Dinanzi alla gente che lo scambia per il Battista o Elia o uno dei profeti,
Gesù chiede ai suoi:
«Ma voi, chi dite che io sia?» (Lc 9,20).
E poi ricorda ai discepoli che il Figlio dell’uomo dovrà soffrire molto.
Francesco d’Assisi parlava spesso ai suoi frati delle sofferenze patite dal Cristo, della sua Passione, per la quale piangeva molto.
Testimoniava la sua fede in Gesù, Figlio di Dio, con grande fervore.
Infatti “insegnò loro […] a confessare schiettamente la verità della fede, così come la tiene e la insegna la Santa Chiesa romana.
Essi osservavano in tutto e per tutto gli insegnamenti del padre santo e, appena scorgevano qualche chiesa da lontano, o qualche croce, si volgevano verso di essa, prostrandosi umilmente a terra e pregando secondo la forma loro indicata” (FF 1069).
Le Fonti ci ammaestrano al riguardo:
“Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere.
Ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro” (FF 467).
E nei suoi scritti:
“A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro […] Egli che solo è buono, solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile […] degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen” (FF 202).
Ancora: “Si fissò nella sua anima santa la compassione del Crocifisso e […] le venerande stimmate della Passione, quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore […] e non riesce più a trattenere le lacrime e piange anche ad alta voce la passione di Cristo, che gli sta sempre davanti agli occhi.
Riempie di gemiti le vie, rifiutando di essere consolato al ricordo delle piaghe di Cristo.
Incontrò, un giorno, un suo intimo amico, e avendogli manifestato la causa del dolore, subito anche questi proruppe in lacrime amare” (FF 594).
Il pensiero che Gesù in noi doveva ancora soffrire molto lo tormentava rendendolo compreso di tale Mistero giorno e notte.
Venerdì della 25.a sett. T.O. (Lc 9,18-22)