Giu 4, 2025 Scritto da 

Uscire in su, santità piccolina

Bisogna vivere «la santità piccolina del negoziato», ossia quel «sano realismo» che «la Chiesa ci insegna»: si tratta, cioè, di rifiutare la logica del «o questo o niente» e di intraprendere la strada del «possibile» per riconciliarsi con gli altri. Ecco la proposta lanciata da Francesco nella messa celebrata giovedì mattina, 9 giugno, nella cappella della Casa Santa Marta. Con una piccola nota di tenerezza: durante l’omelia un bambino si è messo a piangere ma Francesco ha subito rassicurato i genitori: «No, rimaniamo tranquilli, perché la predica di un bambino in chiesa è più bella di quella del prete, di quella del vescovo e di quella del Papa. Lascialo fare: lascialo fare, che è la voce dell’innocenza che ci fa bene a tutti».

Per la sua riflessione, il Papa ha preso le mosse dal brano del Vangelo di Matteo (5, 20-26), proposto dalla liturgia: «Gesù è in mezzo al suo popolo e insegna ai discepoli, insegna la legge del popolo di Dio». Infatti «Gesù è quel legislatore che Mosè aveva promesso: “Verrà uno dopo di me...”». Egli dunque è «il vero legislatore, quello che ci insegna come dev’essere la legge per essere giusti». Ma «il popolo era un po’ disorientato, un po’ allo sbando, perché non sapeva cosa fare e quelli che insegnavano la legge non erano coerenti». Ed è Gesù stesso a dire loro: «Fate quello che dicono, ma non quello che fanno». Del resto, «non erano coerenti nella loro vita, non erano una testimonianza di vita». Così «Gesù, in questo passo del Vangelo, parla di superare: “La vostra giustizia deve superare quella degli scribi e dei farisei”». Dunque, «a questo popolo un po’ imprigionato in questa gabbia senza uscita, Gesù indica il cammino per uscire: è sempre uscire in su, superare, andare in su».

E in questa direzione, ha spiegato Francesco, Gesù «prende come un primo esempio — ne prende tanti, no? — il primo comandamento: amare Dio e amare il prossimo: “Avete inteso che fu detto agli antichi: non ucciderai”, uno dei comandamenti di amore al prossimo, “ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, dovrà essere sottoposto a giudizio. E chi poi dice al fratello stupido, dovrà essere sottoposto al sinedrio e chi gli dice pazzo sarà destinato al fuoco della Geenna”».

In sostanza, Gesù afferma che «è peccato non solo uccidere», ma anche «insultare e sgridare» il fratello. E «questo fa bene sentirlo», ha aggiunto il Papa, proprio «in questo tempo dove noi siamo tanto abituati ai qualificativi e abbiamo un vocabolario tanto creativo per insultare gli altri». Anche offendere, quindi, «è peccato, è uccidere». Perché «è dare uno schiaffo all’anima del fratello, alla dignità propria del fratello», dire frasi come: «non farci caso, questo è un pazzo, questo è uno stupido», e «tante altre parolacce che noi diciamo, con molta carità, agli altri». Questo, ha ribadito il Pontefice, «è peccato».

Francesco ha fatto notare che «Gesù risolve» i dubbi «di questo popolo disorientato e imprigionato guardando in su: la legge in su. E va avanti, collega la condotta del popolo con l’adorazione a Dio e dice: “Se tu vai all’altare a dare un’offerta e hai un problema con il fratello, o il fratello ce l’ha con te, va prima dal fratello, riconciliati”». E «questo è superare la legge e quello che dice è una giustizia superiore a quella degli scribi e dei farisei».

«Quante volte noi nella Chiesa sentiamo queste cose, quante volte!» ha constatato il Papa, ricordando che non è raro sentire frasi del tipo: «Ma quel prete, quell’uomo, quella donna dell’azione cattolica, quel vescovo, quel Papa ci dicono “dovete fare così!”, e lui fa il contrario». Questo è proprio «lo scandalo che ferisce il popolo e non lascia che il popolo di Dio cresca, che vada avanti. Non libera». Anche «questo popolo — ha proseguito — aveva visto la rigidità di questi scribi e farisei», tanto che «quando veniva un profeta che dava loro un po’ di gioia lo perseguitavano e anche lo ammazzavano: non c’era posto per i profeti lì».

Per tale ragione «Gesù dice ai farisei: “Voi avete ucciso i profeti, avete perseguitato i profeti: quelli che portavano l’aria nuova”». Gesù, «come ha detto nella sinagoga di Nazareth, è venuto a portarci l’anno di grazia, a portarci la liberazione, la vera liberazione: quella di Gesù», appunto. Per Francesco, «la generosità, la santità è uscire ma sempre, sempre in su: uscire in su». Questa «è la liberazione dalla rigidità della legge e anche dagli idealismi che non ci fanno bene».

«Gesù ci conosce tanto bene — ha spiegato il Papa — e conosce come noi siamo stati fatti perché lui è il creatore, conosce la nostra natura». Ed ecco che ci suggerisce: «Se tu hai un problema con un fratello — dice la parola “avversario” — mettiti presto d’accordo». Così il Signore «ci insegna anche un sano realismo: tante volte non si può arrivare alla perfezione, ma almeno fate quello che potete, mettetevi d’accordo per non arrivare al giudizio». È questo il «sano realismo della Chiesa cattolica: la Chiesa cattolica mai insegna “o questo, o questo”». Piuttosto «la Chiesa dice: “questo e questo”». Insomma, «fai la perfezione: riconciliati con tuo fratello, non insultarlo, amalo, ma se c’è qualche problema almeno mettiti d’accordo, perché non scoppi la guerra». Ecco il «sano realismo del cattolicesimo». Invece «non è cattolico ma è eretico» dire: «o questo o niente».

«Gesù — ha assicurato Francesco — sempre sa camminare con noi, ci dà l’ideale, ci accompagna verso l’ideale, ci libera da questo ingabbiamento della rigidità della legge e ci dice: “Fate fino al punto che potete fare”. E lui ci capisce bene». È «questo il nostro Signore, è questo quello che insegna a noi» dicendoci: «Per favore, non insultatevi e non siate ipocriti: andate a lodare Dio con la stessa lingua con la quale insultate il fratello, no, questo non si fa, ma fate quello che potete, almeno evitate la guerra fra di voi, mettetevi d’accordo». E, ha aggiunto il Papa, «mi permetto di dirvi questa parola che sembra un po’ strana, è la santità piccolina del negoziato: non posso tutto, ma voglio fare tutto, ma mi metto d’accordo con te, almeno non ci insultiamo, non facciamo la guerra e viviamo tutti in pace».

«Gesù è un grande — ha detto il Pontefice in conclusione — e ci libera da tutte le nostre miserie, anche da quell’idealismo che non è cattolico». Per questo «chiediamo al Signore che ci insegni, primo, a uscire da ogni rigidità, ma uscire in su, per poter adorare e lodare Dio; che ci insegni a riconciliarci fra noi; e anche, che ci insegni a metterci d’accordo fino al punto che noi possiamo farlo».

[Papa Francesco, omelia s. Marta, in L’Osservatore Romano 10/06/2016]

59
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
"The girl is not dead, but asleep". These words, deeply revealing, lead me to think of the mysterious presence of the Lord of life in a world that seems to succumb to the destructive impulse of hatred, violence and injustice; but no. This world, which is yours, is not dead, but sleeps (Pope John Paul II)
“La bambina non è morta, ma dorme”. Queste parole, profondamente rivelatrici, mi inducono a pensare alla misteriosa presenza del Signore della vita in un mondo che sembra soccombere all’impulso distruttore dell’odio, della violenza e dell’ingiustizia; ma no. Questo mondo, che è vostro, non è morto, ma dorme (Papa Giovanni Paolo II)
Today’s Gospel passage (cf. Lk 10:1-12, 17-20) presents Jesus who sends 72 disciples on mission, in addition to the 12 Apostles. The number 72 likely refers to all the nations. Indeed, in the Book of Genesis 72 different nations are mentioned (cf. 10:1-32) [Pope Francis]
L’odierna pagina evangelica (cfr Lc 10,1-12.17-20) presenta Gesù che invia in missione settantadue discepoli, in aggiunta ai dodici apostoli. Il numero settantadue indica probabilmente tutte le nazioni. Infatti nel libro della Genesi si menzionano settantadue nazioni diverse (cfr 10,1-32) [Papa Francesco]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
A life without love and without truth would not be life. The Kingdom of God is precisely the presence of truth and love and thus is healing in the depths of our being. One therefore understands why his preaching and the cures he works always go together: in fact, they form one message of hope and salvation (Pope Benedict)
Una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita. Il Regno di Dio è proprio la presenza della verità e dell’amore e così è guarigione nella profondità del nostro essere (Papa Benedetto)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Le immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.