Ago 16, 2024 Scritto da 

Discorso difficile da capire… ovvero gli apostoli intuiscono già che il destino di Gesù dev’essere il loro

"Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6, 68).

Carissimi giovani e ragazze di Roma,

1. Ho scelto questa espressione evangelica come tema dell’undicesima Giornata Mondiale della Gioventù. Sono le parole dette dall’Apostolo Pietro dopo che il Signore Gesù aveva pronunciato un discorso difficile da capire, che scandalizzava. Aveva detto: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno" (Gv 6, 54). Gesù, cioè, si presenta al mondo come il vero cibo che solo può saziare la fame dell’uomo. Egli è il Verbo fatto carne che si offre come cibo nel sacramento dell’Eucaristia e come vittima sulla croce, perché il mondo si salvi per mezzo di Lui e riceva la pienezza della vita.

Se donarsi come carne da mangiare è il destino di Gesù, i discepoli intuiscono che questo sarà anche il loro ed hanno paura. Seguire Gesù significa affrontare una prospettiva di sofferenza e di morte. I discepoli si scandalizzano al pensiero che il Maestro deve farsi "mangiare". Gesù, allora, visto che molti per questo motivo se ne stanno andando, chiede ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?" ( Gv 6, 67 ).

Ma Pietro, per tutti, risponde: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" ( Gv 6, 68 ). Queste parole di Pietro riassumono un cammino. Il suo cammino di ricerca. Non si possono pronunciare se non si crede e non si è camminato a lungo per cercare, trovare e conoscere il Signore.2.

2.

Oggi, in questo incontro di festa, voi avete ricostruito con canti, danze, testimonianze, le tappe fondamentali di ogni cammino di ricerca di Dio. Avete ascoltato dalle parole di testimoni come l’uomo sia in continua ricerca di Dio. E come Dio sia presente nella storia di ogni uomo e di ogni donna, gli vada incontro, lo cerchi per primo e risponda in maniera piena e definitiva al suo desiderio più profondo che è quello di essere amato.

Cari giovani, in base alla mia esperienza di sacerdote so bene che voi essenzialmente cercate l’amore. Tutti cercano l’amore, e un amore bello. Anche quando nell’amore umano si cede alla debolezza, tuttavia si continua a cercare un amore bello e puro. In definitiva, voi sapete bene che tale amore non può concedervelo nessuno all’infuori di Dio. Per questa ragione siete disposti a seguire Cristo senza badare a sacrifici.

Voi cercate Cristo perché Egli sa "quello che c’è in ogni uomo" ( Gv 2, 25 ), specialmente in un giovane, e sa dare risposte vere alle vostre domande. Cari giovani, è Cristo il "cercato", il "desiderato che si fa trovare", Colui che può darvi l’autentica gioia. Una gioia che non viene mai meno, perché destinata a continuare nella pienezza della vita, oltre la morte.

L’uomo, quindi, è un cercatore di Dio, a sua volta cercato da Dio. Nel Vangelo abbiamo ascoltato dalla bocca di Gesù questa verità: "Nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio" ( Gv 6, 65 ). Tuttavia, nel suo cercare l’uomo, Dio non costringe mai. Ha un grande rispetto per noi, fatti a sua immagine. Ci lascia liberi di accogliere le sue proposte. Anche a noi chiede: "Forse anche voi volete andarvene?" ( Gv 6, 67 ).

3.

Ma da chi può andare l’uomo? Da chi potete andare voi, giovani in cerca della felicità, della gioia, della bellezza, dell’onestà, della purezza, in una parola sola: in cerca dell’amore? Lo sappiamo bene: molti giovani cercano tutto questo seguendo falsi maestri di vita. Come sono vere anche oggi le parole della seconda Lettera a Timoteo: "... per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole" ( 2 Tm 4, 3-4 ).

Penso al denaro, al successo, alla carriera, al sesso sfrenato e ad ogni costo, alla droga, al credere che tutto nella vita si gioca qui e adesso e che la vita va spesa per un appagamento immediato di ciò che si desidera oggi, senza tener conto che esiste un futuro eterno. Penso ancora al cercare la sicurezza, una falsa realizzazione di sé e la felicità nelle sette, nella magia o in altri sentieri religiosi che conducono l’uomo a ripiegarsi su se stesso anziché ad aprirsi a Dio.

In realtà, in tali condizioni si resta degli insoddisfatti, incapaci di gioire, perché se non si trova Dio, manca la risposta ai desideri più veri e profondi del cuore umano e la vita si fa piena di compromessi e di tensioni interiori.

4.

"Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" ( Gv 6, 68 ). Questa è la risposta. La risposta di Pietro, il primo degli Apostoli, colui al quale Cristo ha affidato la sua Chiesa. È la risposta della Chiesa e perciò anche di tutti voi, giovani romani che attraverso il battesimo siete membri della Chiesa.

È risposta che deve diventare sempre più consapevole in ciascuno di voi, fino a rendervi di essa araldi con i vostri coetanei che, pur lontani dalla fede, cercano la vita e quindi cercano Dio forse senza saperlo. Proprio perché è risposta di vita, non possiamo accontentarci di pronunciarla da soli: dobbiamo cercare di farne partecipi anche gli altri, pronti sempre a rendere ragione della speranza che è in noi (cf. 1 Pt 3, 15

5.

Annunciare a tutti Gesù, unica risposta pienamente appagante per le attese dell’uomo: ecco l’impegno a cui ci stimola l’avvicinarsi dell’anno Duemila, un anno di grazia tutto particolare. Dobbiamo arrivare preparati all’appuntamento del Duemila. Il Giubileo rinnova la gioia per l’evento strabiliante compiutosi duemila anni or sono, quando Dio si è fatto uomo, è divenuto il Dio-con-noi, nostro amico e compagno di viaggio. Gesù risorto continua ad essere con noi; viene incontro al nostro desiderio di salvezza e di redenzione.

Voi, giovani delle parrocchie, associazioni, movimenti, gruppi cristiani, impegnatevi ad approfondire il mistero della sua persona. Domandatevi chi è Gesù per voi, cosa vuole da voi, cosa voi cercate e trovate in Lui. E, mentre continuamente vi convertite a Lui, proponetelo a quegli amici ai quali nessuno, forse, Lo ha mai annunciato, oppure che Lo hanno conosciuto e poi Lo hanno abbandonato.

6.

Ma, come fare? Il vostro primo impegno riguarda la vostra formazione di cristiani: raggiungere una conoscenza viva di Gesù, fare nella fede un’esperienza di Lui attraverso la preghiera, l’ascolto della sua Parola, la catechesi sui fondamenti del Credo, il servizio ai fratelli bisognosi.

Aprite con tutti un dialogo sincero, condividendo le ansie, i problemi e le gioie che tutti i giovani hanno in comune. Mostrate loro - con la vita più che con le parole - la grandezza del dono di Dio che avete ricevuto e che ha trasformato la vostra esistenza.

Con loro, poi, imparate a disegnare progetti di vita ispirati al Vangelo. Gesù, infatti, entra in ogni aspetto dell’esistenza e nella vocazione di ciascuno; chiede comportamenti conseguenti nell’esperienza dell’amore umano, nella scuola, nell’università, nel lavoro, nel volontariato, nello sport e in ogni altro ambito della vita quotidiana. Dà senso alla gioia e al dolore, alla salute e alla malattia, alla povertà e alla ricchezza, al vivere e al morire.

Per questo fatevi compagni di strada di ogni giovane che vive a Roma, conservando sempre la consapevolezza che solo la verità di Cristo può rispondere ai desideri dell’uomo, salvarlo, comunicargli la vita eterna.

7.

Cari giovani e ragazze di Roma, siate gli apostoli della "Roma giovane". Che ogni giovane, dopo avervi frequentato, sia indotto a domandare: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" ( Gv 6, 68 ). Questa città ha radici cristiane. Non lasciate che la vostra Roma, la Roma del Duemila, sia meno cristiana di quella dei secoli che hanno preceduto l’inizio del terzo millennio. Annunciate ai vostri coetanei il Vangelo di Gesù, Parola sempre nuova e giovane che continuamente rinnova e ringiovanisce l’umanità. Usate per questo ogni mezzo e occasione. Testimoniate la fede là dove ci sono giovani come voi. Sappiate essere critici, quando occorre, nei confronti della cultura nella quale crescete e che non sempre è attenta ai valori evangelici ed al rispetto dell’uomo.

Se la vostra vita sarà orientata da Cristo, la cultura e la società saranno più cristiane perché voi stessi le avrete almeno in parte cambiate. Infatti le scelte di vita, i comportamenti, le azioni di ciascuno contribuiscono a costruire una società e una cultura. Impegnatevi perché la cultura cristiana diventi sempre più la cultura dei giovani. Animate la cultura con la vostra creatività.

8

A questo incontro hanno partecipato un regista, uno sportivo, ballerini, cantanti, rappresentanti di tanti mondi in cui è necessario essere presenti come cristiani, per essere segni visibili e non mimetizzati di Gesù. Alla vostra creatività, cari giovani romani, affido il compito di pensare e realizzare le forme più adatte per annunciare il Vangelo nella nostra città.

È questo l’impegno che ho chiamato "missione cittadina", alla quale tutta la Chiesa di Roma va preparandosi. Insieme, giovani e meno giovani, annunceremo il Vangelo di Cristo alla nostra città. Per questo atto di amore verso Roma conto su di voi, sulle vostre energie, la vostra creatività e la vostra capacità di lavorare insieme per una missione comune.

"Insieme per evangelizzare", sia questo lo slogan dei vostri programmi. "Insieme" come Chiesa di Roma che, pur ricca di doni diversi, deve proclamare il Vangelo nella comunione e con coraggio, senza vergognarsi della testimonianza da rendere al Signore (cf. 1 Tm 1, 8 ). Da questo annuncio dipende il futuro di questa città, il vostro futuro. 

 

[Papa Giovanni Paolo II, Discorso ai giovani di Roma in preparazione alla XI Giornata Mondiale della Gioventù]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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The family in the modern world, as much as and perhaps more than any other institution, has been beset by the many profound and rapid changes that have affected society and culture. Many families are living this situation in fidelity to those values that constitute the foundation of the institution of the family. Others have become uncertain and bewildered over their role or even doubtful and almost unaware of the ultimate meaning and truth of conjugal and family life. Finally, there are others who are hindered by various situations of injustice in the realization of their fundamental rights [Familiaris Consortio n.1]
La famiglia nei tempi odierni è stata, come e forse più di altre istituzioni, investita dalle ampie, profonde e rapide trasformazioni della società e della cultura. Molte famiglie vivono questa situazione nella fedeltà a quei valori che costituiscono il fondamento dell'istituto familiare. Altre sono divenute incerte e smarrite di fronte ai loro compiti o, addirittura, dubbiose e quasi ignare del significato ultimo e della verità della vita coniugale e familiare. Altre, infine, sono impedite da svariate situazioni di ingiustizia nella realizzazione dei loro fondamentali diritti [Familiaris Consortio n.1]
"His" in a very literal sense: the One whom only the Son knows as Father, and by whom alone He is mutually known. We are now on the same ground, from which the prologue of the Gospel of John will later arise (Pope John Paul II)
“Suo” in senso quanto mai letterale: Colui che solo il Figlio conosce come Padre, e dal quale soltanto è reciprocamente conosciuto. Ci troviamo ormai sullo stesso terreno, dal quale più tardi sorgerà il prologo del Vangelo di Giovanni (Papa Giovanni Paolo II)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
But what moves me even more strongly to proclaim the urgency of missionary evangelization is the fact that it is the primary service which the Church can render to every individual and to all humanity [Redemptoris Missio n.2]
Ma ciò che ancor più mi spinge a proclamare l'urgenza dell'evangelizzazione missionaria è che essa costituisce il primo servizio che la chiesa può rendere a ciascun uomo e all'intera umanità [Redemptoris Missio n.2]
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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