamo da lui questa luce e camminiamo in questa luce, per la gloria di suo Padre, che vive e regna con il Santo Spirito nei secoli dei secoli. Amen.

[Papa Giovanni Paolo II, Edmonton 16 settembre 1984]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Our shortages make us attentive, and unique. They should not be despised, but assumed and dynamized in communion - with recoveries that renew relationships. Falls are therefore also a precious signal: perhaps we are not using and investing our resources in the best possible way. So the collapses can quickly turn into (different) climbs even for those who have no self-esteem
Le nostre carenze ci rendono attenti, e unici. Non vanno disprezzate, ma assunte e dinamizzate in comunione - con recuperi che rinnovano i rapporti. Anche le cadute sono dunque un segnale prezioso: forse non stiamo utilizzando e investendo al meglio le nostre risorse. Così i crolli si possono trasformare rapidamente in risalite (differenti) anche per chi non ha stima di sé
God is Relationship simple: He demythologizes the idol of greatness. The Eternal is no longer the master of creation - He who manifested himself strong and peremptory; in his action, again in the Old Covenant illustrated through nature’s irrepressible powers
Dio è Relazione semplice: demitizza l’idolo della grandezza. L’Eterno non è più il padrone del creato - Colui che si manifestava forte e perentorio; nella sua azione, ancora nel Patto antico illustrato attraverso le potenze incontenibili della natura
Starting from his simple experience, the centurion understands the "remote" value of the Word and the magnet effect of personal Faith. The divine Face is already within things, and the Beatitudes do not create exclusions: they advocate a deeper adhesion, and (at the same time) a less strong manifestation
Partendo dalla sua semplice esperienza, il centurione comprende il valore “a distanza” della Parola e l’effetto-calamita della Fede personale. Il Cospetto divino è già dentro le cose, e le Beatitudini non creano esclusioni: caldeggiano un’adesione più profonda, e (insieme) una manifestazione meno forte
What kind of Coming is it? A shortcut or an act of power to equalize our stormy waves? The missionaries are animated by this certainty: the best stability is instability: that "roar of the sea and the waves" Coming, where no wave resembles the others.
Che tipo di Venuta è? Una scorciatoia o un atto di potenza che pareggi le nostre onde in tempesta? I missionari sono animati da questa certezza: la migliore stabilità è l’instabilità: quel «fragore del mare e dei flutti» che Viene, dove nessuna onda somiglia alle altre.
The words of his call are entrusted to our apostolic ministry and we must make them heard, like the other words of the Gospel, "to the end of the earth" (Acts 1:8). It is Christ's will that we would make them heard. The People of God have a right to hear them from us [Pope John Paul II]
Queste parole di chiamata sono affidate al nostro ministero apostolico e noi dobbiamo farle ascoltare, come le altre parole del Vangelo, «fino agli estremi confini della terra» (At 1, 8). E' volontà di Cristo che le facciamo ascoltare. Il Popolo di Dio ha diritto di ascoltarle da noi [Papa Giovanni Paolo II]
"In aeternum, Domine, verbum tuum constitutum est in caelo... firmasti terram, et permanet". This refers to the solidity of the Word. It is solid, it is the true reality on which one must base one's life (Pope Benedict)
«In aeternum, Domine, verbum tuum constitutum est in caelo... firmasti terram, et permanet». Si parla della solidità della Parola. Essa è solida, è la vera realtà sulla quale basare la propria vita (Papa Benedetto)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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