Nella festa di S. Matteo apostolo la liturgia propone il brano evangelico dell’omonimo, e narra la sua conversione e sequela.
Gesù risponde alla malignità dei capi dicendo:
«Non hanno bisogno i sani del medico, ma i malati» (Mt 9,12).
Sottolineando la loro lontananza dalla Misericordia; schiavi dei loro stessi legalismi.
Quando la Luce divina gli fece comprendere che il Signore lo chiamava a seguirne le orme, Francesco lasciò tutto immediatamente e si dedicò a come fare per meglio vivere il Vangelo.
Gesù gli aveva fatto capire che la Misericordia deve avere sempre la meglio nelle vicende.
Nelle Fonti leggiamo:
“L’olio ed il vino, la verga e il bastone, lo zelo e l’indulgenza […] ogni cosa ha il suo tempo.
Tutto ciò richiede il Dio delle vendette e il Padre delle misericordie: però preferisce la misericordia al sacrificio” (FF 763).
Un giorno mentre stava pregando sentì dirsi:
«Francesco, se vuoi conoscere la mia volontà, devi disprezzare e odiare tutto quello che mondanamente amavi e bramavi possedere.
Quando avrai cominciato a fare così, ti parrà insopportabile e amaro quanto per l’innanzi ti era attraente» (FF 1407).
Da qui il suo amore per i lebbrosi:
“Trascorsi pochi giorni, prese con sé molto denaro e si recò all’ospizio dei lebbrosi; li riunì e distribuì a ciascuno l’elemosina, baciandogli la mano.
Nel ritorno, il contatto che dianzi gli riusciva repellente, quel vedere cioè e toccare dei lebbrosi, gli si trasformò veramente in dolcezza” (FF 1408).
Già, il divin Maestro fa convito con i malati e non li abborrisce, perché sono essi ad avere bisogno del medico e da essi Francesco fu guarito nell’anima.
S. Matteo Ap. Ev. (Mt 9,9-13)