Giu 30, 2025 Scritto da 

14a Domenica T.O. (Gal 6,14-18)

(Gal 6,14-18)

Galati 6:14 Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.

 

Mentre gli altri si possono vantare perché sono bravi, perché hanno tanti discepoli, perché osservano la legge, perché si circoncidono, Paolo dice: io vorrei vantarmi di una cosa, della croce del Signore nostro Gesù Cristo. È questo il programma spirituale di Paolo. Ogni azione, ogni gesto deve servire solo a dare compimento a questa sua scelta fondamentale: la scelta di essere crocifisso con Cristo e di crocifiggere il mondo in Cristo. Un crocifisso è un uomo maledetto, ma uno crocifisso in Cristo è un benedetto e un eletto del cielo. Da Cristo in poi la croce, segno di morte, sarà portata come segno di vita e segno di gloria. Chiunque volgerà lo sguardo a Colui che è stato trafitto sarà salvo.

La croce è il contrario del vanto, è una ignominia; è come dire: io mi vanto della cosa peggiore che ci sia, perché la croce è la cosa peggiore che ci sia. Paolo si vanta della croce perché nella croce egli ha capito l’essenza di Dio; ha capito che sulla croce il Signore Gesù ci ha amato. Questo è il vanto del cristiano: capire il mistero della croce e capire il mistero dell’amore di Dio. Chi capisce questo amore dice: io sono crocifisso per il mondo; ma cosa vuol dire che io sono crocifisso per il mondo? Il mondo per me, è morto attraverso la croce, non ha più il suo fascino, non ha più la sua attrattiva, perché io ormai non vivo più del mio io, del mio egoismo, del mio vecchio uomo, io vivo di questo amore che Lui mi dà gratuitamente, quindi sono morto al mio io, vivo di Lui; non sono più io che vivo, Cristo vive in me; la vita che vivo nella carne, la vivo nell’amore del Signore che mi ha amato e ha dato sé stesso per me.

Chi sceglie la croce si dona pienamente al Signore e il dono si concretizza non nel fare questa o quell’altra cosa, ma nel mettersi a disposizione del Signore, nel porsi in ascolto della sua volontà. Scegliere la croce è rinunciare ai propri progetti, alle proprie idee, ai propri pensieri, alle proprie vedute - in modo che lo Spirito possa guidare la nostra vita dove e quando Lui vuole. Così, crocifiggere il mondo significa che noi lo rinneghiamo, lo condanniamo, lo rifiutiamo, lo seppelliamo perché non regni più su di noi, perché non invada la nostra vita, perché non ci tenti e ci faccia abbandonare Cristo, unica sorgente di vita e di benedizione.

Questo mondo è il mondo della carne, del peccato e della morte, che sta in contrasto con la nuova creazione in Cristo. Il mondo lo si crocifigge togliendo dal nostro cuore i suoi pensieri, le sue idee, ogni influenza e ogni sentimento che contrasta con la volontà di Dio espressa e manifestata nella parola di Cristo. Il mondo si crocifigge condannando apertamente le sue opere, il suo essere contro Dio, la sua volontà satanica di opporsi a tutto ciò che è riferimento morale nella condotta dell’uomo. Oggi si condanna il mondo… ma lo si crocifigge? La risposta è negativa. Non si crocifigge perché ci si è omologati al suo pensiero che è pensiero di satana e non di Cristo.

La Chiesa in questo deve registrare molti fallimenti nei suoi figli. Costoro vivono di riti ma non di fede; di funzioni, ma non di Parola; di tradizioni, ma non di santità; vivono di esteriorità e di formalismi, ma non di ascolto della Parola di Cristo. Il mondo non si crocifigge se non si vive di fede, di Parola, di ascolto, di santità, di grande interiorità, di costante mozione dello Spirito Santo.

«Il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo». Paolo è un crocifisso, cioè un morto nei confronti di questo vecchio mondo del male, il quale è impossibilitato ad allontanarlo da Cristo, e lui stesso è stato crocifisso nel confronti del mondo, poiché il mondo da lui nulla può più prendere, se non la testimonianza della croce di Cristo. E questa è l’esperienza profonda che Paolo propone a tutti e di questo si vanta, di questo è giusto vantarsi e voglia il cielo che tutti ci possiamo vantare di questo.

Se il discepolo di Gesù non crocifigge il mondo, dal mondo non viene crocifisso. Le due crocifissioni sono l’una la causa dell’altra. Il discepolo di Gesù crocifigge il mondo, il mondo crocifigge il discepolo di Gesù. Prima deve essere il discepolo di Gesù a scegliere di seguire Cristo con fedeltà, ed è in questa scelta che il mondo viene crocifisso, ma è anche nella realizzazione di questa scelta che il mondo crocifigge il cristiano. Tutto pertanto dipende dal discepolo di Gesù, e se il mondo non ci crocifigge è segno che noi non abbiamo crocifisso il mondo.

Pertanto è assai facile sapere se siamo di Cristo o se non lo siamo. Basta che osserviamo come ci tratta il mondo. Se il mondo ci crocifigge, è segno evidente che noi abbiamo crocifisso il mondo. Quando il mondo non ci crocifigge più, è manifesto che noi abbiamo rallentato il nostro cammino nella fede, o addirittura ci siamo allontanati dalla retta via e ci siamo immersi (anche noi) nei pensieri e nella logica del mondo.

Praticamente in questo versetto Paolo riassume l’esperienza profonda della vita cristiana e il nocciolo di tutta la Lettera ai Galati, cioè il senso della croce, come vanto, cioè come gloria, come rivelazione di Dio e come cambiamento radicale di vita: muore l’uomo vecchio e nasce l’uomo nuovo che ha come misura l’amore di Dio e non più il proprio egoismo, i propri desideri.

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
  •  La Chiesa e Israele secondo San Paolo – Romani 9-11

 

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189 Ultima modifica il Lunedì, 30 Giugno 2025 20:53
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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Thus in communion with Christ, in a faith that creates charity, the entire Law is fulfilled. We become just by entering into communion with Christ who is Love (Pope Benedict)
Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore (Papa Benedetto)
From a human point of view, he thinks that there should be distance between the sinner and the Holy One. In truth, his very condition as a sinner requires that the Lord not distance Himself from him, in the same way that a doctor cannot distance himself from those who are sick (Pope Francis))
Da un punto di vista umano, pensa che ci debba essere distanza tra il peccatore e il Santo. In verità, proprio la sua condizione di peccatore richiede che il Signore non si allontani da lui, allo stesso modo in cui un medico non può allontanarsi da chi è malato (Papa Francesco)
The life of the Church in the Third Millennium will certainly not be lacking in new and surprising manifestations of "the feminine genius" (Pope John Paul II)
Il futuro della Chiesa nel terzo millennio non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del « genio femminile » (Papa Giovanni Paolo II)
And it is not enough that you belong to the Son of God, but you must be in him, as the members are in their head. All that is in you must be incorporated into him and from him receive life and guidance (Jean Eudes)
E non basta che tu appartenga al Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che è in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida (Giovanni Eudes)
This transition from the 'old' to the 'new' characterises the entire teaching of the 'Prophet' of Nazareth [John Paul II]
Questo passaggio dal “vecchio” al “nuovo” caratterizza l’intero insegnamento del “Profeta” di Nazaret [Giovanni Paolo II]
The Lord does not intend to give a lesson on etiquette or on the hierarchy of the different authorities […] A deeper meaning of this parable also makes us think of the position of the human being in relation to God. The "lowest place" can in fact represent the condition of humanity (Pope Benedict)
Il Signore non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità […] Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio. L’"ultimo posto" può infatti rappresentare la condizione dell’umanità (Papa Benedetto)
We see this great figure, this force in the Passion, in resistance to the powerful. We wonder: what gave birth to this life, to this interiority so strong, so upright, so consistent, spent so totally for God in preparing the way for Jesus? The answer is simple: it was born from the relationship with God (Pope Benedict)
Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio (Papa Benedetto)
These words are full of the disarming power of truth that pulls down the wall of hypocrisy and opens consciences [Pope Benedict]
Queste parole sono piene della forza disarmante della verità, che abbatte il muro dell’ipocrisia e apre le coscienze [Papa Benedetto]

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