Ago 7, 2025 Scritto da 

Il Perdono nel balzo illimitato della Fede

(Mt 18,21-19,1)

 

In tutto il medio Oriente antico la rappresaglia non sproporzionata uno a uno [non crudele] era legge sacra.

Perdonare era un atteggiamento umiliante e assurdo, principio incomprensibile per chiunque vivesse una qualsiasi ingiustizia.

Viceversa, nella dinamica della Fede, perdonare diventa un potere, che non solo rende l’aria respirabile, ma attiva il nostro destino personale.

Pietro invece vuole sapere i limiti del perdono (v.21).

Storicamente, al termine del primo secolo si riaffaccia nei credenti lo stile schizzinoso, severo, della sinagoga e dell’Impero [«divide et impera»]. 

Nasce la domanda: bisognerà fermarsi nell’accogliere?

In aggiunta, nelle stesse chiese si ricomincia a pensare che qualcuno abbia peccato di lesa maestà verso chi - ormai duro e senza cuore - è abituato a farsi riverire.

Veterani che ne combinano più di altri e poi fanno i puntigliosi su minuzie altrui (i fratelli deboli, considerati sottoposti e destinati al rigore fiscale dei moralismi, nonché delle penitenze).

 

Mentre la pratica religiosa esaspera i difetti minuti, l’esperienza stessa della sproporzione tra il perdono ricevuto dal Padre e quello che siamo in grado di offrire ai fratelli, fa capire la necessità della tolleranza.

La Chiesa dovrebbe essere questo spazio dell’esperienza di Dio che restituisce vita, luogo alternativo di fraternità.

 

La società imperiale era dura e senza compassione, priva di spazio per i piccoli e malfermi, i quali senza troppe pretese cercavano un qualsiasi rifugio per il cuore - ma nessuna Religione dava loro risposta.

Anche le sinagoghe identificavano benedizioni materiali e spirituali. Ammantate di esigenze, norme di purità e adempimenti, non offrivano il tepore d’un luogo accogliente per i deboli.

Il guaio era che nelle stesse prime comunità cristiane alcuni puntavano i piedi sul rigore delle norme, consuetudini e gerarchie, pretendendo convivenze improntate secondo il modello giudaizzante.

Inoltre, come testimonia la lettera di Giacomo, verso la fine del primo secolo già iniziavano a manifestarsi nelle chiese di Cristo le identiche divisioni della società, tra indigenti e benestanti!

Lo spazio di accoglienza delle comunità che nello Spirito avevano avuto il compito dal Signore d’illuminare il mondo con il loro germe di vita quali ‘case di tutti’ e di relazioni alternative, correva il rischio di ridiventare luogo di conflitti, giudizio, castigo, condanna.

«Così anche il Padre mio celeste farà a voi, se non condonerete ciascuno al proprio fratello dal vostro cuore» (v.35).

 

Il Perdono divino diventa efficace e palese solo nella testimonianza della Chiesa dove sorelle e fratelli - invece che mostrarsi pignoli, si colgono sospinti e si lasciano guidare da una Visione di nuovi cieli e nuova terra.

Per questo - senza sforzo alcuno, anzi benedicendo le necessità altrui come territori di energie preparatorie - essi vivono la comunione delle risorse e condonano i debiti anche materiali, che poi sono una miseria.

In caso contrario, dovremmo sempre vivere nell’incombenza di un Dio indulgente forse, ma a tempo, che ritratta il fare misericordia.

Sarebbe una vita senza sviluppi da stupore, tutta appesantita nella palude dei pochi spiccioli.

È invece l’energia attiva della Fede quella che non ci condanna ad arrancare.

 

La magnanimità che esce dagli automatismi sposta il nostro sguardo e ci porta un’Onda ineffabile e crescente, molto più avanti di quanto possiamo immaginare.

I nostri cedimenti stanno preparando nuovi sviluppi - quelli che contano, senza limitazioni.

 

L’alternativa “vittoria-o-sconfitta” è falsa: bisogna uscirne.

 

 

[Giovedì 19.a sett. T.O. 14 agosto 2025]

254 Ultima modifica il Giovedì, 14 Agosto 2025 11:59
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Those living beside us, who may be scorned and sidelined because they are foreigners, can instead teach us how to walk on the path that the Lord wishes (Pope Francis)
Chi vive accanto a noi, forse disprezzato ed emarginato perché straniero, può insegnarci invece come camminare sulla via che il Signore vuole (Papa Francesco)
Many saints experienced the night of faith and God’s silence — when we knock and God does not respond — and these saints were persevering (Pope Francis)
Tanti santi e sante hanno sperimentato la notte della fede e il silenzio di Dio – quando noi bussiamo e Dio non risponde – e questi santi sono stati perseveranti (Papa Francesco)
In some passages of Scripture it seems to be first and foremost Jesus’ prayer, his intimacy with the Father, that governs everything (Pope Francis)
In qualche pagina della Scrittura sembra essere anzitutto la preghiera di Gesù, la sua intimità con il Padre, a governare tutto (Papa Francesco)
It is necessary to know how to be silent, to create spaces of solitude or, better still, of meeting reserved for intimacy with the Lord. It is necessary to know how to contemplate. Today's man feels a great need not to limit himself to pure material concerns, and instead to supplement his technical culture with superior and detoxifying inputs from the world of the spirit [John Paul II]
Occorre saper fare silenzio, creare spazi di solitudine o, meglio, di incontro riservato ad un’intimità col Signore. Occorre saper contemplare. L’uomo d’oggi sente molto il bisogno di non limitarsi alle pure preoccupazioni materiali, e di integrare invece la propria cultura tecnica con superiori e disintossicanti apporti provenienti dal mondo dello spirito [Giovanni Paolo II]
This can only take place on the basis of an intimate encounter with God, an encounter which has become a communion of will, even affecting my feelings (Pope Benedict)
Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento (Papa Benedetto)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
We are faced with the «drama of the resistance to become saved persons» (Pope Francis)
Siamo davanti al «dramma della resistenza a essere salvati» (Papa Francesco)
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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