“E voi chi dite che io sia?” (Mt 16, 15).
1. Nell’iniziare il ciclo di catechesi su Gesù Cristo, di fondamentale importanza per la fede e la vita cristiana, ci sentiamo interpellati dalla stessa domanda che quasi duemila anni fa il Maestro rivolse a Pietro e ai discepoli che erano con lui. In quel momento decisivo della sua vita, come nel suo Vangelo narra Matteo, che ne fu testimone, “essendo Gesù giunto nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”” (Mt 16, 13-15).
Conosciamo la risposta schietta e impetuosa di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16). Per poterla anche noi formulare, non tanto in termini astratti, ma come espressione di una esperienza vitale, frutto del dono del Padre (cf. Mt 16, 17), ciascuno di noi deve lasciarsi toccare personalmente dalla domanda: “E tu, che dici: chi sono io? Tu che senti parlare di me, rispondi: cosa sono io veramente per te?”. A Pietro l’illuminazione divina e la risposta della fede vennero dopo un lungo periodo di vicinanza a Gesù, di ascolto della sua parola e di osservazione della sua vita e del suo ministero (cf. Mt 16, 21-24).
Anche noi per giungere a una più consapevole confessione di Gesù Cristo dobbiamo percorrere, come Pietro, un cammino fatto di ascolto attento, premuroso. Dobbiamo metterci alla scuola dei primi discepoli, diventati suoi testimoni e nostri maestri, e insieme recepire l’esperienza e la testimonianza di ben venti secoli di storia solcati dalla domanda del Maestro e impreziositi dall’immenso coro delle risposte dei fedeli di tutti i tempi e luoghi. Oggi, mentre lo Spirito “Signore e Vivificante” ci spinge verso la soglia del terzo millennio cristiano, siamo chiamati a dare con gioia rinnovata la risposta che Dio ci ispira e attende da noi, quasi come per un nuovo natale di Gesù Cristo nella nostra storia.
2. La domanda di Gesù circa la sua identità mostra la finezza pedagogica di chi non si fida di frettolose risposte, ma vuole una risposta maturata attraverso un tempo, a volte lungo, di riflessione e di preghiera, nell’ascolto attento e intenso della verità della fede cristiana professata e predicata dalla Chiesa.
Riconosciamo infatti che di fronte a Gesù non ci si può accontentare di una simpatia semplicemente umana per quanto legittima e preziosa, né è sufficiente considerarlo solo come un personaggio degno di interesse storico, teologico, spirituale, sociale o come fonte di ispirazione artistica. Intorno a Cristo vediamo spesso ondeggiare, anche tra i cristiani, le ombre dell’ignoranza, o quelle ancora più penose del fraintendimento quando non addirittura della infedeltà. È sempre presente il rischio di appellarsi al “Vangelo di Gesù”, senza veramente conoscerne la grandezza e la radicalità e senza vivere ciò che a parole si afferma. Quanti sono coloro che riducono il Vangelo a loro misura e si fanno un Gesù più comodo, negandone la trascendente divinità, o vanificandone la reale, storica umanità, oppure manipolando l’integrità del suo messaggio, in particolare non tenendo conto del sacrificio della croce che domina la sua vita e la sua dottrina, né della Chiesa che egli ha istituito come suo “sacramento” nella storia.
Anche queste ombre ci stimolano alla ricerca della verità piena su Gesù, traendo vantaggio dalle molte luci che, come una volta con Pietro, il Padre ha acceso lungo i secoli intorno a Gesù nel cuore di tanti uomini con la potenza dello Spirito Santo: le luci dei testimoni fedeli fino al martirio; le luci di tanti studiosi appassionati, impegnati a scandagliare il mistero di Gesù con lo strumento dell’intelligenza sostenuta dalla fede; le luci che soprattutto il magistero della Chiesa, guidato dal carisma dello Spirito Santo, ha acceso nelle definizioni dogmatiche su Gesù Cristo.
Riconosciamo che uno stimolo a scoprire chi è veramente Gesù è presente nella ricerca incerta e trepidante di molti nostri contemporanei così somiglianti a Nicodemo che andò “di notte a trovare Gesù” (Gv 3, 2) o a Zaccheo che si arrampicò su un albero per “vedere Gesù” (Lc 19, 4). Il desiderio di aiutare ogni uomo a scoprire Gesù, che è venuto come medico per i malati e come salvatore per i peccatori (cf. Mc 2, 17), mi spinge ad assolvere il compito impegnativo e appassionante di presentare la figura di Gesù ai figli della Chiesa e a ogni uomo di buona volontà.
Forse ricorderete che, all’inizio del mio pontificato, rivolsi agli uomini di oggi l’invito a “spalancare le porte a Cristo” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, I [1978] 38). In seguito, nell’esortazione Catechesi Tradendae (Ioannis Pauli PP. II, Catechesi Tradendae, 5), dedicata alla catechesi, facendomi portavoce del pensiero dei vescovi riuniti nel IV Sinodo, ho affermato che “l’oggetto essenziale e primordiale della catechesi è . . . il “mistero di Cristo”. Catechizzare è in un certo modo condurre qualcuno a scrutare questo mistero in tutte le sue dimensioni . . .; svelare nella persona di Cristo l’intero disegno eterno di Dio, che in essa si compie . . . Egli solo può condurre all’amore del Padre nello Spirito Santo e può farci partecipare alla vita della Santa Trinità” (Eiusdem, Catechesi Tradendae, 5).
Percorreremo insieme questo itinerario catechistico ordinando le nostre considerazioni intorno a quattro centri focali: 1) Gesù nella sua realtà storica e nella sua qualità messianica trascendente, figlio di Abramo, figlio dell’uomo e figlio di Dio; 2) Gesù nella sua identità di vero Dio e vero uomo, in profonda comunione con il Padre e animato dalla potenza della Spirito Santo, come ci viene presentato nel Vangelo; 3) Gesù agli occhi della Chiesa che con l’assistenza dello Spirito Santo ha chiarito e approfondito i dati rivelati dandoci, specialmente con i Concili ecumenici, precise formulazioni della fede cristologica; 4) infine, Gesù nella sua vita e nelle sue opere, Gesù nella sua passione redentrice e nella sua glorificazione, Gesù in mezzo a noi e in noi, nella storia e nella sua Chiesa fino alla fine del mondo (cf. Mt 28, 20).
3. È ben vero che nella Chiesa vi sono molti modi di catechizzare il popolo di Dio su Gesù. Ciascuno di essi, tuttavia, per essere autentico deve attingere il suo contenuto alla fonte perenne della santa Tradizione e della sacra Scrittura, interpretata alla luce degli insegnamenti dei Padri e Dottori della Chiesa, della liturgia, della fede e pietà popolare, in una parola, della Tradizione vivente e operante nella Chiesa sotto l’azione dello Spirito Santo, che - secondo la promessa del Maestro - “vi condurrà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Gv 16, 13). Tale Tradizione la riconosciamo espressa e sintetizzata particolarmente nella dottrina dei sacrosanti Concili, raccolta nei simboli della fede e approfondita dalla riflessione teologica fedele alla Rivelazione e al magistero della Chiesa.
Che cosa varrebbe una catechesi su Gesù se non avesse la genuinità e la completezza dello sguardo con cui la Chiesa contempla, prega e annuncia il suo mistero? D’altra parte si richiede una saggezza pedagogica che, nel rivolgersi ai destinatari della catechesi, sappia tener conto delle loro condizioni e dei loro bisogni. Come scrivevo nell’esortazione ora citata, Catechesi Tradendae: “La costante preoccupazione di ogni catechista - quale che sia il livello delle sue responsabilità nella Chiesa - deve essere quella di far passare attraverso il proprio insegnamento e il proprio comportamento, la dottrina e la vita di Gesù” (Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 6).
4. Concludiamo questa catechesi introduttiva, ricordando che Gesù in un momento particolarmente difficile della vita dei primi discepoli, quando cioè la croce si profilava vicina e molti lo abbandonavano, rivolse a coloro che erano rimasti con lui un’altra di quelle sue domande così forti, così penetranti e ineludibili: “Forse volete andarvene anche voi?”. Fu ancora Pietro che come interprete dei suoi fratelli rispose: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6, 66-69). Possano questi nostri appuntamenti catechistici renderci sempre più disponibili a lasciarci interrogare da Gesù, capaci ad avere la giusta risposta alle sue domande, pronti a condividere fino in fondo la sua vita.
[Papa Giovanni Paolo II, Udienza Generale 7 gennaio 1987]