Nov 4, 2024 Scritto da 

Non abituarti, come se questa fosse l’eternità

«Pensare alla nostra morte non è una brutta fantasia»; anzi, vivere bene ogni giorno come se fosse «l’ultimo», e non come se questa vita fosse «una normalità» che dura per sempre, potrà aiutare a trovarsi davvero pronti quando il Signore chiamerà. È un invito a riconoscere serenamente la verità essenziale della nostra esistenza quello che Papa Francesco ha riproposto nella messa celebrata venerdì mattina, 17 novembre, a Santa Marta.

«In queste due ultime settimane dell’anno liturgico — ha subito fatto presente — la Chiesa nelle letture, nella messa, ci fa riflettere sulla fine». Da una parte, certo, «la fine del mondo, perché il mondo crollerà, sarà trasformato» e ci sarà «la venuta di Gesù, alla fine». Ma, dall’altra parte, la Chiesa parla anche della «fine di ognuno di noi, perché ognuno di noi, morirà: la Chiesa, come madre, maestra, vuole che ognuno di noi pensi alla propria morte».

«A me attira l’attenzione — ha confidato il Pontefice, facendo riferimento al brano evangelico di Luca (17, 26-37) — quello che dice Gesù in questo passo che abbiamo letto». In particolare la sua risposta «quando domandano come sarà la fine del mondo». Ma intanto, ha rilanciato il Papa seguendo le parole del Signore, «pensiamo a come sarà la mia fine». Nel Vangelo Gesù usa le espressioni «come avvenne anche nei giorni di Noè» e «come avvenne anche nei giorni di Lot». Per dire, ha spiegato, che gli uomini «in quel tempo mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno che Noè entrò nell’arca». E, ancora, «come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano».

Ecco però, ha proseguito il Papa, che arriva «il giorno che il Signore fa piovere fuoco e zolfo dal cielo». Insomma, «c’è la normalità, la vita è normale — ha fatto notare Francesco — e noi siamo abituati a questa normalità: mi alzo alle sei, mi alzo alle sette, faccio questo, faccio questo lavoro, vado a trovare questo domani, domenica è festa, faccio questo». E «così siamo abituati a vivere una normalità di vita e pensiamo che questo sarà sempre così». Ma lo sarà, ha aggiunto il Pontefice, «fino al giorno che Noè salì sull’arca, fino al giorno che il Signore ha fatto cadere fuoco e zolfo dal cielo».

Perché sicuramente «verrà un giorno in cui il Signore dirà a ognuno di noi: “vieni”», ha ricordato il Pontefice. E «la chiamata per alcuni sarà repentina, per altri sarà dopo una malattia, in un incidente: non sappiamo». Ma «la chiamata ci sarà e sarà una sorpresa: non l’ultima sorpresa di Dio, dopo di questa ce ne sarà un’altra — la sorpresa dell’eternità — ma sarà la sorpresa di Dio per ognuno di noi».

A proposito della fine, ha proseguito, «Gesù ha una frase, l’abbiamo letta ieri nella messa: sarà “come la folgore che guizzando brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno”, il giorno che busserà alla nostra vita».

«Noi siamo abituati a questa normalità della vita — ha proseguito Francesco — e pensiamo che sarà sempre così». Però «il Signore, e la Chiesa, ci dice in questi giorni: fermati un po’, fermati, non sempre sarà così, un giorno non sarà così, un giorno tu sarai tolto e quello che è accanto a te sarà lasciato».

«Signore, quando sarà il giorno in cui sarò tolto?»: proprio «questa — ha suggerito il Papa — è la domanda che la Chiesa invita a farci oggi e ci dice: fermati un po’ e pensa alla tua morte». Ecco il significato della frase citata da Francesco, posta all’ingresso «in un cimitero, al nord di Italia: “Pellegrino, tu che passi, pensa dai tuoi passi, l’ultimo passo”». Perché «ci sarà un ultimo» passo.

«Questo vivere la normalità della vita come fosse una cosa eterna, un’eternità — ha spiegato il Papa — si vede anche nelle veglie funebri, nelle cerimonie, nelle onorificenze funebri: tante volte le persone che davvero sono coinvolte con quella persona morta, per la quale preghiamo, sono poche».

E così «una veglia funebre si è trasformata normalmente in un fatto sociale: “Dove vai oggi?” — “Oggi devo andare a fare questo, questo, questo, poi al cimitero perché c’è la cerimonia”». Diventa così «un fatto in più e lì incontriamo gli amici, parliamo: il morto è lì ma noi parliamo: normale». Così «anche quel momento trascendente, per il modo di camminare della vita abituale, diventa un fatto sociale». E «questo — ha confidato ancora Francesco — io l’ho visto nella mia patria: in alcune veglie funebri c’è un servizio di ricevimento, si mangia, si beve, il morto è lì: ma noi qui facciamo un po’, non dico “festa”, ma parliamo, mondanamente; è una riunione in più, per non pensare».

«Oggi — ha affermato il Pontefice — la Chiesa, il Signore, con quella bontà che ha, dice a ognuno di noi: fermati, fermati, non tutti i giorni saranno così; non abituarti come questa fosse l’eternità; ci sarà un giorno che tu sarai tolto, l’altro rimarrà, tu sarai tolto». Insomma, così «è andare col Signore, pensare che la nostra vita avrà fine, e questo fa bene perché lo possiamo pensare all’inizio del lavoro: oggi forse sarà l’ultimo giorno, non so, ma farò bene il lavoro». E «farò» bene anche «nei rapporti a casa, con i miei, con la famiglia: andare bene, forse sarà l’ultimo giorno, non so». Lo stesso dobbiamo pensarlo, ha proseguito Francesco, «anche quando andiamo a fare una visita medica: questa sarà una in più o sarà l’inizio delle ultime visite?».

«Pensare alla morte non è una fantasia brutta, è una realtà», ha insistito il Pontefice, spiegando: «Se è brutta o non brutta dipende da me, come io la penso, ma ci sarà e lì sarà l’incontro col Signore: questo sarà il bello della morte, sarà l’incontro col Signore, sarà lui a venire incontro, sarà lui a dire “vieni, vieni, benedetto da mio Padre, vieni con me”». A nulla serve dire: «Ma, Signore, aspetta che devo sistemare questo, questo». Perché tanto «non si può sistemare niente: quel giorno chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa non scenda: dove stai ti prenderanno, ti prenderanno, tu lascerai tutto».

Però «avremo il Signore, questa è la bellezza dell’incontro», ha rassicurato il Papa. «L’altro giorno — ha aggiunto — ho trovato un sacerdote, più o meno sessantacinquenne: non si sentiva bene, è andato dal dottore», il quale «dopo la visita» gli «ha detto: “Guardi, lei ha questo, questa è una cosa brutta, ma forse stiamo in tempo di fermarla, faremo questo; se non si ferma faremo quest’altro e se non si ferma incominceremo a camminare e io la accompagnerò fino alla fine”». Perciò, ha commentato Francesco, «bravo quel medico! Con quanta dolcezza ha detto la verità: anche noi accompagniamoci in questa strada, andiamo insieme, lavoriamo, facciamo del bene e tutto, ma sempre guardando là».

«Oggi facciamo questo» ha concluso il Papa, perché «ci farà bene a tutti fermarsi un po’ e pensare il giorno nel quale il Signore verrà a trovarmi, verrà a prendermi per andare da lui».

[Papa Francesco, s. Marta, in L’Osservatore Romano 18/11/2017]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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«Whoever tries to preserve his life will lose it; but he who loses will keep it alive» (Lk 17:33)
«Chi cercherà di conservare la sua vita, la perderà; ma chi perderà, la manterrà vivente» (Lc 17,33)
«And therefore, it is rightly stated that he [st Francis of Assisi] is symbolized in the figure of the angel who rises from the east and bears within him the seal of the living God» (FS 1022)
«E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli [s. Francesco d’Assisi] viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo» (FF 1022)
This is where the challenge for your life lies! It is here that you can manifest your faith, your hope and your love! [John Paul II at the Tala Leprosarium, Manila]
È qui la sfida per la vostra vita! È qui che potete manifestare la vostra fede, la vostra speranza e il vostro amore! [Giovanni Paolo II al Lebbrosario di Tala, Manila]
The more we do for others, the more we understand and can appropriate the words of Christ: “We are useless servants” (Lk 17:10). We recognize that we are not acting on the basis of any superiority or greater personal efficiency, but because the Lord has graciously enabled us to do so [Pope Benedict, Deus Caritas est n.35]
Quanto più uno s'adopera per gli altri, tanto più capirà e farà sua la parola di Cristo: « Siamo servi inutili » (Lc 17, 10). Egli riconosce infatti di agire non in base ad una superiorità o maggior efficienza personale, ma perché il Signore gliene fa dono [Papa Benedetto, Deus Caritas est n.35]
A mustard seed is tiny, yet Jesus says that faith this size, small but true and sincere, suffices to achieve what is humanly impossible, unthinkable (Pope Francis)
Il seme della senape è piccolissimo, però Gesù dice che basta avere una fede così, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente impossibili, impensabili (Papa Francesco)
Hypocrisy: indeed, while they display great piety they are exploiting the poor, imposing obligations that they themselves do not observe (Pope Benedict)
Ipocrisia: essi, infatti, mentre ostentano grande religiosità, sfruttano la povera gente imponendo obblighi che loro stessi non osservano (Papa Benedetto)
Each time we celebrate the dedication of a church, an essential truth is recalled: the physical temple made of brick and mortar is a sign of the living Church serving in history (Pope Francis)
Ogni volta che celebriamo la dedicazione di una chiesa, ci viene richiamata una verità essenziale: il tempio materiale fatto di mattoni è segno della Chiesa viva e operante nella storia (Papa Francesco)
As St. Ambrose put it: You are not making a gift of what is yours to the poor man, but you are giving him back what is his (Pope Paul VI, Populorum Progressio n.23)
Non è del tuo avere, afferma sant’Ambrogio, che tu fai dono al povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene (Papa Paolo VI, Populorum Progressio n.23)
Here is the entire Gospel! Here! The whole Gospel, all of Christianity, is here! But make sure that it is not sentiment, it is not being a “do-gooder”! (Pope Francis))
Qui c’è tutto il Vangelo! Qui! Qui c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il Cristianesimo! Ma guardate che non è sentimento, non è “buonismo”! (Papa Francesco)
Christianity cannot be, cannot be exempt from the cross; the Christian life cannot even suppose itself without the strong and great weight of duty [Pope Paul VI]
Il Cristianesimo non può essere, non può essere esonerato dalla croce; la vita cristiana non può nemmeno supporsi senza il peso forte e grande del dovere [Papa Paolo VI]

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