Giu 7, 2024 Scritto da 

Riconoscere Dio al centro della vita

Commento Liturgia X Domenica T.O. (9 giugno 2024)

1. Nella vita due sono le scelte fondamentali possibili: vivere secondo Dio oppure scegliere di fare a meno di Dio. E’ l'opzione fondamentale, decisione che ha origine nel centro stesso della persona, dal cuore, visto come nucleo della sua personalità. Decisione fondamentale che condiziona tutte le altre scelte perché è l’orientamento di fondo che concerne l'intera esistenza. Di questo parla il libro della Genesi (cap.2-3), che presenta in linguaggio simbolico Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden loro affidato da Dio con il compito di coltivarlo e custodirlo. Al centro di questo giardino, si trova l’albero della vita e “l’albero della conoscenza del bene e del male” cioè il segreto della conoscenza di ciò che rende l’uomo felice oppure lo priva della felicità. Ed ecco la consegna di Dio: “potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui te ne mangerai, certamente dovrai morire”.  La verità qui espressa è che Dio creando la persona umana, l’ha arricchita di intelligenza e volontà libera, e ha fissato ciò che è bene e vitale per lei. Voler definire da noi stessi in modo radicale quanto è bene o male per noi, vuol dire farsi creatori di sé stessi e in altri termini volersi fare simili a Dio. Nel progetto divino la ragione della felicità umana è Dio stesso aderendo alla sua volontà, perché siamo creati per vivere in armonia con lui. Nel libro “Riconoscere Dio al centro della vita”, testi di meditazione per l'intero anno liturgico, Dietrich Bonhoeffer, teologo e pastore protestante morto per impiccagione il 9 aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossenbürg, in Germania, scrive che “comprendere ogni mattina in maniera nuova l’antica fedeltà di Dio, poter cominciare quotidianamente una nuova vita nella compagnia di Dio: ecco il dono che Dio ci fa allo spuntare di ogni giorno”.  

L’originale progetto di Dio fu però insidiato dal serpente tentatore che, con astuzia menzognera, provocò Eva insinuando che Dio aveva proibito di mangiare di ogni albero del giardino. La donna replicò giustamente che secondo la consegna del Creatore possono essere mangiati i frutti d’ogni albero, eccetto di quello della conoscenza del bene e del male. Dice una cosa giusta, ma senza rendersene conto entrando in contatto con il serpente, ammaliata dalla prospettiva di diventare come Dio senza bisogno di Dio e con un semplice gesto magico, si lascia convincere: prese il frutto e ne mangiò condividendolo con Adamo, riconoscendo poi: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.  

Al di là del linguaggio simbolico, qui è detta una verità di fondo: l’uomo distaccandosi da Dio rischia di non comprendere più nemmeno sé stesso e gli altri. La conseguenza fu infatti drammatica: gli occhi di entrambi si aprirono e si resero conto di essere nudi e pieni di vergogna l’una dell’altro compromettendo l’armonica trasparenza delle loro relazioni. Satana è riuscito a trarre in inganno l’essere umano e a rovinargli l’armonia originaria della creazione.

2. Da quest’episodio biblico possiamo trarre qualche utile considerazione: la vita umana sarà ormai sottoposta alle tentazioni del maligno, che in tutti i modi tenderà di separare l’uomo dal Creatore. Tuttavia, per quanto perversa possa diventare l’umana natura umana, la Bibbia insegna che il male non è intrinseco all’uomo; è piuttosto a lui esteriore e, solo quando ci si lascia sedurre e ingannare, si aprono per lui percorsi pericolosi e lastricati di tristezza e d’infelicità. Dopo il peccato originale la vita è una lotta per tutti e lungo l’intera storia della salvezza i profeti hanno sempre messo in guardia il popolo eletto dalle seduzioni ingannatrici di satana. Ma Dio non abbandona a sé stessa la creatura umana: laddove c’è il peccato brilla ancor più la misericordia divina. Dio condanna il serpente: “Poiché tu hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici”. Maledice il male e la sua collera nella Bibbia è sempre contro ciò che distrugge l’uomo, poiché il male non viene da Dio e né fa parte essenzialmente della natura umana. L’aspirazione di Adamo e di Eva di essere come Dio era ben giusta ed è anche la nostra, dato che il Creatore ci ha strutturati a sua immagine e somiglianza e il soffio divino è il nostro respiro. Sotto l’inganno satanico, i nostri progenitori hanno però creduto una propria conquista essere come Dio e non un dono gratuito da coltivare in armonia fiduciosa on lui. L’adesione dei progenitori alla tentazione del serpente ci ha resi tutti influenzabili dal male. Ma non tutto è perduto perché Dio rivolgendosi al serpente assicura: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.  Viene prevista dunque una lotta di cui si conosce già l’esito: sarà alla fine Cristo a vincere e il male non potrà mai avere l’ultima parola.  La teologia cristiana definisce questo testo della Genesi (3,15), con il temine di protovangelo e lo considera una profezia del futuro Messia, chiamato qui "progenie della donna", che avrebbe redento la stessa umanità, strappandola alla condanna meritata a causa del peccato commesso. Dio, che mai abbandona l’umana creatura uscita dalle sue mani, manifesta in questo modo la sua infinita misericordia, tanto quanto egli, nella condanna dell'umanità, aveva manifestato la sua giustizia.

3. “O Padre, che hai mandato il tuo Figlio a liberare l’uomo dal potere di satana, aumenta in noi la fede e la libertà vera”. Così preghiamo all’inizio della messa di questa X Domenica del Tempo Ordinario. Gesù Cristo è venuto nel mondo per redimere l’umanità dalla schiavitù del male. Comprendiamo meglio questo messaggio di speranza analizzando l’odierna pagina del vangelo di Marco. Stranamente il comportamento e i miracoli compiuti da Gesù appaiono per alcuni sorprendenti, persino choccanti e ognuno cerca di fornire una spiegazione: Gesù è pazzo per i suoi parenti, invece per le autorità religiose ha addirittura stretto un patto con il diavolo. Gesù non si mette a discutere con coloro che lo ritengono un pazzo, ma prende sul serio l’accusa di essere posseduto dal demonio. E così ragiona: se l’unione fa la forza, una famiglia o un gruppo diviso al suo interno sarà preda facile per i nemici. Se dunque voi dite che io scaccio i demoni per mezzo del loro capo Beelzebul vuol dire che satana lavora contro sé stesso,  e allora andrà facilmente in rovina. Segue poi una breve parabola che troviamo più diffusa nel vangelo di Luca (11,14-26): ”Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa”.  L’uomo forte in questo caso è satana e, se Gesù diventa padrone della casa avendo espulso i demoni, significa che è più forte di satana: è lui il trionfatore sul male. Nella prima lettura si preannunciava la vittoria e qui Gesù si presenta come colui che la realizza. Poi però segue un avvertimento: “In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”. Anzitutto, ancora una volta siamo rassicurati che la misericordia di Dio è infinita e la solennità del Sacro Cuore che abbiamo celebrato venerdì scorso ce lo ha ben ricordato.

4. C’è però un peccato imperdonabile che Gesù definisce la bestemmia contro lo Spirito Santo. All’inizio del vangelo Marco racconta che la fama di Gesù si era sparsa in tutta la regione giungendo sino a Gerusalemme: guariva i malati e i posseduti dal demonio venivano liberati. Guarigioni e soprattutto espulsioni dei demoni erano i segni che il regno di Dio era giunto (Cf. Lc.11,20).  Alcuni scribi e dottori della legge erano però talmente lontani da Dio da non riconoscere l’opera del Signore in questi prodigi. Ed è proprio quest’attitudine ad essere presa di mira dal Signore perché è quella di satana, il serpente che insinuò ad Adamo ed Eva che Dio li imbrogliava perché non li amava. Gesù non è molto lontano dal trattare gli scribi come serpenti velenosi, condanna la loro attitudine perché non riconoscono l’opera di Dio. Attribuire a Dio intenzioni cattive e ingannatrici, ecco cosa Gesù chiama “bestemmia contro lo Spirito Santo”. Infatti nel momento stesso in cui Gesù guarisce o espelle un demone, gli scribi lo trattano come un demone egli stesso, invece di riconoscerlo come il vincitore di satana. E’ il rifiuto dell’amore e l’amore può donarsi solo se viene accolto. Gesù definisce questo peccato imperdonabile: non perché sia Dio a rifiutare il suo amore e il suo perdono, ma perché sono i cuori degli scribi ermeticamente chiusi a diventare refrattari cioè indifferenti, insensibili, restii, riluttanti, sordi, all’amore di Dio.  E la conclusione dell’odierno vangelo ci fa capire chi sono i veri amici e familiari di Cristo: “Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.  Sullo sfondo suonano come un avvertimento queste parole del prologo del IV vangelo: “Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). 

Una domanda per chiudere: quanti oggi accogliendo Cristo nella loro vita, sono sinceramente disposti a lottare contro il serpente satanico che in tanti modi continua ad ingannare l’umanità? 

+ Giovanni D’Ercole

 

P.S. “Mio caro Malacoda, ho notato con profondo dispiacere che il tuo paziente s’è fatto cristiano. Non nutrire speranza alcuna di sfuggire alle punizioni che si sogliono infliggere in simili casi”. Ecco un passaggio del libro che mi permetto di consigliare: “Le lettere di Berlicche (titolo originale The Screwtape Letters), un racconto epistolario scritto da C.S. Lewis e pubblicato la prima volta nel 1942.

Funzionario di Satana di lunga esperienza e grande efficienza, Berlicche invia al giovane nipote Malacoda, diavolo apprendista, una serie di lettere per istruirlo nell’arte di conquistare (e dannare) il suo “paziente”. Ogni manifestazione della vita, dal pensiero alla preghiera, dall’amore all’amicizia, dal divertimento alla vita sociale, dal piacere al lavoro e alla guerra: tutto viene distorto a scopo diabolico e diventa un espediente per perdere gli uomini. Il libro è molto corto – poco più di un centinaio di pagine – e si presenta come un epistolario di Berlicche, diavolo di lunga data, a dialogo con il giovane nipote Malacoda. Dello scambio, come si intuisce dal titolo, noi abbiamo solo la parte di Berlicche. Lewis per non far perdere l’orientamento al lettore apre ogni lettera di Berlicche facendo fare al diavolo un piccolo riassunto di quanto ricevuto dal nipote Malacoda. Un buon espediente per rendere il filo narrativo più lineare. Prima delle lettere troviamo una premessa in cui l’autore dichiara di non voler narrare le circostanze in cui ha ricevuto l’epistolario e coglie l’occasione per ricordare ai lettori che il Diavolo è bugiardo e li invita a non credere a Berlicche. Infine, afferma che le lettere non sono state messe in ordine cronologico quindi ci potrebbero essere delle incongruenze temporali. Nonostante la brevità del libro, Le lettere di Berlicche non sono facili da digerire. Le pagine sono pregne di elementi di filosofia, morale, etica e religione. Dio – o Il Nemico, come viene chiamato – è il cattivo della storia. Una divinità che non ha realmente a cuore gli uomini ma che, per come ha costruito il proprio “marketing”, ha fatto passare messaggi come Carità e misericordia. L’obiettivo di Berlicche è quello di crescere Malacoda come un abile diavolo in grado di perpetrare l’arte della tentazione e portare le sue vittime sulla cattiva (buona dal loro punto di vista) strada. Lo fa dando consigli e approfondendo i meccanismi non solo della mente umana ma anche di come funziona la tentazione stessa. Tenendo conto delle tematiche complesse, le lettere di Berlicche offrono una riflessione sull’uomo, sul peccato, sulla religione cristiano-cattolica. È un piccolo trattato nascosto sotto una modalità narrativa all’apparenza leggera ma che cela una profondità di contenuto difficile da ritrovare in altre opere di Clive Staples Lewis.

*Clive Staples Lewis nasce a Belfast, in Irlanda, il 29 novembre 1898. La sua carriera inizia dall’insegnamento della Lingua e Letteratura Inglese presso l’Università di Oxford, dove diviene amico intimo dello scrittore J.R.R. Tolkien, autore di Il Signore degli anelli. Con Tolkien e altri (tra cui anche Charles Williams) fonda il circolo informale letterario degli “Inklings”. C.S. Lewis non è solo conosciuto per la serie di Le Cronache di Narnia (composta da 7 libri), ma anche per i suoi libri di riflessione religiosa: Il Cristianesimo così com’è e Sorpreso dalla gioia. Sempre sulla scia del fantasy, C.S. Lewis realizza una trilogia, scritta tra il 1938 e il 1945, composta dai volumi Lontano dal pianeta silenzioso, Perelandra e Quell’orribile forza. Clive Staples Lewis muore a Oxford il 22 novembre 1963.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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