Incarnazione, o il modulo spirituale vuoto d’umanità
(Mc 2,23-28)
Nel cammino di conversione i conflitti di coscienza non sono parentesi o incidenti di percorso, ma nodi cruciali.
La genuinità del credere genera poi forza implicativa e nuove capacità espressive.
Secondo valutazioni religiose ordinarie, la normativa valeva più della fame...
A dirla tutta, l’osservanza del sabato era divenuta una legge centrale non per delle sottigliezze teologiche, ma perché nel periodo dell’Esilio il riposo settimanale aveva consentito di riunirsi, condividere speranze, incoraggiarsi, mantenere l'identità di popolo.
Ma il legalismo finì per soffocare lo spirito del giorno di culto, un tempo segno di una libertà a servizio della fede e dell’uomo, entrambi non asservibili.
Così dove giunge Gesù si sgretola ogni modulo spirituale vuoto di umanità, e prende piede l’Incarnazione: il luogo in cui Dio e l’uomo ‘riposano’ sul serio [altro che sabato!].
Nel passo parallelo di Mt (12,1-8) la risposta di Gesù è più articolata e completa:
Nel giorno di sabato i sacerdoti avevano molti più impegni sacrali e di preparazione, macellazione e riordino del Santuario, rispetto agli altri giorni della settimana, e la Torah li obbligava... succede anche a noi.
Ancora in Mt, il Signore cita una celebre frase del profeta Osea - uomo dall’esperienza cruda, ma che ben definisce la vetta dell’intimità con Dio: Rito autentico è accorgersi dei bisogni del prossimo e avere il cuore nell’altrui necessità.
Cristo mette in rilievo la povertà d’ogni attaccamento legalista e ipocrita nel modo di concepire i rapporti col Padre.
Segno dell’Alleanza con Dio, e Incontro (santificazione autentica) è l’aderire che continua nella trama dei giorni e nella sua Persona attiva - non una ridicola idolatria delle osservanze o di parentesi cultuali.
Fatti e riti celebrano l’amore; e l’adempimento schietto non ricalca il pedante “come dovremmo essere”, bensì esprime una Liberazione della persona.
L’episodio biblico che Gesù cita poteva forse apparire non del tutto pertinente alla questione teorica: i suoi discepoli non sembravano re e neppure sacerdoti.
Invece nel tempo nuovo che urge, sì: ‘sovrani’ della propria vita per Dono e Chiamata, nonché ‘mediatori’ [delle benedizioni divine sull’umanità] - e anche Profeti.
Il Dio amabile allaccia con noi un dialogo e un’amicizia che invita, dà slancio, dona gusto di fare.
È l’esito d’una coscienza messianica da «Figlio dell’uomo» (v.28): trasmissibile a noi, suoi fratelli e amici - a Lui unitissimi per Fede.
Per questo [dopo la chiamata dei discepoli e le prime guarigioni, poi la vocazione di Levi e la controversia sul digiuno] il Signore si presenta ai farisei nella controfigura regale di Davide, che s’accinge alla conquista del ‘regno’ anche con un piccolo manipolo di seguaci.
Nel tempo della crisi globale che ipoteca il futuro (e ancora tenta di calcolarlo dirigendolo a priori, secondo interessi selettivi) la sfida è più che mai aperta.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Come hai percepito di rivivere Cristo nella scioltezza delle norme?
[Martedì 2.a sett. T.O. 21 gennaio 2025]