Francesco aveva imparato dal Vangelo che lo stringere fra le mani la propria vita la fa perdere, ma chi si dispone a perderla per Cristo e con Cristo, in realtà la guadagna.
Quando incontrò i lebbrosi il Minimo era a un bivio: trattenere la propria vita o donarla?
Abbracciare gli emarginati o continuare a pensare alla propria esistenza?
Le Fonti attestano che scelta fece Francesco nel merito.
Il Signore gli aveva detto qualcosa di ben preciso:
«Francesco - gli disse Dio in spirito - preferisci
le cose amare alle dolci, disprezza te stesso, se vuoi conoscermi» (FF 591).
E ancora: “Fra tutti gli orrori della miseria umana, Francesco sentiva ripugnanza istintiva per i lebbrosi. Ma, ecco, un giorno né incontrò proprio proprio uno, mentre era a cavallo nei pressi di Assisi.
Ne provò grande fastidio e ribrezzo; ma per non venire meno alla fedeltà promessa, come trasgredendo un ordine ricevuto, balzò da cavallo e corse a baciarlo.
E il lebbroso, che gli aveva steso una mano, come per ricevere qualcosa, ne ebbe contemporaneamente denaro e un bacio. Subito risalì a cavallo, guardò qua e là - la campagna era tutta aperta e libera tutt’attorno da ostacoli - ma non vide più il lebbroso.
Pieno di gioia e di ammirazione, poco tempo dopo volle ripetere quel gesto: andò al lebbrosario e, dopo aver dato a ciascun malato del denaro, ne baciò la mano e la bocca.
Così preferiva le cose amare alle dolci, e si prestava virilmente a mantenere gli altri propositi” (FF 592).
In tal modo il Poverello d’Assisi fece dell’amare e curare i lebbrosi il discrimine del perdere la propria vita per ritrovarla.
«Chi cercherà di conservare la sua vita, la perderà; ma chi perderà, la manterrà vivente» (Lc 17,33).
Venerdì 32.a sett. T.O. (Lc 17,26-37)