La condizione limacciosa del Giordano e la dimensione umana di Gesù
(Mt 3,13-17; Mc 1,7-11; Lc 3,21-22; Gv 1,30-34)
Il fiume Giordano non è mai stato navigabile; segnava semplicemente un confine. Nella mentalità del tempo, fra terra altrui e ambito sacro della libertà; qui il discrimine concreto dell’Incarnazione.
Tratteggiamo qualche considerazione che recuperi il senso di questo fatto storico - che per noi può essere come un ‘sole’ dentro - con cui la liturgia completa il cammino del tempo di Natale.
Gesù è stato in ricerca, desideroso di vagliare, di apprendere.
Ci sembrerà incredibile, ma si è riconosciuto ignorante; bisognoso di evolvere - non di diventare migliore e più forte, ma di ‘posare lo sguardo’ - e spostarlo.
In quell’ambiente fortemente impegnato ma serioso ha compreso in modo definitivo chi è il Soggetto del cammino spirituale: la Vita divina, che ci attira nell’esperienza della felicità, dell’amore autentico e solido.
Il Regno non può essere preparato e addirittura allestito [diventerebbe una proiezione, un riflesso condizionato, una torre esteriore, come Babele] - piuttosto, bisogna Accoglierlo. Perché Viene.
I risultati che fanno leva sul nostro genio e muscoli, prima snervano, poi risultano frustranti; quindi bloccano la crescita dell’universo innato, perché spengono le novità, ottundono la Sorgente dell’essere e dell’entusiasmo.
L’uomo religioso che non fa il salto della Fede, stagna nella constatazione deprimente della differenza tra risultati attesi e fatti concreti.
Paradossalmente, centra le vie su di sé, ma non posa lo sguardo ‘nella’ sua essenza. Obbedisce - forse - ma non Ascolta.
Avendo smarrito il senso anche relazionale del suo irripetibile Unicum - misura tutta la sua incapacità a percepire, elaborare, realizzare, disegni che guidino a pienezza i propri sogni e le risorse.
Perde tutte le sue energie facendo propositi indotti, artificiosi, fuori scala, che lo rendono supponente e acido - semplicemente perché quegli obiettivi artefatti lo inaridiscono: non lo riguardano.
Nel frattempo, la disciplina “perfetta” e stressante che s’impone, come se fosse lui il Protagonista, gli tolgono la gioia d’incontrare i suoi talenti superiori e vivere completamente ciò che la realtà porge.
Forse non estrae dalla sua stessa ‘miniera’ a portata di mano, quelle capacità che realizzano la Missione personale.
Neanche se ne accorge - tutto preso da pensieri e discipline assolutamente derivate o conformi, in grado solo di smantellarne i picchi e la rarità.
Sempre con l’occhio sul passato, o sul pensiero comune [anche glamour] delle autorità, degli altri, dell’ambiente a contorno - e quanto si ritiene “dovrebbe essere”, secondo eticismi consolidati e smorzanti.
Infine, la discrepanza fra ciò cui si è tanto dato [senza forse mai capire a cosa Dio chiama davvero] e ciò che si è ottenuto, distrugge l'eccezionalità.
Affievolisce la stessa Speranza, scatenando una inesorabile tristezza, o l’inutile tran-tran individuale ed ecclesiale.
Gesù adulto che si lascia immergere nelle acque del Giordano è icona di una proposta che valorizza le paludi vistosamente torbide della nostra condizione.
Non solo vedendone le possibilità, ma persino rendendole ‘allegre’: così in tutte le icone orientali, che ne accentuano le eleganti volute.
Come può nostro Signore affiancarsi a una folla indistinta di peccatori e sbandati, che cercano redenzione?
In ognuno di loro Gesù vedeva affiorare un talento. E siamo nel punto più basso della terra - 400 metri sotto il livello del mare.
È proprio questo il salto di qualità che discrimina una religiosità sempliciotta [anche ammantata di grandi cose] e la crescita di Fede.
Il Figlio rivela la vita divina, che si manifesta incessantemente ‘amica’. Volto di Dio che non distrugge ma si accosta, per far emergere le possibilità soffocate.
Non schiaccia, umiliando le nostre inclinazioni, e aggiungendo pesi insostenibili. Non è un Re di sottomessi e affaticati.
Entra in una realtà fatta anche di fango, ma che prepara i nostri sviluppi, e desidera crescere - producendo percorsi spesso interrotti, ma infine il Fiore inatteso.
Così impariamo a voler bene ai nostri limiti e alle tante condizioni limacciose: ci ricordano il Giordano.
La terra ha bisogno di Luce, ma la Luce ha bisogno di ‘terra’. Sono espressione di Nuova Alleanza.
[Battesimo del Signore; omelia. Per un rilievo biblico forse più pignolo e caratteristico, cf. il commento esteso, in calce al sito: www.duevie.art]