Lug 8, 2025 Scritto da 

15a Domenica T.O.  (Sal 18)

Sal 18

Salmi 18:1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

Salmi 18:2 I cieli narrano la gloria di Dio,

e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.

Salmi 18:3 Il giorno al giorno ne affida il messaggio

e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Salmi 18:4 Non è linguaggio e non sono parole,

di cui non si oda il suono.

Salmi 18:5 Per tutta la terra si diffonde la loro voce

e ai confini del mondo la loro parola.

Salmi 18:6 Là pose una tenda per il sole

che esce come sposo dalla stanza nuziale,

esulta come prode che percorre la via.

Salmi 18:7 Egli sorge da un estremo del cielo

e la sua corsa raggiunge l'altro estremo:

nulla si sottrae al suo calore.

 

Questo Salmo è stato diviso dalla liturgia in 18 A e 18 B. Nella prima parte del Salmo (vv. 2-7) c’è il canto al Creatore dell'universo. Nella seconda (vv. 8-15) c’è un inno alla Torah, cioè alla  legge  divina,  alla  parola  del  Signore. Le due parti del salmo trattano di come l'uomo può attingere la conoscenza di Dio; prima per deduzione osservando i cieli visibili e poi mediante l'insegnamento della Torah, la Parola di Dio. Sono rispettivamente la sfera materiale e quella spirituale. L’unità  tra  le  due  parti è  fatta  attraverso il simbolismo del sole: Senza la luce fisica del sole e la luce spirituale della Parola di Dio, non vi sarebbe vita sulla terra. Dio si rivela a tutti illuminando l’universo con il fulgore del sole e illumina il fedele con lo sfolgorare della sua Parola contenuta nella sua legge rivelata. È significativo, infatti, che la legge, nella seconda parte del Salmo, sia tratteggiata con attributi solari: Come  il  sole dà  la  luce  fisica alla terra  (vv.  6-7),  così  la  legge  è  la  lampada  che  dà  luce spirituale all’uomo (vv. 8-9).

L’ordine, la bellezza, l’armonia dell’universo narrano la gloria di Dio. Il firmamento si autoproclama opera delle mani di Dio. L’esistenza dei cieli è un canto alla gloria di Dio. Chi guarda il firmamento non può non confessare che esso è opera della mani del Signore. La maestà della creazione fornisce la prova di un Dio creatore ancora più maestoso del creato. Chi dalla bellezza del creato non vede la bellezza infinita del suo Creatore è uno stolto. Ma chi non è stolto innalza un grande inno di lode al Creatore.

Il giorno che va trasmette la notizia che esiste un Creatore al giorno che viene, gliela affida perché la trasmetta a sua volta. Anche la notte che va ne trasmette notizia alla notte che viene, perché anch’essa gridi questa verità e la consegni a sua volta alla notte che le succederà. Nessun  giorno  vuole  che  l’altro  giorno  si  dimentichi  del  suo  Signore  e  così nessuna notte vuole che l’altra notte smetta di narrare le meraviglie di Dio. La verità  di  Dio deve  rimanere  stabile  per sempre.

Giorno  e  notte  si  trasmettono  la  notizia  in  modo  silenzioso.  Nessuno li ode parlare. Si trasmettono la notizia naturalmente, per il fatto di succedersi, di essere. Basta che la notte si alzi e il cielo stellato brilla in tutto il suo splendore e subito inizia l’inno di lode per il suo Creatore e Signore. Basta  che  il  giorno  spunti  e  la  contemplazione  delle  opere  di  Dio  diviene  un canto di lode e di benedizione per il suo Autore. Questa verità dovrebbe valere anche per l’uomo. Basta che un uomo venga alla luce perché si canti un inno di ringraziamento al suo Autore e Dio. Non vi è prodigio più grande nella natura della nascita di una nuova vita umana. Eppure l’uomo è l’unico essere che non trasmette questa notizia.

Non  vi  è  un  luogo  sulla  terra  dove  giorno  e  notte  non  cantino  la  gloria  del Signore. Da ogni angolo dell’universo appare la straordinaria grandezza di Dio. Da ogni angolo dell’universo sale a Dio l’inno di gloria e di benedizione. Il messaggio del creato riguardo la gloria di Dio raggiunge tutte le nazioni ed è comprensibile a tutti.

Nel cielo vi è qualcosa di straordinariamente bello, grande, luminoso. Nel cielo Dio ha posto la tenda per il sole (v. 6). È come se il sole fosse al centro delle opere di Dio. È come se fosse l’opera più eccelsa. La sua luce e il suo calore riflettono la potenza di Dio. Il sole è anche paragonato a uno sposo che esce dal suo talamo. È l’immagine dello sposo che ama la sua sposa e che dalla sua sposa è amato. Il sole esce per dare gioia, calore, a tutta la terra. Esce per risvegliarla dal suo torpore della notte. Esce per rimetterla in vita. Il sole è la vita materiale della terra. Per questo è simbolo di Dio. Il sole si alza e compie il suo giro per dare vita a tutta la terra. Così è Dio. Si alza e viene a portare la sua luce di verità a tutti gli uomini.

Il sole passa e la terra si riscalda. È Dio la luce eterna che dona vita e calore. Ma soprattutto dona vita di verità ad ogni uomo. Il sole è simbolo di Dio, ma soprattutto è simbolo della Parola di Dio. È la Parola di Dio la vera luce che illumina ogni uomo. Come le piante e gli animali e anche gli uomini attingono la loro vita dal calore del sole, così la Parola di  Dio deve generare vita in ogni uomo. Basta ascoltarla, viverla. È sufficiente che ci si lasci riscaldare dalla sua luce e la vita fiorisce in noi. Non si deve fare nient'altro. Basta solo viverla, assorbirla. La luce del sole si assorbe. Anche la luce della Parola di Dio va assorbita. 

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
  •  La Chiesa e Israele secondo San Paolo – Romani 9-11

 

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107 Ultima modifica il Martedì, 08 Luglio 2025 05:17
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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The discovery of the Kingdom of God can happen suddenly like the farmer who, ploughing, finds an unexpected treasure; or after a long search, like the pearl merchant who eventually finds the most precious pearl, so long dreamt of (Pope Francis)
La scoperta del Regno di Dio può avvenire improvvisamente come per il contadino che arando, trova il tesoro insperato; oppure dopo lunga ricerca, come per il mercante di perle, che finalmente trova la perla preziosissima da tempo sognata (Papa Francesco)
Christ is not resigned to the tombs that we have built for ourselves (Pope Francis)
Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti (Papa Francesco)
We must not fear the humility of taking little steps, but trust in the leaven that penetrates the dough and slowly causes it to rise (cf. Mt 13:33) [Pope Benedict]
Occorre non temere l’umiltà dei piccoli passi e confidare nel lievito che penetra nella pasta e lentamente la fa crescere (cfr Mt 13,33) [Papa Benedetto]
The disciples, already know how to pray by reciting the formulas of the Jewish tradition, but they too wish to experience the same “quality” of Jesus’ prayer (Pope Francis)
I discepoli, sanno già pregare, recitando le formule della tradizione ebraica, ma desiderano poter vivere anche loro la stessa “qualità” della preghiera di Gesù (Papa Francesco)
Saint John Chrysostom affirms that all of the apostles were imperfect, whether it was the two who wished to lift themselves above the other ten, or whether it was the ten who were jealous of them (“Commentary on Matthew”, 65, 4: PG 58, 619-622) [Pope Benedict]
San Giovanni Crisostomo afferma che tutti gli apostoli erano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro (cfr Commento a Matteo, 65, 4: PG 58, 622) [Papa Benedetto]
St John Chrysostom explained: “And this he [Jesus] says to draw them unto him, and to provoke them and to signify that if they would covert he would heal them” (cf. Homily on the Gospel of Matthew, 45, 1-2). Basically, God's true “Parable” is Jesus himself, his Person who, in the sign of humanity, hides and at the same time reveals his divinity. In this manner God does not force us to believe in him but attracts us to him with the truth and goodness of his incarnate Son [Pope Benedict]
Spiega San Giovanni Crisostomo: “Gesù ha pronunciato queste parole con l’intento di attirare a sé i suoi ascoltatori e di sollecitarli assicurando che, se si rivolgeranno a Lui, Egli li guarirà” (Comm. al Vang. di Matt., 45,1-2). In fondo, la vera “Parabola” di Dio è Gesù stesso, la sua Persona che, nel segno dell’umanità, nasconde e al tempo stesso rivela la divinità. In questo modo Dio non ci costringe a credere in Lui, ma ci attira a Sé con la verità e la bontà del suo Figlio incarnato [Papa Benedetto]
This belonging to each other and to him is not some ideal, imaginary, symbolic relationship, but – I would almost want to say – a biological, life-transmitting state of belonging to Jesus Christ (Pope Benedict)
Questo appartenere l’uno all’altro e a Lui non è una qualsiasi relazione ideale, immaginaria, simbolica, ma – vorrei quasi dire – un appartenere a Gesù Cristo in senso biologico, pienamente vitale (Papa Benedetto)
She is finally called by her name: “Mary!” (v. 16). How nice it is to think that the first apparition of the Risen One — according to the Gospels — took place in such a personal way! [Pope Francis]
Viene chiamata per nome: «Maria!» (v. 16). Com’è bello pensare che la prima apparizione del Risorto – secondo i Vangeli – sia avvenuta in un modo così personale! [Papa Francesco]

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