Fin dall'inizio del mio pontificato, ho ritenuto che il dialogo della Chiesa con le culture del nostro tempo fosse un campo vitale, nel quale è in gioco il destino del mondo in questo scorcio del secolo XX. Esiste infatti una dimensione fondamentale, in grado di consolidare o di scuotere fin dalle fondamenta i sistemi che strutturano l'insieme dell'umanità, e di liberare l'esistenza umana, individuale e collettiva, dalle minacce che pesano su di essa. Questa dimensione fondamentale è l'uomo, nella sua integralità. Ora l'uomo vive una vita pienamente umana grazie alla cultura. «Sì, l'avvenire dell'uomo dipende dalla cultura», dichiaravo nel mio discorso del 2 giugno 1980 all'UNESCO, rivolgendomi ad interlocutori così diversi per la loro provenienza e le loro convinzioni, aggiungendo: «Ci ritroviamo sul terreno della cultura, realtà fondamentale che ci unisce... Ci ritroviamo per ciò stesso intorno all'uomo e in un certo senso, in lui, nell'uomo».
Raccogliendo anch'io la ricca eredità del Concilio Ecumenico, del Sinodo dei Vescovi e del mio venerato predecessore Paolo VI, l'1 e il 2 giugno 1980 ho proclamato a Parigi, prima all'Istituto Cattolico, e poi davanti all'eccezionale assemblea dell'UNESCO, il legame organico e costitutivo che esiste tra il cristianesimo e la cultura, con l'uomo, quindi, nella sua stessa umanità. Questo legame del Vangelo con l'uomo, dicevo nel mio discorso davanti a quell'areopago di uomini e di donne di cultura e di scienza del mondo intero, «è, in effetti, creatore della cultura nel suo fondamento stesso». E, se la cultura è ciò per cui l'uomo, in quanto uomo, diviene maggiormente uomo, è in gioco, in essa, lo stesso destino dell'uomo. Di qui l'importanza per la Chiesa, che ne è responsabile, di un'azione pastorale attenta e lungimirante, riguardo alla cultura, in particolare a quella che viene chiamata cultura viva, cioè l'insieme dei principi e dei valori che costituiscono l'ethos di un popolo: «La sintesi tra cultura e fede non è solo un'esigenza della cultura, ma anche della fede... Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta» («Discorso ai partecipanti al Congresso Nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale»: «Insegnamenti», V, 1 [1982] 131), come dicevo il 16 gennaio 1982.
D'altronde, è urgente che i nostri contemporanei, e in modo particolare i cattolici, si interroghino seriamente sulle condizioni che sono alla base dello sviluppo dei popoli. E' sempre più evidente che il progresso culturale è intimamente legato alla costruzione di un mondo più giusto e più fraterno. Come ho detto a Hiroshima, il 25 febbraio 1981, ai rappresentanti della scienza e della cultura riuniti nell'Università delle Nazioni Unite: «La costruzione di una umanità più giusta o di una comunità internazionale più unita non è un sogno o un vano ideale. E' un imperativo morale, un sacro dovere, che il genio intellettuale e spirituale dell'uomo può affrontare mediante una nuova mobilitazione dei talenti e delle energie di ognuno e sfruttando tutte le risorse tecniche e culturali dell'uomo» («Insegnamenti», IV 1 [1981] 545).
Di conseguenza, in virtù della mia missione apostolica, io sento la responsabilità che mi incombe, nel cuore della collegialità della Chiesa universale, e in contatto ed accordo con le Chiese locali, di intensificare i rapporti della Santa Sede con tutte le realizzazioni della cultura, assicurando anche un rapporto originale in una feconda collaborazione internazionale, in seno alla famiglia delle nazioni, ossia delle grandi «comunità degli uomini uniti da vincoli diversi, ma soprattutto, essenzialmente dalla cultura» («Discorso all'UNESCO», 2 giugno 1980: «Insegnamenti» III [1980] 1636ss).
Per questo, ho deciso di fondare e di istituire un Consiglio per la Cultura, capace di dare a tutta la Chiesa un impulso comune nell'incontro, continuamente rinnovato, del messaggio salvifico del Vangelo con la pluralità delle culture, nella diversità dei popoli, ai quali deve portare i suoi frutti di grazia.
[Papa Giovanni Paolo II, Lettera con cui viene istituito il Pontificio Consiglio della Cultura, 20 maggio 1982]