Ott 12, 2024 Scritto da 

Conoscere i diversi tempi, conoscere i segni dei tempi

«I tempi cambiano e noi cristiani dobbiamo cambiare continuamente». Papa Francesco ha ripetuto più volte questo invito al cambiamento, durante la messa celebrata venerdì mattina, 23 ottobre, nella cappella di Casa Santa Marta. Un invito ad agire «senza paura» e «con libertà», tenendosi alla larga dai conformismi tranquillizzanti e restando «saldi nella fede in Gesù» e «nella verità del Vangelo», ma muovendosi «continuamente secondo i segni dei tempi».

Lo spunto per la riflessione è stato offerto al Pontefice dalle letture di questa ultima parte dell’anno liturgico, che propongono in particolare la lettera ai Romani. «Abbiamo sottolineato — ha ricordato in proposito — come Paolo predica con tanta forza, la libertà che noi abbiamo in Cristo». Si tratta, ha spiegato il Papa, di «un dono, il dono della libertà, di quella libertà che ci ha salvato dal peccato, che ci ha fatto liberi, figli di Dio come Gesù; quella libertà che ci porta a chiamare Dio Padre». Quindi Francesco ha aggiunto che «per avere questa libertà dobbiamo aprirci alla forza dello Spirito e capire bene cosa accade dentro di noi e fuori di noi». E se nei «giorni passati, la settimana scorsa», ci si era soffermati «su come distinguere quello che succede dentro di noi: cosa viene dal buono Spirito o cosa non viene da lui», ovvero sul discernimento di quanto «succede dentro di noi», nella liturgia del giorno il brano del Vangelo di Luca (12, 54-59) esorta a «guardare fuori», facendo «riflettere su come noi valutiamo le cose che accadono fuori di noi».

Ecco allora la necessità di interrogarci su «come giudichiamo: siamo capaci di giudicare?». Per il Papa «le capacità le abbiamo» e lo stesso Paolo «ci dice che noi giudicheremo il mondo: noi cristiani giudicheremo il mondo». Anche l’apostolo Pietro dice una cosa analoga quando «ci chiama stirpe scelta, sacerdozio santo, nazione eletta proprio per la santità».

Insomma, ha chiarito il Pontefice, noi cristiani «abbiamo questa libertà di giudicare quello che succede fuori di noi». Ma — ha avvertito — «per giudicare dobbiamo conoscere bene quello che accade fuori di noi». E allora, si è domandato Francesco, «come si può fare questo, che la Chiesa chiama “conoscere i segni dei tempi”?».

In proposito il Papa ha osservato che «i tempi cambiano. È proprio della saggezza cristiana conoscere questi cambiamenti, conoscere i diversi tempi e conoscere i segni dei tempi. Cosa significa una cosa e cosa un’altra». Certo, il Papa è consapevole che ciò «non è facile. Perché noi sentiamo tanti commenti: “Ho sentito che quello che è accaduto là è questo o quello che accade là è l’altro; ho letto questo, mi hanno detto questo...». Però, ha subito aggiunto, «io sono libero, io devo fare il mio proprio giudizio e capire cosa significhi tutto ciò». Mentre «questo è un lavoro che di solito noi non facciamo: ci conformiamo, ci tranquillizziamo con “mi hanno detto; ho sentito; la gente dice; ho letto...”. E così siamo tranquilli». Quando invece dovremmo chiederci: «Qual è la verità? Qual è il messaggio che il Signore vuole darmi con quel segno dei tempi?».

Come di consueto il Papa ha anche proposto suggerimenti pratici «per capire i segni dei tempi». Anzitutto, ha detto, «è necessario il silenzio: fare silenzio e guardare, osservare. E dopo riflettere dentro di noi. Un esempio: perché ci sono tante guerre adesso? Perché è successo qualcosa? E pregare». Dunque «silenzio, riflessione e preghiera. Soltanto così potremo capire i segni dei tempi, cosa Gesù vuol dirci».

E in questo senso non ci sono alibi. Sebbene infatti ognuno di noi possa essere tentato di dire: «Ma, io non ho studiato tanto... Non sono andato all’università e neppure alla scuola media...», le parole di Gesù non lasciano spazio ai dubbi. Egli infatti non dice: «Guardate come fanno gli universitari, guardate come fanno i dottori, guardate come fanno gli intellettuali...». Al contrario, dice: «Guardate ai contadini, ai semplici: loro, nella loro semplicità, sanno capire quando arriva la pioggia, come cresce l’erba; sanno distinguere il grano dalla zizzania». Di conseguenza «quella semplicità — se viene accompagnata dal silenzio, dalla riflessione e dalla preghiera — ci farà capire i segni dei tempi». Perché, ha ribadito, «i tempi cambiano e noi cristiani dobbiamo cambiare continuamente. Dobbiamo cambiare saldi nella fede in Gesù Cristo, saldi nella verità del Vangelo, ma il nostro atteggiamento deve muoversi continuamente secondo i segni dei tempi».

Al termine della sua riflessione il Pontefice è ritornato sui pensieri iniziali. «Siamo liberi — ha affermato — per il dono della libertà che ci ha dato Gesù Cristo. Ma il nostro lavoro è esaminare cosa succede dentro di noi, discernere i nostri sentimenti, i nostri pensieri; e analizzare cosa accade fuori di noi, discernere i segni dei tempi». Come? «Col silenzio, con la riflessione e con la preghiera», ha ripetuto a conclusione dell’omelia.

[Papa Francesco, s. Marta, in L’Osservatore Romano 24/10/2015]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Our shortages make us attentive, and unique. They should not be despised, but assumed and dynamized in communion - with recoveries that renew relationships. Falls are therefore also a precious signal: perhaps we are not using and investing our resources in the best possible way. So the collapses can quickly turn into (different) climbs even for those who have no self-esteem
Le nostre carenze ci rendono attenti, e unici. Non vanno disprezzate, ma assunte e dinamizzate in comunione - con recuperi che rinnovano i rapporti. Anche le cadute sono dunque un segnale prezioso: forse non stiamo utilizzando e investendo al meglio le nostre risorse. Così i crolli si possono trasformare rapidamente in risalite (differenti) anche per chi non ha stima di sé
God is Relationship simple: He demythologizes the idol of greatness. The Eternal is no longer the master of creation - He who manifested himself strong and peremptory; in his action, again in the Old Covenant illustrated through nature’s irrepressible powers
Dio è Relazione semplice: demitizza l’idolo della grandezza. L’Eterno non è più il padrone del creato - Colui che si manifestava forte e perentorio; nella sua azione, ancora nel Patto antico illustrato attraverso le potenze incontenibili della natura
Starting from his simple experience, the centurion understands the "remote" value of the Word and the magnet effect of personal Faith. The divine Face is already within things, and the Beatitudes do not create exclusions: they advocate a deeper adhesion, and (at the same time) a less strong manifestation
Partendo dalla sua semplice esperienza, il centurione comprende il valore “a distanza” della Parola e l’effetto-calamita della Fede personale. Il Cospetto divino è già dentro le cose, e le Beatitudini non creano esclusioni: caldeggiano un’adesione più profonda, e (insieme) una manifestazione meno forte
What kind of Coming is it? A shortcut or an act of power to equalize our stormy waves? The missionaries are animated by this certainty: the best stability is instability: that "roar of the sea and the waves" Coming, where no wave resembles the others.
Che tipo di Venuta è? Una scorciatoia o un atto di potenza che pareggi le nostre onde in tempesta? I missionari sono animati da questa certezza: la migliore stabilità è l’instabilità: quel «fragore del mare e dei flutti» che Viene, dove nessuna onda somiglia alle altre.
The words of his call are entrusted to our apostolic ministry and we must make them heard, like the other words of the Gospel, "to the end of the earth" (Acts 1:8). It is Christ's will that we would make them heard. The People of God have a right to hear them from us [Pope John Paul II]
Queste parole di chiamata sono affidate al nostro ministero apostolico e noi dobbiamo farle ascoltare, come le altre parole del Vangelo, «fino agli estremi confini della terra» (At 1, 8). E' volontà di Cristo che le facciamo ascoltare. Il Popolo di Dio ha diritto di ascoltarle da noi [Papa Giovanni Paolo II]
"In aeternum, Domine, verbum tuum constitutum est in caelo... firmasti terram, et permanet". This refers to the solidity of the Word. It is solid, it is the true reality on which one must base one's life (Pope Benedict)
«In aeternum, Domine, verbum tuum constitutum est in caelo... firmasti terram, et permanet». Si parla della solidità della Parola. Essa è solida, è la vera realtà sulla quale basare la propria vita (Papa Benedetto)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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