Ott 4, 2024 Scritto da 

Soltanto l’Amore di Dio può saldare l’unità della coppia

XXVII Domenica del tempo ordinario (B) 6 ottobre 2024

1. Capita spesso, come in questa domenica, che il vangelo e la prima lettura si richiamino a vicenda quasi a completare il messaggio che Dio vuole comunicarci. Nella prima lettura, tratta dal libro della Genesi, leggiamo: “Il Signore Dio disse: “Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda” (Gn2,18- 24). E’ meglio subito precisare che la Genesi non è un libro di storia, ma un testo sapienziale che risale al X secolo A.C., quando un teologo, probabilmente alla corte del re Salomone, ha voluto riflettere sulle inquietudini esistenziali dell’essere umano, chiedendosi, ad esempio “Perché la morte? Perché la sofferenza? Perché tanti problemi e difficoltà nella nostra vita? E per cercare una risposta, sviluppa un racconto simbolico analogo alle parabole di Gesù. L’autore del libro della Genesi non è quindi uno scienziato che vuole spiegarci il perché e il quando della creazione, bensì un credente che intende aiutarci a capire il progetto di Dio riguardo all’essere umano, con elementi simbolici da ben interpretare perché non si sta parlando di un’ipotetica prima coppia dell’umanità – Adamo ed Eva - , ma in generale dell’origine dell’umanità e infatti in ebraico la parola Adamo non è il nome di qualcuno, significa invece “terreno” cioè fatto di terra polverosa (adamah). Par la creazione della donna l’autore del testo sacro usa l’immagine del sonno e della costola tratta dall’uomo. Cosa vuole dirci la Parola di Dio? In primo luogo la donna è parte della creazione sin dall’origine e se questo per noi è un dato del tutto ovvio, in quell’epoca affermarlo costituiva una novità assoluta. In Mesopotamia, patria di Abramo, si pensava che la donna non era stata creata sin dall’inizio e che prima l’uomo viveva benissimo da solo.  La Bibbia invece pone la creazione della donna subito all’inizio e soprattutto la introduce come dono di Dio; senza di essa l’uomo non potrebbe essere felice e l’umanità risulterebbe incompleta. Le divinità delle popolazioni dell’epoca, spesso rivali tra di loro, creavano gli uomini per tenerli come schiavi; al contrario nella Bibbia Dio è Uno solo e creando l’uomo lo pone nel giardino del paradiso per essere felice insieme a lui. La frase “Non è bene che l'uomo sia solo” mostra che egli tiene molto alla nostra felicità e ciò costituisce una novità assoluta e importante: cioè la sessualità umana, intesa come relazione d’amore, è bella e buona, parte integrante del disegno originario della creazione, voluta da Diocome elemento unito al godimento relazionale tra uomo e donna.  L’idea della costola tratta da Adamo, evidenzia che il disegno del Creatore non è il dominio dell’uomo sulla donna, ma la loro uguaglianza nel dialogo, che implica al tempo stesso intimità e distanza in un clima di dono reciproco. L’ebraico ci aiuta a meglio percepire perché uomo si dice “Ish” e donna “isha”, due termini vicini che indicano appartenenza alla stessa famiglia, pur nella diversità dell’uno rispetto all’altra.

2. C’è un particolare su cui focalizziamo la nostra attenzione. Nel secondo capitolo della Genesi si legge che il Signore chiese all’uomo di dare il nome a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, affidandogli potere sull’intero creato. Adamo però “non trovò un aiuto che gli corrispondesse” (Gn2,20); solo davanti alla donna il suo grido è pieno di emozione e di riconoscenza nel senso che la riconosce come parte di sé stesso e per questo la considera il suo “alter ego”. Nello stupore di questo momento assumono risonanza le parole di Yahweh: ”voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”, perché sia la sua “interfaccia”. E quando precisa che “non è bene che l’uomo sia solo” non è da intendersi che è male per l’uomo restare celibe, ma che l’umanità è completa nella sua dualità di uomo e donna, in una relazione di dialogo che armonizza l’intimità col rispetto della reciproca alterità. Sta qui  la vocazione della coppia: essere immagine di Dio Uno e Comunione Trinitaria. Un altro libro sapienziale dell’Antico Testamento, Il Cantico dei Cantici, un poetico dialogo tra due amanti, rivela il mistero dell’intimità divina ricorrendo agli slanci, alla tenerezza e all’intimità d’una coppia di innamorati. Nella tradizione ebraica viene proclamato a Pasqua/Pesach, che cade sempre in primavera, un periodo di rinnovamento e fioritura, che ben si lega ai temi d’amore e fertilità espressi nel Cantico. Ancor più interessante è il fatto che gli ebrei proclamano il Cantico dei Cantici nella celebrazione pasquale, la festa dell’Alleanza tra Dio e il suo popolo assumendo così un significato spirituale profondo: non si tratta solo di un inno all’amore umano, ma di una celebrazione della salvezza e della rinascita spirituale. Come gli ebrei furono liberati dalla schiavitù fisica, così l’amore divino dona alla vita degli uomini un nuovo inizio. E’ stato Il peccato originale a ferire l’incanto della relazione con Dio, e ciò si riflette sul rapporto coniugale diventato faticoso e difficile perché, scrive in proposito sant’Agostino: “il matrimonio è un bene del quale non si può spezzare l’unione senza peccato” (De bono conjugali,24)

3. Nel vangelo i farisei pongono a Gesù una domanda provocatoria sul divorzio, e lui, come sempre, non risponde in maniera diretta, li aiuta invece a cercare essi stessi gli elementi della risposta.  Il divorzio esisteva nell’Antico Testamento insieme all’atto di ripudio, non però codificato in maniera sistematica nella Torah, bensì soltanto citato nel Deuteronomio in un contesto specifico senza stabilire norme dettagliate (Dt 24,1-4). Ai tempi di Gesù era diventato una pratica relativamente diffusa ed esistevano interpretazioni e applicazioni pratiche diverse. Per Gesù non è importante la casistica, ma tornare al progetto originario di Dio che ha creato gli esseri umani a sua immagine - uomo e donna – affinché l’uomo staccatosi dalla sua famiglia si unisca alla donna in modo da formare una sola cosa (Gn 2, 24). Se la coppia riflette l’immagine di Dio la sua vocazione non può che essere l’indivisibilità, l’indissolubilità per cui diventa logica la conclusione: ”Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” . Facile a dirsi e complicato a realizzarsi come l’esperienza dimostra. Questo perché il matrimonio non è invenzione umana ma progetto di Dio, e diviene possibile portarlo a pieno compimento soltanto con il suo sostegno. Non bastano cioè la buona volontà e le risorse umane per conservare l’unità d’una coppia e della famiglia. Solo quando si prega e si vivere uniti a Dio, con il soccorso della sua misericordia ciò che impossibile umanamente diventa realtà possibile e sorgente di pacifica convivenza.  E’ l’eroismo delle coppie che abbracciano il vangelo sino al martirio dell’amore nonostante tutto: coppie di coniugi canonizzate e molte altre nascoste nella semplicità della fedeltà quotidiana. Esse superano con coraggio ostacoli e accettano che le inevitabili incomprensioni quotidiane non spezzino mai la loro unità che il Signore ha saldato con la consacrazione matrimoniale. Se questo è l’ideale che mai va nascosto né ridotto per paura di chiedere troppo a coloro che sono chiamati al matrimonio cristiano, una domanda interpella spesso le nostre comunità: che fare con le coppie che si sono perse per strada o che preferiscono al matrimonio la convivenza? Ogni pastore ha il dovere di accompagnare tutti con pazienza e apertura d’animo specialmente quando ferite laceranti ne segnato l’esistenza. Tuttavia, pur consapevoli delle problematiche esistenti, sarebbe un errore smettere di credere che soltanto l’amore di Dio può salvare l’unità della coppia e della famiglia dal naufragio del divorzio. Nel vangelo Gesù aggiunge: “per la durezza del vostro cuore” Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio facendo comprendere che la legge è solo una tappa della pedagogia divina, mentre l’obbiettivo resta sempre la suprema legge dell’amore. Il rischio è dunque “l’indurimento del cuore”, cioè la pretesa di poter contare soltanto sulle proprie forze. Facendo riferimento ai bambini, Gesù insegna che se si vuole conservare l’unità nella famiglia occorre conservare l’umile semplicità del bambino pieno di fiducia verso chi lo ama. Il segreto dunque è sperimentare l’amore misericordioso di Dio.

Buona domenica a tutti.

+Giovanni D’Ercole

14 Ultima modifica il Venerdì, 04 Ottobre 2024 15:04
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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"His" in a very literal sense: the One whom only the Son knows as Father, and by whom alone He is mutually known. We are now on the same ground, from which the prologue of the Gospel of John will later arise (Pope John Paul II)
“Suo” in senso quanto mai letterale: Colui che solo il Figlio conosce come Padre, e dal quale soltanto è reciprocamente conosciuto. Ci troviamo ormai sullo stesso terreno, dal quale più tardi sorgerà il prologo del Vangelo di Giovanni (Papa Giovanni Paolo II)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
But what moves me even more strongly to proclaim the urgency of missionary evangelization is the fact that it is the primary service which the Church can render to every individual and to all humanity [Redemptoris Missio n.2]
Ma ciò che ancor più mi spinge a proclamare l'urgenza dell'evangelizzazione missionaria è che essa costituisce il primo servizio che la chiesa può rendere a ciascun uomo e all'intera umanità [Redemptoris Missio n.2]
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]
Who is freer than the One who is the Almighty? He did not, however, live his freedom as an arbitrary power or as domination (Pope Benedict)
Chi è libero più di Lui che è l'Onnipotente? Egli però non ha vissuto la sua libertà come arbitrio o come dominio (Papa Benedetto)
The Church with her permanent contradiction: between the ideal and reality, the more annoying contradiction, the more the ideal is affirmed sublime, evangelical, sacred, divine, and the reality is often petty, narrow, defective, sometimes even selfish (Pope Paul VI)
La Chiesa con la sua permanente contraddizione: tra l’ideale e la realtà, tanto più fastidiosa contraddizione, quanto più l’ideale è affermato sublime, evangelico, sacro, divino, e la realtà si presenta spesso meschina, angusta, difettosa, alcune volte perfino egoista (Papa Paolo VI)
St Augustine wrote in this regard: “as, therefore, there is in the Catholic — meaning the Church — something which is not Catholic, so there may be something which is Catholic outside the Catholic Church” [Pope Benedict]
Sant’Agostino scrive a proposito: «Come nella Cattolica – cioè nella Chiesa – si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico» [Papa Benedetto]

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