Stefano non maledice i suoi persecutori, ma prega per loro: «Piegò le ginocchia e gridò a gran voce: “Signore, non imputare loro questo peccato”» (At 7,60).
Siamo chiamati ad imparare da lui a perdonare, sempre: il perdono allarga il cuore, genera condivisione, dona serenità e pace.
Il proto-martire Stefano ci indica la strada da percorrere nelle relazioni interpersonali in famiglia, nei luoghi di scuola e di lavoro, in parrocchia e nelle diverse comunità. La logica del perdono e della misericordia è sempre vincente e apre orizzonti di speranza. Ma il perdono si coltiva con la preghiera, che ci permette di tenere fisso lo sguardo su Gesù. Stefano è stato capace di perdonare i suoi uccisori perché, pieno di Spirito Santo, fissava il cielo e aveva gli occhi aperti su Dio (cfr At 7,55). Dalla preghiera gli venne la forza di subire il martirio. Dobbiamo pregare con insistenza lo Spirito Santo perché effonda su di noi il dono della fortezza che guarisce le nostre paure, le nostre debolezze, le nostre piccolezze.
Invochiamo l’intercessione della Madonna e di Santo Stefano: la loro preghiera ci aiuti ad affidarci sempre a Dio, specialmente nei momenti difficili, e ci sostenga nel proposito di essere uomini e donne capaci di perdono.
[Papa Francesco, Angelus 26 dicembre 2018]