Lug 10, 2024 Scritto da 

Il fiuto dei cristiani

In una società contaminata dallo «smog della corruzione», il cristiano deve essere «furbo» e avere «fiuto»: infatti «non può permettersi di essere ingenuo» perché custodisce un «tesoro che è lo Spirito Santo». La riflessione proposta da Papa Francesco durante la messa celebrata a Santa Marta la mattina di venerdì 10 novembre, ha toccato una delle ferite aperte dell’uomo contemporaneo. E, nel rivolgersi alla coscienza di ogni persona, ha interpellato in particolare quanti nella società hanno responsabilità collettive di governo e di amministrazione.

Punto di partenza dell’omelia è stato il brano evangelico del giorno, nel quale Luca (16, 1-8) passa dalle «tre parabole della misericordia» a un argomento «totalmente diverso» attraverso la parabola dell’amministratore disonesto. Mentre le precedenti descrivevano «la storia di Dio, la storia dell’amore, la storia della misericordia», qui si arriva a «una storia di corruzione».

Il Pontefice ha riassunto la vicenda nella quale si parla di un uomo ricco che «aveva sentito come si amministrava la sua azienda» e si era accorto di «qualche cosa di sospetto nei confronti dell’amministratore». Un personaggio disonesto che, evidentemente, «aveva la mano lunga» e, sapendo ben destreggiarsi nelle truffe, «andò avanti tanto tempo, fino al momento che l’uomo ricco se ne accorse». E come ha reagito l’amministratore?. È lo stesso racconto evangelico, riportato dal Papa, a scandagliare i suoi pensieri: «Ma adesso con questa abitudine che io ho di guadagno facile, devo tornare a lavorare? A guadagnarmi il pane col sudore? Alzarmi tutti i giorni alle sei del mattino? No, no, no».

Da questa consapevolezza, ha spiegato il Pontefice, nasce l’escamotage dell’amministratore che incomincia a fare «la cordata con altri corrotti». E se pure «alcuni di questi non erano corrotti», però gli è ugualmente «piaciuta la proposta ed è entrato nella corruzione». Ha commentato Francesco: «Sono potenti questi! Quando fanno le cordate della corruzione sono potenti; persino arrivano anche ad atteggiamenti mafiosi». E ha sottolineato che quanto descritto in questa parabola «non è una favola», non è «una storia che dobbiamo cercare nei libri di storia antica: la troviamo tutti i giorni sui giornali, tutti i giorni». Infatti, ha aggiunto, «questo succede anche oggi, soprattutto con quelli che hanno la responsabilità di amministrare i beni del popolo». Del resto «con i propri beni nessuno è corrotto, li difende».

La conclusione del brano evangelico ha aperto la strada alle considerazioni del Pontefice. Innanzitutto si legge «che il padrone lodò quell’amministratore disonesto perché aveva agito con scaltrezza». Infatti, ha spiegato il Papa, i corrotti in genere «sono furbi», sanno portare avanti bene la loro condotta disonesta: «Anche con cortesia, con guanti di seta, ma la fanno bene». E, soprattutto, nel racconto c’è la chiosa finale di Gesù che dice: «I figli di questo mondo infatti, verso i loro pari, con i pari, sono più scaltri dei figli della luce». Ecco allora «la conseguenza che Gesù prende da questa storia, che è una storia quotidiana. La scaltrezza di questi».

Proprio da qui Francesco ha iniziato ad approfondire la sua riflessione chiedendosi: «Ma se questi sono più scaltri dei cristiani — ma non dirò cristiani, perché anche tanti corrotti si dicono cristiani —, se questi sono più scaltri di quelli fedeli a Gesù, io mi domando: ma c’è una scaltrezza cristiana?».

La parabola ha quindi offerto al Papa lo spunto per considerare la vita concreta del cristiano, che quotidianamente deve confrontarsi con la piaga della corruzione. Francesco è partito da una questione: «Esiste un atteggiamento per quelli che vogliono seguire Gesù» in modo che «non finiscano male, che non finiscano mangiati vivi — come diceva mia mamma: “Mangiati crudi” — dagli altri»?. Qual è, insomma, «la scaltrezza cristiana», una scaltrezza, cioè, «che non sia peccato, ma che serva per portarmi avanti al servizio del Signore e anche all’aiuto degli altri?». Esiste «una furbizia cristiana»?

La risposta, ha detto il Papa, viene direttamente dal Vangelo, dove si incontrano «alcune parole, alcuni detti che ci aiutano a capire se esiste — io dirò — il fiuto cristiano per andare avanti senza cadere nelle cordate della corruzione». Gesù, infatti, a tale scopo utilizza delle «contrapposizioni», come quella tra «agnelli» e «lupi» («Io vi invio come agnelli tra i lupi») con la quale si capisce che «il cristiano è un agnello che deve cavarsela con i lupi». E perciò, attraverso un «altro paradosso», gli viene dato un consiglio: «Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come la colomba».

Ma, ha proseguito Francesco, «come si fa per arrivare a questo atteggiamento di prudenza come i serpenti e di semplicità come le colombe?». Di nuovo il suggerimento viene da Gesù, che «ripete tante volte nel Vangelo: “State attenti, state attenti. Guardate, guardate i segni del tempo: quando l’albero dei fichi incomincia a fare delle foglie è perché è vicina la primavera; quando il mandorlo fiorisce è vicina la primavera». Occorre, cioè, stare «attenti a quello che succede», guardare bene, tenere «gli occhi aperti».

È proprio questo, ha spiegato il Pontefice, il primo atteggiamento che ci porta alla «scaltrezza cristiana»: l’attenzione a quello che succede. Coltivare, cioè, quel «senso della sfiducia sana», che ci porta, ad esempio, a dire: «Di questo non mi fido, parla troppo, promette troppo...». Come accade quando qualcuno propone: «Fa’ l’investimento nella mia banca io ti darò un interesse doppio di quello che danno gli altri” — “Oh, che bello!”». E invece lo scaltro capisce che «questo è troppo». Il cristiano, quindi, «sta attento, guarda i segni del tempo».

C’è poi un secondo suggerimento: «riflettere». Bisogna, ha suggerito Francesco, «non essere veloci nell’accettare certe proposte, perché il diavolo sempre fa così con noi; viene con una finta umiltà». La stessa cosa è accaduta a Eva: «Ma guarda questa mela, è bella, eh!” — “No, ma non posso mangiarla” — “Ma guarda, se tu la mangi diventerai...”». Una storia che tutti conoscono e che parla della «seduzione» del diavolo. Occorre quindi «stare attenti e riflettere», tenendo conto che «il diavolo sa per quale porta entrare nel nostro cuore, perché conosce le nostre debolezze. Ognuno ha la propria. E bussa a quella porta, entra per quella porta».

Infine, un terzo elemento: «pregare». Se si hanno questi tre atteggiamenti, ha affermato il Papa, «stai sicuro che arriverai a questa scaltrezza cristiana che non si lascia ingannare, non si lascia vendere un pezzettino di vetro credendo che siano pietre preziose. E così saremo, come dice Gesù: “Prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”». E «avremo il fiuto cristiano davanti alle cose che succedono».

In conclusione, come di consueto, il Pontefice ha suggerito un’intenzione di preghiera legata alla meditazione appena compiuta: «Preghiamo oggi il Signore che ci dia questa grazia di essere furbi, furbi cristiani, di avere questa scaltrezza cristiana», perché «se c’è una cosa che il cristiano non può permettersi è essere ingenuo». Infatti «come cristiani abbiamo un tesoro dentro: il tesoro che è Spirito Santo. Dobbiamo custodirlo». Chi «si lascia rubare lo Spirito» è un ingenuo. E un cristiano «non può permettersi di essere ingenuo».

Chiedere al Signore «questa grazia della scaltrezza cristiana e del fiuto cristiano», ha concluso il Papa, è anche «una buona occasione per pregare per i corrotti». Del resto, ha detto Francesco, «si parla dello smog che causa inquinamento», ma esiste anche «uno smog di corruzione nella società». Perciò «preghiamo per i corrotti: poveretti, che trovino l’uscita da quel carcere nel quale loro sono voluti entrare».

[Papa Francesco, s. Marta, in L’Osservatore Romano 11.11.2017]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Luke’s passage puts before the eyes a double slavery: that of man «with his hand paralyzed, slave of his illness», and that of the «Pharisees, scribes, slaves of their rigid, legalistic attitudes» (Pope Francis)
Il racconto di Luca mette davanti agli occhi una duplice schiavitù: quella dell’uomo «con la mano paralizzata, schiavo della sua malattia», e quella «dei farisei, degli scribi, schiavi dei loro atteggiamenti rigidi, legalistici» (Papa Francesco)
There is nothing magical about what takes place in the Sacrament of Baptism. Baptism opens up a path before us. It makes us part of the community of those who are able to hear and speak [Pope Benedict]
Il Sacramento del Battesimo non possiede niente di magico. Il Battesimo dischiude un cammino. Ci introduce nella comunità di coloro che sono capaci di ascoltare e di parlare [Papa Benedetto]
Thus in communion with Christ, in a faith that creates charity, the entire Law is fulfilled. We become just by entering into communion with Christ who is Love (Pope Benedict)
Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore (Papa Benedetto)
«Francis was reproaching his brothers too harsh towards themselves, and who came to exhaustion by means of vigils, fasts, prayers and corporal penances» [FS 1470]
«Francesco muoveva rimproveri ai suoi fratelli troppo duri verso se stessi, e che arrivavano allo sfinimento a forza di veglie, digiuni, orazioni e penitenze corporali» [FF 1470]
From a human point of view, he thinks that there should be distance between the sinner and the Holy One. In truth, his very condition as a sinner requires that the Lord not distance Himself from him, in the same way that a doctor cannot distance himself from those who are sick (Pope Francis)
Da un punto di vista umano, pensa che ci debba essere distanza tra il peccatore e il Santo. In verità, proprio la sua condizione di peccatore richiede che il Signore non si allontani da lui, allo stesso modo in cui un medico non può allontanarsi da chi è malato (Papa Francesco)
The life of the Church in the Third Millennium will certainly not be lacking in new and surprising manifestations of "the feminine genius" (Pope John Paul II)
Il futuro della Chiesa nel terzo millennio non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del « genio femminile » (Papa Giovanni Paolo II)
And it is not enough that you belong to the Son of God, but you must be in him, as the members are in their head. All that is in you must be incorporated into him and from him receive life and guidance (Jean Eudes)
E non basta che tu appartenga a Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che è in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida (Giovanni Eudes)
This transition from the 'old' to the 'new' characterises the entire teaching of the 'Prophet' of Nazareth [John Paul II]
Questo passaggio dal “vecchio” al “nuovo” caratterizza l’intero insegnamento del “Profeta” di Nazaret [Giovanni Paolo II]
And this is the problem: when the People put down roots in the land and are the depository of the Law, they are tempted to place their security and joy in something that is no longer the Word of God: in possessions, in power, in other ‘gods’ that in reality are useless, they are idols [Pope Benedict]

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