Nel brano di Mc è narrata la fede sincera e indomita di una donna siro-fenicia che chiede e ottiene da Gesù - proprio per Fede - la liberazione della figlioletta.
Lo Spirito Santo suole donare carismi ai piccoli e semplici; così diede a Francesco la forza guaritrice da molti mali e quella della liberazione dal maligno, tiranno di tante creature.
La Sapienza che è più nobile d’ogni moto e penetra dappertutto per la sua purezza, si comunica alle anime sante e forma amici di Dio e profeti. Così nell’anima del Poverello.
Nelle Fonti sono illustrate numerose guarigioni e liberazioni d’indemoniati ad opera di Francesco, e descritta la fede crescente in chi aveva ricevuto il dono salvifico.
Sì, perché la conseguenza evangelica di queste guarigioni è la manifestazione estesa del credere attivo della gente, in modo sincero ed umile.
Leggiamo nelle Fonti:
"Una volta il Santo apparve a una donna di Narni, che era furiosa e talmente fuori di sé che faceva e diceva cose spaventose e sconce, e le disse:
«Fatti un segno di croce».
Quella rispose di esserne impedita.
Allora Francesco stesso glielo impresse sulla fronte, e all’istante fu liberata dalla pazzia e da ogni influsso demoniaco.
Innumerevoli sono stati gli infelici, uomini e donne che, tormentati in vari modi e con molteplici inganni dai demoni, furono liberati in virtù dei meriti del glorioso padre" (FF 555).
Francesco era molto attento ai mali delle persone che incontrava.
Spesso veniva preso da grande compassione quando vedeva una creatura chiedere aiuto in modo esasperato e insistente.
La documentazione delle Fonti è attraversata da questa logica tenace e umile del Santo, che prima ancora che nel fatto concreto, percepiva nell'intimo il bisogno profondo della salvezza completa dell’altro.
Credeva, infatti, che quando un uomo ha pietà di un altro uomo, ivi, Dio risorge, e la Buona Novella è annunciata.
«Per questa tua parola, va’; il demonio è uscito da tua figlia» (Mc 7,29)
Giovedì 5.a sett. T.O. (Mc 7,24-30)