Gen 8, 2025 Scritto da 

In quel gesto e in quelle parole c’è tutta la storia della salvezza

Cari fratelli e sorelle!

[…] Gesù, nella sua vita pubblica, ha guarito molti malati, rivelando che Dio vuole per l’uomo la vita, la vita in pienezza. Il Vangelo (Mc 1,40-45) ci mostra Gesù a contatto con la forma di malattia considerata a quei tempi la più grave, tanto da rendere la persona “impura” e da escluderla dai rapporti sociali: parliamo della lebbra. Una speciale legislazione (cfr Lv 13-14) riservava ai sacerdoti il compito di dichiarare la persona lebbrosa, cioè impura; e ugualmente spettava al sacerdote constatarne la guarigione e riammettere il malato risanato alla vita normale.

Mentre Gesù andava predicando per i villaggi della Galilea, un lebbroso gli si fece incontro e gli disse: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Gesù non sfugge al contatto con quell’uomo, anzi, spinto da intima partecipazione alla sua condizione, stende la mano e lo tocca – superando il divieto legale – e gli dice: “Lo voglio, sii purificato!”. In quel gesto e in quelle parole di Cristo c’è tutta la storia della salvezza, c’è incarnata la volontà di Dio di guarirci, di purificarci dal male che ci sfigura e che rovina le nostre relazioni. In quel contatto tra la mano di Gesù e il lebbroso viene abbattuta ogni barriera tra Dio e l’impurità umana, tra il Sacro e il suo opposto, non certo per negare il male e la sua forza negativa, ma per dimostrare che l’amore di Dio è più forte di ogni male, anche di quello più contagioso e orribile. Gesù ha preso su di sé le nostre infermità, si è fatto “lebbroso” perché noi fossimo purificati.

Uno splendido commento esistenziale a questo Vangelo è la celebre esperienza di san Francesco d’Assisi, che egli riassume all’inizio del suo Testamento: “Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo” (FF, 110). In quei lebbrosi, che Francesco incontrò quando era ancora “nei peccati - come egli dice -, era presente Gesù; e quando Francesco si avvicinò a uno di loro e, vincendo il proprio ribrezzo, lo abbracciò, Gesù lo guarì dalla sua lebbra, cioè dal suo orgoglio, e lo convertì all’amore di Dio. Ecco la vittoria di Cristo, che è la nostra guarigione profonda e la nostra risurrezione a vita nuova!

[Papa Benedetto, Angelus 12 febbraio 2012]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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The temptation is to be “closed off”. The disciples would like to hinder a good deed simply because it is performed by someone who does not belong to their group. They think they have the “exclusive right over Jesus”, and that they are the only ones authorised to work for the Kingdom of God. But this way, they end up feeling that they are privileged and consider others as outsiders, to the extent of becoming hostile towards them (Pope Francis)
La tentazione è quella della chiusura. I discepoli vorrebbero impedire un’opera di bene solo perché chi l’ha compiuta non apparteneva al loro gruppo. Pensano di avere “l’esclusiva su Gesù” e di essere gli unici autorizzati a lavorare per il Regno di Dio. Ma così finiscono per sentirsi prediletti e considerano gli altri come estranei, fino a diventare ostili nei loro confronti (Papa Francesco)
“If any one would be first, he must be last of all and servant of all” (Mk 9:35) […] To preside at the Lord’s Supper is, therefore, an urgent invitation to offer oneself in gift, so that the attitude of the Suffering Servant and Lord may continue and grow in the Church (Papa Giovanni Paolo II)
"Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti" (Mc 9, 35) […] Presiedere la Cena del Signore è, pertanto, invito pressante ad offrirsi in dono, perché permanga e cresca nella Chiesa l'atteggiamento del Servo sofferente e Signore (Papa Giovanni Paolo II)
Miracles still exist today. But to allow the Lord to carry them out there is a need for courageous prayer, capable of overcoming that "something of unbelief" that dwells in the heart of every man, even if he is a man of faith. Prayer must "put flesh on the fire", that is, involve our person and commit our whole life, to overcome unbelief (Pope Francis)
I miracoli esistono ancora oggi. Ma per consentire al Signore di compierli c'è bisogno di una preghiera coraggiosa, capace di superare quel "qualcosa di incredulità" che alberga nel cuore di ogni uomo, anche se uomo di fede. La preghiera deve "mettere carne al fuoco", cioè coinvolgere la nostra persona e impegnare tutta la nostra vita, per superare l'incredulità (Papa Francesco)
The works of mercy are “handcrafted”, in the sense that none of them is alike. Our hands can craft them in a thousand different ways, and even though the one God inspires them, and they are all fashioned from the same “material”, mercy itself, each one takes on a different form (Misericordia et misera, n.20)
Le opere di misericordia sono “artigianali”: nessuna di esse è uguale all’altra; le nostre mani possono modellarle in mille modi, e anche se unico è Dio che le ispira e unica la “materia” di cui sono fatte, cioè la misericordia stessa, ciascuna acquista una forma diversa (Misericordia et misera, n.20)
At this moment, the Lord repeats his question to each of us: “who do you say that I am?” (Mt 16:15). A clear and direct question, which one cannot avoid or remain neutral to, nor can one remand it or delegate the response to someone else. In this question there is nothing inquisitional (Pope Francis)
In questo momento, ad ognuno di noi il Signore Gesù ripete la sua domanda: «Voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15). Una domanda chiara e diretta, di fronte alla quale non è possibile sfuggire o rimanere neutrali, né rimandare la risposta o delegarla a qualcun altro. Ma in essa non c’è nulla di inquisitorio (Papa Francesco)
Love is indeed “ecstasy”, not in the sense of a moment of intoxication, but rather as a journey, an ongoing exodus out of the closed inward-looking self towards its liberation through self-giving, and thus towards authentic self-discovery and indeed the discovery of God (Deus Caritas est n.6)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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