Lug 20, 2025 Scritto da 

La Chiesa è Inizio impercettibile, non termine straordinario

(Mt 13,31-35)

 

Gesù aiuta le persone a scoprire le cose di Dio e dell’uomo nella vita di ogni giorno.

Il Maestro insegna che lo straordinario del mondo eterno si cela nelle cose comuni: la vita stessa è trasparenza del Mistero.

Egli rivela il Regno che si fa Presente, descrivendo appunto le caratteristiche essenziali della comunità dei discepoli - e utilizzando qui i semplici raffronti del «granello di senapa» e del «lievito».

A dire: la Chiesa autentica è a portata di mano di tutti, ovunque - nondimeno esigua; inapparente, eppur intimamente dinamica.

In essa viviamo un contrasto fra inizi e termine: facciamo esperienza di Regno ‘dentro’ ciascuno che accoglie il carattere d’una Parola-evento dimessa, ma che attiva capacità trasformative e ospitali.

 

Il primo termine di paragone legato alla vita della gente [il semino] cita la vicenda di un grano ben piccolo: vicenda concreta comune, che non si nota granché.

Intorno al lago di Galilea gli arbusti di senape possono giungere al massimo ad un’altezza di 3 metri, non più.

Non si tratta dello sviluppo di maestosi cedri del Libano - piuttosto d’un alberetto qualsiasi dell’orto di casa (v.32) però in grado di dare un poco di ristoro ai volatili che vi si rifugiano.

Sta a indicare una Presenza di scarso clamore: del tutto normale, frammista tra melanzane, zucchine e cetrioli…

Nulla di grande, eppur ospitale per coloro che soffrono la potente calura di quei luoghi.

Insomma, le fraternità che il Signore sogna non avranno nulla di magnifico ed esteriore, però sapranno donare riparo e riposo.

 

La forza del «granellino di senape» è intima, tuttavia caparbia: crescerà - anche se non di molto.

Ossia, la Chiesa autentica non dovrà somigliare a un transatlantico maestoso.

Magari sarà più simile a una barchetta: niente di che - eppure potrà suscitare speranze di vita.

Lo farà attraverso la testimonianza discreta di evangelizzatori amabili, che ancora annunciano e operano, irradiando luce, affascinando persone.

Chiunque si accostasse alle soglie delle chiese - il riferimento è ai lontani e pagani - dovrà sentirsi a suo agio, a casa propria.

Anche i ‘vaganti’ avranno pieno diritto di prendervi posizione e costruire il loro nido [proprio in tale Dimora comune] perfino se poi decidessero di riprendere il volo non appena se ne saranno serviti.

 

Il paragone successivo - del «lievito» (v.33) - insiste sulla cura degli obbiettivi di vita di altri fratelli, rispetto alla Comunità dei credenti.

In tal guisa, essa è chiamata ad essere segno delle premure del Padre verso tutti i suoi figli.

Il lievito non è utile a se stesso, bensì alla massa.

Allo stesso modo, la Chiesa non dovrà servire se stessa; non sarà in ordine alla propria celebrazione o sviluppo (materiale, in proselitismi, così via).

Ogni Fraternità in Cristo è funzione della sola vita della gente, dove e come si trova - così com’è.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Quale seme avevi trascurato per la sua piccolezza, e poi si è rivelato essenziale per la tua crescita e le esigenze anche altrui?

 

 

[Parabole: Narrazione per la trasmutazione]

 

Il mistero della comune cecità. Smarriti? Pronti per la trasformazione

(Mt 13,34-35)

 

San Paolo esprime il senso del “mistero della cecità” che gli fa contrasto nel cammino con la celebre espressone «spina nel fianco»: dovunque andasse, erano già pronti i nemici; e disaccordi inattesi.

Così anche per noi: eventi funesti, catastrofi, emergenze, disgregazione delle antiche certezze rassicuranti - tutte esterne e paludose; sino a poco prima valutate con senso di permanenza.

Forse nell’arco della nostra esistenza, già ci siamo resi conto che le incomprensioni sono state i modi migliori per riattivarci, e introdurre le  energie della Vita rinnovata.

Si tratta di quelle risorse o situazioni che forse mai avremmo immaginato alleate della nostra e altrui realizzazione.

Dice Erich Fromm:

«Vivere significa nascere in ogni istante. La morte si produce quando si cessa di nascere. La nascita non è quindi un atto; è un processo ininterrotto. Lo scopo della vita è di nascere pienamente, ma la tragedia è che la maggior parte di noi muore prima di essere veramente nato».

Infatti, nel clima dei disordini o delle divergenze assurde [che ci obbligano a rigenerare] si affacciano talora le più trascurate virtù intime.

Energie nuove - che cercano spazio - e potenze esterne. Entrambi plasmabili; inconsuete, inimmaginabili, eterodosse.

Ma che trovano le soluzioni, la vera via d’uscita ai nostri problemi; la strada per un futuro che non sia un semplice riassetto della situazione precedente, o di come abbiamo immaginato “si sarebbe dovuti essere e fare”.

Concluso un ciclo, iniziamo una nuova fase; forse con maggiore rettitudine e franchezza - più luminosa e naturale, umanizzante, vicina al ‘divino’.

 

Il contatto autentico e coinvolgente con i nostri stati dell’essere profondi viene generato in modo acuto proprio dai distacchi.

Essi ci portano al dialogo dinamico con le riserve eterne di forze trasmutatrici che ci abitano, e più ci appartengono.

Esperienza primordiale che arriva dritta al cuore.

Dentro di noi tale via “pesca” l’opzione creativa, fluttuante, inedita.

In tal guisa il Signore trasmette e apre la sua proposta servendosi di ‘immagini’.

Freccia di Mistero che va oltre i frammenti della coscienza, della cultura, delle procedure, di ciò che è comune.

Per una conoscenza di se stessi e del mondo che travalica quella della storia e della cronaca; per la consapevolezza attiva di altri contenuti.

Sino a che il travaglio e il caos stesso guidano l’anima e la obbligano a un Altro inizio, a un differente sguardo (tutto spostato), a un’inedita comprensione di noi stessi e del mondo.

Ebbene, la trasformazione dell’universo non può esser frutto di un insegnamento cerebrale o dirigista; piuttosto, di una esplorazione narrativa - che non allontana la gente da se stessa.

E Gesù lo sa.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

We must not fear the humility of taking little steps, but trust in the leaven that penetrates the dough and slowly causes it to rise (cf. Mt 13:33) [Pope Benedict]
Occorre non temere l’umiltà dei piccoli passi e confidare nel lievito che penetra nella pasta e lentamente la fa crescere (cfr Mt 13,33) [Papa Benedetto]
The disciples, already know how to pray by reciting the formulas of the Jewish tradition, but they too wish to experience the same “quality” of Jesus’ prayer (Pope Francis)
I discepoli, sanno già pregare, recitando le formule della tradizione ebraica, ma desiderano poter vivere anche loro la stessa “qualità” della preghiera di Gesù (Papa Francesco)
Saint John Chrysostom affirms that all of the apostles were imperfect, whether it was the two who wished to lift themselves above the other ten, or whether it was the ten who were jealous of them (“Commentary on Matthew”, 65, 4: PG 58, 619-622) [Pope Benedict]
San Giovanni Crisostomo afferma che tutti gli apostoli erano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro (cfr Commento a Matteo, 65, 4: PG 58, 622) [Papa Benedetto]
St John Chrysostom explained: “And this he [Jesus] says to draw them unto him, and to provoke them and to signify that if they would covert he would heal them” (cf. Homily on the Gospel of Matthew, 45, 1-2). Basically, God's true “Parable” is Jesus himself, his Person who, in the sign of humanity, hides and at the same time reveals his divinity. In this manner God does not force us to believe in him but attracts us to him with the truth and goodness of his incarnate Son [Pope Benedict]
Spiega San Giovanni Crisostomo: “Gesù ha pronunciato queste parole con l’intento di attirare a sé i suoi ascoltatori e di sollecitarli assicurando che, se si rivolgeranno a Lui, Egli li guarirà” (Comm. al Vang. di Matt., 45,1-2). In fondo, la vera “Parabola” di Dio è Gesù stesso, la sua Persona che, nel segno dell’umanità, nasconde e al tempo stesso rivela la divinità. In questo modo Dio non ci costringe a credere in Lui, ma ci attira a Sé con la verità e la bontà del suo Figlio incarnato [Papa Benedetto]
This belonging to each other and to him is not some ideal, imaginary, symbolic relationship, but – I would almost want to say – a biological, life-transmitting state of belonging to Jesus Christ (Pope Benedict)
Questo appartenere l’uno all’altro e a Lui non è una qualsiasi relazione ideale, immaginaria, simbolica, ma – vorrei quasi dire – un appartenere a Gesù Cristo in senso biologico, pienamente vitale (Papa Benedetto)
She is finally called by her name: “Mary!” (v. 16). How nice it is to think that the first apparition of the Risen One — according to the Gospels — took place in such a personal way! [Pope Francis]
Viene chiamata per nome: «Maria!» (v. 16). Com’è bello pensare che la prima apparizione del Risorto – secondo i Vangeli – sia avvenuta in un modo così personale! [Papa Francesco]
Jesus invites us to discern the words and deeds which bear witness to the imminent coming of the Father’s kingdom. Indeed, he indicates and concentrates all the signs in the enigmatic “sign of Jonah”. By doing so, he overturns the worldly logic aimed at seeking signs that would confirm the human desire for self-affirmation and power (Pope John Paul II)
Gesù invita al discernimento in rapporto alle parole ed opere, che testimoniano l'imminente avvento del Regno del Padre. Anzi, Egli indirizza e concentra tutti i segni nell'enigmatico "segno di Giona". E con ciò rovescia la logica mondana tesa a cercare segni che confermino il desiderio di autoaffermazione e di potenza dell'uomo (Papa Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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