Il lebbroso e il Tocco
(Mc 1,40-45)
Il Tocco di Gesù ne riassume vita, insegnamento e missione. Dio è tutto fuori dei binari, e non teme di contaminarsi - neppure con un individuo coperto di malattia e incrinature (v.40).
Nessun lebbroso poteva avvicinare qualcuno - tantomeno un uomo di Dio - ma Mc vuole sottolineare che è il modo consueto d’intendere la “religione” che rende impuri.
Le norme legaliste emarginano le persone e le colpevolizzano, le fanno sentire sporche dentro - inculcando quel senso d’indegnità che incide negativamente sull’evoluzione.
Certo, resi trasparenti in Dio, tutti ci cogliamo pieni di mali. Ma ciò non deve segnare la nostra storia.
In Cristo la povertà diventa più che una speranza (vv.40-42).
Il suo Amore è sintomatico e coinvolgente, perché non attende prima le perfezioni.
La Fonte del Gratis trasforma, e non modula la generosità sulla base di meriti - al contrario, dei bisogni.
La direttiva religiosa accentuava le esclusioni e castigava alla solitudine. Il lebbroso doveva vivere lontano.
Ma avendo capito che solo la Persona del Signore poteva mondarlo, accantona la Legge che lo aveva messo in castigo per vacui pregiudizi.
Mc vuol dire: non bisogna aver timore di denunciare con la propria iniziativa che alcuni costumi sono contrari al progetto di Dio.
Attenzione ai modelli!
Per aiutare il prossimo giudicato impuro, precario e contaminato, anche il Figlio trasgredisce la prescrizione religiosa.
Essa imponeva di stare in guardia dai lebbrosi - affetti da un male che corrode dentro, immagine stessa del peccato.
Quel gesto impone la ‘pratica del rischio’, sebbene per norma di religione Egli stesso col suo Tocco divenga un inquinato da sanare e tenere distante (v.45) - privo di diritti.
Ma rivela il volto del Padre: vuole che ciascuno di noi possa vivere con gli altri ed essere accettato, non segregato - reinterpretando le prescrizioni dei primordi (v.44).
Sta dicendo ai suoi, che già nelle prime comunità dimostravano tendenze strane: siete obbligati ad accogliere in tutto anche i disadattati, fuori del giro e miserabili, e lasciarli prendere parte attiva alle liturgie, agli incontri, alla gioia delle feste.
Bella tale sovversione! Essa unisce i tratti divini e umani, in modo incomparabile.
Rovesciamento che offre a noi la purità di Dio e affida a Lui la nostra incertezza: appunto, unica eversione che raccoglie molte folle «da ogni parte» (v.45).
Proposta davvero amabile, priva di forzature e dissociazioni. Per ciascuno, senza tare isteriche.
Sapienza che trasmette autostima e ci stupirà di fioriture. Complicità d’un Dio finalmente non sgradevole.
Eterno che si rende Presente nel fondamento e nel senso stesso del luogo divino-umano sulla terra, la sua Vigna d’inapparenti.
In tal guisa può abbattere le barriere dei difetti “religiosi”, e far sentire ciascuno ‘adeguato’.
[Giovedì 1.a sett. T.O. 16 gennaio 2025]