Gesù guarisce nella sinagoga un uomo posseduto da uno spirito impuro, costretto a riconoscere chi è Gesù, «il Santo di Dio»
La più grossa sconfitta del male è quella di vedersi costretto a riconoscere il Bene!
Anche Il Poverello d’Assisi, sulle orme di Cristo, attesta la grandezza di Dio che si serve del piccolo come culla del Grande.
Nelle Fonti, ricche di guarigioni avvenute per mezzo dello Spirito operante in Francesco, troviamo episodi indicativi.
“Un frate era tormentato da un male così spaventoso da far credere a molti che si trattasse piuttosto di vessazione diabolica che dì infermità naturale.
Infatti spesso si dibatteva in tutto il corpo e si rotolava con la bava alla bocca; le sue membra apparivano ora rattrappite, ora distese, ora piegate e contorte, ora rigide e dure.
Talvolta, tutto teso e irrigidito, con i piedi all’altezza della testa, si slanciava in aria, per ricadere poi subito con un tonfo orrendo.
Il servo di Cristo, pieno di misericordia e di compassione per quell’infelice, così miserabilmente e irrimediabilmente colpito, gli fece portare un boccone del pane che stava mangiando.
All’assaggiare quel pane, il malato sentì dentro di sé una forza così miracolosa, che da quel momento non soffrì più di quell’infermità” (FF 1219/11).
Quel pane, segno d’intima convivialità, lo aveva liberato!
Ancora le Fonti ricordano:
“Poiché l’araldo di Cristo era famoso per questi e molti altri prodigi, la gente prestava attenzione alle sue parole, come se parlasse un Angelo del Signore.
Infatti la prerogativa delle virtù eccelse, lo spirito di profezia, la potenza taumaturgica, la missione di predicare venuta dal cielo, l’obbedienza delle creature prive di ragione, le repentine conversioni dei cuori operate dall’ascolto della sua parola, la scienza infusa dello Spirito Santo e superiore all’umana dottrina, l’autorizzazione a predicare concessa dal Sommo Pontefice per rivelazione divina, come pure la Regola, che definisce la forma delle predicazione, confermata dallo stesso Vicario di Cristo e, infine, i segni del Sommo Re impressi come sigillo nel suo corpo, sono come dieci testimonianze per tutto il mondo e confermano senza ombra di dubbio che Francesco, l’araldo di Cristo, è degno di venerazione per la missione ricevuta, autentico nella dottrina insegnata, ammirabile per la santità e che, perciò, egli ha predicato il Vangelo di Cristo come un vero inviato di Dio” (FF1221- Leggenda maggiore).
La Parola sottolinea: «So chi sei tu, il Santo di Dio» (Mc 1,24).
Già! I cieli narrano la Gloria di Dio; la Santità di Lui si espande sulle opere delle sue Mani!
Martedì 1.a sett. T.O (Mc 1,21b-28)