Incarnazione disinvolta, in tenuità e densità
(Mt 1,1-17)
Per giungere alla pienezza del Figlio, Dio non ha preteso superare le vicende concrete, viceversa le ha assunte e valorizzate.
Nella storia, l’Eterno riesce a dare ali spiegate non tanto alla forza e al genio, ma a tutte le povere origini, alla pochezza della nostra natura, la quale d’improvviso si tramuta in ricchezza totalmente imprevedibile.
Se di continuo strappiamo il filo, il Signore lo riannoda - non per aggiustare e riprendere come prima, bensì per rifare un’intera trama nuova.
Proprio a partire dalle cadute.
Sono quei momenti terra-terra che costringono l'umanità a cambiare ‘direzione simbolo’ e non ripetersi, stagnando.
In seguito a schianti interiori e ripensamenti, quante persone hanno realizzato il proprio destino, deviando il percorso tracciato, quieto, protetto e confortevole [Cottolengo, madre Teresa, così via]!
Dal fango della palude spuntano fiori splendidi e puliti, che neppure somigliano a quelli cui nelle varie fasi della vita avevamo mai immaginato di poter giungere.
I ruzzoloni dei protagonisti della storia della salvezza non sono arrivati per debolezza. Erano segnali d’un cattivo o parziale utilizzo delle risorse; stimoli a modificare l’occhio, rivalutare il punto di vista e tante speranze.
Quei crolli hanno configurato nuove sfide: sono state interpretati come provocazioni forti: a spostare energie e cambiare binario.
Le Risalite conseguenti ai ribassi si sono tramutate in nuove opportunità. Invece, le soluzioni già pronte spengono i caratteri.
Anche la nostra crisi diventa seria solo quando i fallimenti non sfociano in nuove cognizioni e differenti percorsi.
Strano questo legame tra i nostri abissi e gli apici dello Spirito: è l’Incarnazione, nessuna teoria - tutta realtà.
Non esiste Dono che ci rassomiglia al top divino e che giunga a noi senza passare e coinvolgere la dimensione della finitudine.
I buchi nell’acqua trasmettono la cifra tutta umana di quel che siamo. E proprio lì cogliamo il grande Segreto del Padre su di noi.
Sono le “discese” paradossali che spiritualizzano; attraverso un lavorio dell’anima che viene speronata dalle vicende, affinché sposti lo sguardo, cambi destino.
E si volga ad acquistare nuove consapevolezze, interiorizzi differenti valutazioni, veda e abbracci altri variegati orizzonti anche missionari.
In tal guisa, il crack che butta giù può essere più consistente di ogni progresso; non perché avvia un’ascesi: diventa contatto con la “terra” - dove troviamo la linfa che ci corrisponde davvero, per rigenerare.
Il calo o addirittura la rovina di uno status rassicurante ha in ogni accadimento una funzione propulsiva, rigenerativa, trasmutativa.
Normale, in fondo, e in cui la storia di Dio si riconosce totalmente.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Quali sono stati i tuoi momenti di svolta?
Quale deviazione ti ha realizzato?
[Feria propria del 17 dicembre]