Set 29, 2025 Scritto da 

27a Domenica T.O. (anno C)

(Lc 17,5-10)

 

Luca 17:5 Gli apostoli dissero al Signore:

Luca 17:6 «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.

Luca 17:7 Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?

Luca 17:8 Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?

Luca 17:9 Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

Luca 17:10 Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».

 

Due sono qui gli elementi fondamentali che vengono evidenziati e solo apparentemente giustapposti: la crescita della fede (vv. 5-6) e il servizio, intendendo per tale l'incarico che gli apostoli ricoprono all'interno della comunità credente di cui sono responsabili. Questo va speso a favore della comunità e non di se stessi (vv. 7-10). Crescita di fede e servizio alla comunità sono strettamente correlati tra loro proprio per la natura stessa del servizio, la cui attuazione deve svolgersi alla luce di una fede matura per evitare degli scadimenti e dei soprusi nei confronti dei credenti. Non vi può essere un servizio autentico, indenne da secondi fini e interessi personali, se non è sostenuto da una fede forte, matura e coerente con la propria vita e la missione a cui si è chiamati.

Ma come si concilia una fede forte con una fede “piccola” quanto un granellino di senapa, ma che è in grado di sradicare un gelso e trapiantarlo nel mare? Qual è la verità che soggiace a questa risposta di Gesù? La fede, quando è viva e vitale, quando contiene in essa il germe della vita allo stesso modo che lo contiene un granellino di senape, essa è capace di grandi cose, e Gesù vuole dai suoi discepoli una fede viva e vitale in ogni cosa.

La questione si sviluppa attraverso una breve parabola posta sotto forma di domanda retorica, per cui già nel suo formularsi il lettore conosce la risposta. Questa si sviluppa su tre livelli finalizzati a dimostrare come il servo è soltanto un servo ed è in funzione del suo padrone e che nulla egli può pretendere. Il primo (v. 7) mette in rilievo come nessun padrone concede tregua al suo servo; il secondo (v. 8) si contrappone al primo mettendo in tal modo maggiormente in rilievo quello che effettivamente e naturalmente il padrone pretenderà dal suo servo: farsi servire, perché ogni servo è tale perché è in funzione del suo padrone e mai di se stesso; il terzo livello (v. 9) conclude la parabola rilevando come il padrone non ha da essere grato al suo servo per averlo servito, poiché questo rientra nella sua natura e nei suoi doveri di servo.

La parabola è finalizzata a chiarire il rapporto che intercorre tra i responsabili di comunità e Dio stesso, il vero padrone. La loro autorità e responsabilità nelle comunità credenti è pertanto considerato un servizio che essi esercitano in nome e per conto di Dio. L'invito a considerarsi soltanto dei servi inutili dopo aver espletato tutto ciò che era loro dovere compiere, non va letto come un dispregio nei confronti di questi servi, che si dedicano al loro padrone, ma dice tutta la distanza che intercorre tra loro e Dio stesso, di cui sono servi e in nome e per conto del quale espletano tale servizio. La comunione di vita con Dio trascende ogni prestazione umana e non può essere svilita con una concezione terrena del salario. Dio non si lascia vincere in generosità: il premio ci sarà, ma gratuito e in una misura infinitamente superiore ai meriti dell'uomo.

Ma si può fare anche una lettura allargata ad ogni singolo credente, non solo ai responsabili. Gesù vuole che ogni suo discepolo si consideri servo dinanzi agli altri. La sua umiltà è il servizio. Il servizio è la sua obbedienza. La sua utilità è nell'obbedienza e nel servizio. Dopo aver obbedito e servito, egli si deve considerare inutile. Perché inutile? Perché la sua essenza è il servizio e l'obbedienza. Fuori del servizio e dell'obbedienza, egli non serve più. Non ha altra mansione. Egli si deve in tutto considerare simile ad un utensile. Qual è l'utilità di un utensile? Quella di servire. Finito il suo servizio, esso è inutile. Non serve più al padrone. Viene conservato in un cassetto o in un ripostiglio. Ma non serve più se non per il prossimo servizio e la prossima obbedienza. Se la volontà del padrone se ne serve, egli è utile. Se non se ne serve, egli è inutile. E così è utile ed inutile allo stesso tempo. L'utilità gli viene dalla volontà del padrone. L'inutilità gli viene anch'essa dalla volontà del padrone. Come l'utensile non si lamenta quando viene usato e non si lamenta quando non viene usato, così è di ogni vero servo del Signore, di ogni suo discepolo. Se viene usato, obbedisce. Se non viene usato, obbedisce ugualmente. Così, sia che venga usato sia che non venga usato, egli è sempre nell'obbedienza del suo padrone. Se ha bisogno di lui, lui dirà sempre: “eccomi”. Se non ha bisogno di lui, se ne starà in pace, perché è questa la volontà del suo padrone: che sia servo inutile, ovvero umile. 

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
  •  La Chiesa e Israele secondo San Paolo – Romani 9-11

 

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70 Ultima modifica il Lunedì, 29 Settembre 2025 18:28
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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Those living beside us, who may be scorned and sidelined because they are foreigners, can instead teach us how to walk on the path that the Lord wishes (Pope Francis)
Chi vive accanto a noi, forse disprezzato ed emarginato perché straniero, può insegnarci invece come camminare sulla via che il Signore vuole (Papa Francesco)
Many saints experienced the night of faith and God’s silence — when we knock and God does not respond — and these saints were persevering (Pope Francis)
Tanti santi e sante hanno sperimentato la notte della fede e il silenzio di Dio – quando noi bussiamo e Dio non risponde – e questi santi sono stati perseveranti (Papa Francesco)
In some passages of Scripture it seems to be first and foremost Jesus’ prayer, his intimacy with the Father, that governs everything (Pope Francis)
In qualche pagina della Scrittura sembra essere anzitutto la preghiera di Gesù, la sua intimità con il Padre, a governare tutto (Papa Francesco)
It is necessary to know how to be silent, to create spaces of solitude or, better still, of meeting reserved for intimacy with the Lord. It is necessary to know how to contemplate. Today's man feels a great need not to limit himself to pure material concerns, and instead to supplement his technical culture with superior and detoxifying inputs from the world of the spirit [John Paul II]
Occorre saper fare silenzio, creare spazi di solitudine o, meglio, di incontro riservato ad un’intimità col Signore. Occorre saper contemplare. L’uomo d’oggi sente molto il bisogno di non limitarsi alle pure preoccupazioni materiali, e di integrare invece la propria cultura tecnica con superiori e disintossicanti apporti provenienti dal mondo dello spirito [Giovanni Paolo II]
This can only take place on the basis of an intimate encounter with God, an encounter which has become a communion of will, even affecting my feelings (Pope Benedict)
Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento (Papa Benedetto)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
We are faced with the «drama of the resistance to become saved persons» (Pope Francis)
Siamo davanti al «dramma della resistenza a essere salvati» (Papa Francesco)
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]

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