Gesù stupisce e spiazza i suoi discepoli, sottolineando:
«è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio» (Mt 19,24).
Subentra la domanda di Pietro: e noi che abbiamo lasciato tutto per il Vangelo, che ne avremo?
Ma Gesù assicura il cento per uno e l’esperienza della Vita dell’Eterno.
Guardiamo a Francesco e ai suoi nelle Fonti e in merito.
Come ricorda Dante Alighieri nella Divina Commedia (XI canto del Paradiso):
«Oh ignota ricchezza! oh ben verace!/ Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro/ dietro a lo sposo, sì la sposa piace».
Francesco aveva abbracciato Madonna Povertà quale maggiore ricchezza esistente su questa terra.
Innamorato di Cristo, per ricalcarne l’orma onde somigliarGli il più possibile, aderì con tutte le sue fibre ad Essa e altrettanto insegnò a fare ai suoi.
Infatti nelle Fonti (Leggenda dei Tre compagni) si narra:
“Andò Messer Bernardo, che era assai ricco, e vendette ogni suo avere, ricavandone molto denaro, che distribuì interamente ai poveri della città.
Anche Pietro eseguì il consiglio divino come gli fu possibile.
Privatisi di tutto, entrambi indossarono l’abito che il Santo aveva preso poco dianzi, dopo aver lasciato quello di eremita.
E da quell’ora, vissero con lui secondo la forma di vita del santo Vangelo, come il Signore aveva indicato loro.
E così Francesco poté scrivere nel suo Testamento:
«Il Signore stesso mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma di vita del santo Vangelo»” (FF 1432).
Consultando la Parola, com’era solito fare, ebbe sotto gli occhi l’espressione «Non portate nulla nei vostri viaggi» e «Chi vuol seguirmi rinunzi a se stesso» (FF 1431) trasalendo di gioia.
“Francesco, uomo di Dio, con i due fratelli di cui abbiamo parlato, non avendo un alloggio dove poter dimorare insieme, si rifugiò con loro presso Santa Maria della Porziuncola.
Là si prepararono una capanna per vivere in comunità.
Alcuni giorni più tardi, un assisano, Egidio, scese da loro, e con sincero rispetto e devozione, in ginocchio, pregò l’uomo di Dio di riceverlo con sé.
Francesco, toccato dalla fede e bontà di lui […] lo ricevette lietamente” (FF 1435).
Quanti si misero al seguito del Poverello, nella sua fraternità e per il Vangelo avevano ben compreso la portata di quella vocazione-missione e la sua conclusione felice oltre il tempo.
Lasciare per Cristo è trovare e vivere in misura più grande.
Martedì della 20.a sett. T.O. (Mt 19,23-30)