Nov 22, 2024 Scritto da 

Biglietto di sola andata

«Oggi, in questa messa, ci faremo vicini alla Chiesa di Costantinopoli, la Chiesa di Andrea, pregheremo per la Chiesa, per l’unità delle Chiese». Con queste parole, all’inizio della celebrazione di venerdì 30 a Santa Marta, Papa Francesco ha voluto ricordare la festa liturgica di sant’Andrea. E la vocazione di «Pietro e Andrea» è stata richiamata dal Pontefice con le parole dell’antifona d’ingresso: «Sulle sponde del mare di Galilea il Signore vide due fratelli, Pietro ed Andrea, e li chiamò: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini” (cfr. Matteo 4, 18-19)». L’annuncio del Vangelo, ha poi affermato il Papa, è «testimonianza» e «coerenza» fino al martirio: è una missione che prevede «il biglietto di sola andata». E non ha nulla a che vedere con il «proselitismo» e la «logica del marketing».

Nell’omelia il Pontefice ha anzitutto ripreso i contenuti dalla lettera di Paolo ai Romani (10, 9-18) proposta come prima lettura. L’apostolo, ha spiegato, «dice ai romani che è importante l’annuncio del Vangelo: portare questo annuncio, che Cristo ci ha salvato, che Cristo è morto, risorto per noi». Ma l’apostolo dice anche «come questa gente deve invocare il nome del Signore per essere salvata: “come invocheranno colui nel quale non hanno creduto?”». Perché «senza fede non si può invocare». E ancora, ha proseguito il Papa ripetendo le parole di Paolo, «come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: “Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!”».

«L’annunzio di Gesù Cristo è portare, sì, una notizia, ma non una notizia semplice, comune: la buona notizia» ha spiegato Francesco, aggiungendo che in realtà non si tratta «neppure di una buona notizia» ma della notizia, «l’unica grande buona notizia».

E «questo annunciare Gesù Cristo per i discepoli dei primi tempi e anche di questo tempo — ha detto il Pontefice — non è un lavoro di pubblicità: fare pubblicità per una persona molto buona, che ha fatto del bene, ha guarito tanta gente e ci ha insegnato cose belle». L’annuncio, ha insistito, «non è pubblicità, neppure è proselitismo». Tanto che «se qualcuno va a parlare di Gesù Cristo, a predicare Gesù Cristo per fare proselitismo, no, questo non è annuncio di Cristo: questo è un lavoro di predicatore, retto dalla logica del marketing».

Dunque, si è chiesto il Papa, «che cosa è l’annuncio di Cristo, che non è né proselitismo, né pubblicità, né marketing e come descriverlo?». Si tratta, ha risposto, «prima di tutto, di essere inviato, ma non come il capo di una ditta a cercare nuovi soci», bensì come «inviato alla missione». E «il segnale proprio, che uno è inviato alla missione» è «quando entra in gioco la propria vita: l’apostolo, l’inviato, che porta avanti l’annuncio di Gesù Cristo lo fa a condizione che metta in gioco la propria vita, il proprio tempo, i propri interessi, la propria carne». E «c’è un detto che può spiegare, un detto comune detto da gente semplice della mia terra, che dice: “per fare questo ci vuole mettere la propria carne sulla griglia”». La questione, ha ripetuto Francesco, è «mettersi in gioco e questo viaggio di andare all’annuncio rischiando la vita — perché io mi gioco la mia vita, la mia carne — ha soltanto il biglietto di andata, non del ritorno». Perché «ritornare è apostasia».

«Annuncio di Gesù Cristo con la testimonianza» dunque. E «testimonianza vuol dire mettere in gioco la propria vita: quello che io dico lo faccio» ha ribadito il Pontefice. Del resto, «Gesù rimproverava i dottori della legge di quel tempo che dicevano tante cose belle, ma facevano il contrario». Non a caso, «il consiglio che Gesù dava alla gente era: “Fate tutto quello che loro dicono, ma non imitate quello che fanno”». Infatti, ha aggiunto, «la parola per essere annuncio deve essere testimonianza».

Ma «quanto scandalo diamo noi cristiani quando diciamo di essere cristiani e poi viviamo come pagani, come non credenti, come se non avessimo fede» ha riconosciuto il Papa, invitando ad avere «coerenza tra la parola e la propria vita: questo si chiama testimonianza». E così «l’apostolo, quello che porta, l’annunciatore, quello che porta la parola di Dio, è un testimone che gioca la propria vita fino alla fine». Ed «è anche un martire».

A questo punto, ha suggerito Francesco, «qualcuno può domandarsi chi ha inventato questo metodo di far conoscere una persona come Gesù: è un metodo proprio del cristianesimo. Chi lo ha inventato? Forse san Pietro o sant’Andrea? No, Dio Padre, perché è stato il proprio metodo per farsi conoscere: inviare il suo Figlio in carne, rischiando la propria vita».

Infatti, ha fatto presente il Pontefice, «il primo atto di fede è: “Io credo che il Figlio si è incarnato”». E anche questa affermazione «scandalizzava tanto e continua a scandalizzare: Dio si è fatto uno di noi». Anche questo «è stato un viaggio — ha affermato Francesco — con biglietto soltanto di andata: il diavolo ha cercato di convincerlo a prendere un’altra strada e lui non ha voluto, ha fatto la volontà del Padre fino alla fine». Ma il suo «annuncio deve andare per la stessa strada, la testimonianza, perché lui è stato il testimone del Padre fatto carne». E anche «noi dobbiamo farci carne, cioè farci testimoni: fare, fare quello che diciamo, e questo è l’annuncio di Cristo».

«I martiri sono coloro che dimostrano che l’annuncio è stato vero» ha spiegato il Papa. Sono «uomini e donne che hanno dato la vita — gli apostoli hanno dato la vita — con il sangue». Ma sono «anche tanti uomini e donne nascosti nella nostra società e nelle nostre famiglie, che danno testimonianza tutti i giorni in silenzio di Gesù Cristo, ma con la propria vita, con quella coerenza di fare quello che dicono».

«Tutti noi siamo battezzati e abbiamo con il battesimo la missione di annunciare Gesù Cristo» ha rilanciato il Pontefice. Perciò «se noi viviamo come Gesù ci ha insegnato a vivere, viviamo in armonia con quello che predichiamo, l’annuncio sarà fruttuoso». Ma «se noi viviamo senza coerenza, dicendo una cosa e facendone un’altra contraria, il risultato sarà lo scandalo; e lo scandalo dei cristiani fa tanto male, tanto male al popolo di Dio».

«Chiediamo al Signore la grazia» — ha concluso Francesco — di fare «come Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni che hanno lasciato barca, rete, padre, famiglia: lasciare tutto quello che ci impedisce di andare avanti nell’annuncio della testimonianza». Perché «tutti noi abbiamo qualcosa da lasciare dentro, tutti. Cerchiamo cosa? Lasciamo. Quell’atteggiamento, quel peccato, quel vizio: ognuno sa la sua». Per questo, ha ripetuto, chiediamo «la grazia di lasciare per essere più coerenti e annunciare Gesù Cristo, perché la gente creda con la nostra testimonianza».

[Papa Francesco, s. Marta, in L’Osservatore Romano 01/12/2018]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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«Too pure water has no fish». Accepting ourselves will complete us: it will make us recover the co-present, opposite and shadowed sides. It’s the leap of profound Faith. And seems incredible, but the Rock on which we build the way of being believers is Freedom
«L’acqua troppo pura non ha pesci». Accettarsi ci completerà: farà recuperare i lati compresenti, opposti e in ombra. È il balzo della Fede profonda. Sembra incredibile, ma la Roccia sulla quale edifichiamo il modo di essere credenti è la Libertà
Our shortages make us attentive, and unique. They should not be despised, but assumed and dynamized in communion - with recoveries that renew relationships. Falls are therefore also a precious signal: perhaps we are not using and investing our resources in the best possible way. So the collapses can quickly turn into (different) climbs even for those who have no self-esteem
Le nostre carenze ci rendono attenti, e unici. Non vanno disprezzate, ma assunte e dinamizzate in comunione - con recuperi che rinnovano i rapporti. Anche le cadute sono dunque un segnale prezioso: forse non stiamo utilizzando e investendo al meglio le nostre risorse. Così i crolli si possono trasformare rapidamente in risalite (differenti) anche per chi non ha stima di sé
God is Relationship simple: He demythologizes the idol of greatness. The Eternal is no longer the master of creation - He who manifested himself strong and peremptory; in his action, again in the Old Covenant illustrated through nature’s irrepressible powers
Dio è Relazione semplice: demitizza l’idolo della grandezza. L’Eterno non è più il padrone del creato - Colui che si manifestava forte e perentorio; nella sua azione, ancora nel Patto antico illustrato attraverso le potenze incontenibili della natura
Starting from his simple experience, the centurion understands the "remote" value of the Word and the magnet effect of personal Faith. The divine Face is already within things, and the Beatitudes do not create exclusions: they advocate a deeper adhesion, and (at the same time) a less strong manifestation
Partendo dalla sua semplice esperienza, il centurione comprende il valore “a distanza” della Parola e l’effetto-calamita della Fede personale. Il Cospetto divino è già dentro le cose, e le Beatitudini non creano esclusioni: caldeggiano un’adesione più profonda, e (insieme) una manifestazione meno forte
What kind of Coming is it? A shortcut or an act of power to equalize our stormy waves? The missionaries are animated by this certainty: the best stability is instability: that "roar of the sea and the waves" Coming, where no wave resembles the others.
Che tipo di Venuta è? Una scorciatoia o un atto di potenza che pareggi le nostre onde in tempesta? I missionari sono animati da questa certezza: la migliore stabilità è l’instabilità: quel «fragore del mare e dei flutti» che Viene, dove nessuna onda somiglia alle altre.
The words of his call are entrusted to our apostolic ministry and we must make them heard, like the other words of the Gospel, "to the end of the earth" (Acts 1:8). It is Christ's will that we would make them heard. The People of God have a right to hear them from us [Pope John Paul II]
Queste parole di chiamata sono affidate al nostro ministero apostolico e noi dobbiamo farle ascoltare, come le altre parole del Vangelo, «fino agli estremi confini della terra» (At 1, 8). E' volontà di Cristo che le facciamo ascoltare. Il Popolo di Dio ha diritto di ascoltarle da noi [Papa Giovanni Paolo II]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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