Andare su e andare giù, andare oltre o retrocedere
(Gv 3,13-17)
Uno dei primi compagni di Francesco - fra’ Egidio - diceva: «La via per andare in su è andare in giù». Ci chiediamo: qual è il senso di tale paradosso?
La festa di oggi ha il titolo di Esaltazione. Il Vangelo parla invece di «Innalzamento».
Certo, sinonimo di farsi vedere e notare, ma sotto una «specie contraria». Dunque, come elevare la vita fissando Gesù crocifisso?
Il passo di Nicodemo suggerisce una risposta.
Il dottore della Legge, fariseo e membro del Sinedrio è «nella notte»perché diseducato all’idea normale di uomo ‘riuscito’ secondo gli attributi di possesso, potenza e gloria.
Tuttavia giunge il momento in cui anche il costume viene scosso dal dubbio, dall’alternativa di Cristo.
La Croce non dà più nulla per scontato. È un nuovo Giudizio, dal quale affiorano altre possibilità, proprio nell’incedere di vacillamenti sregolati.
Le disavventure, gli sconvolgimenti, le contrarietà della vita, il contesto di caos... fanno emergere un migliore rapporto con le azioni e il nostro destino.
L’indeterminazione ci accosta alla nostra essenza - invoca risorse, aria pura, relazioni.
Insomma, le situazioni di patibolo possono diventare creative.
Compromettere la «reputazione» ci riplasma l’anima, il punto di vista; mette in discussione l’idea che ci siamo fatti di noi stessi.
Apre sbalorditivi nuovi percorsi, repentini - realizzazioni altrimenti soffocate in partenza.
Certo, per chi sceglie di essere se stesso, la sorte di persecuzione, incomprensione, beffa e calunnia, mancanza di credito e allori, è segnata - come fossimo dei falliti.
Ma nel Giudizio del Crocifisso è questa la «giusta posizione» per divenire ‘figli’ che trovano completezza umana, e partoriscono frutti corrispondenti: spesso il miglior tempo della propria storia.
La Croce è Dono gratuito, per una Vita da Salvati. Redime dalle attrattive che spengono la nostra crescita.
È l’occasione migliore per uno sviluppo.
Infatti, la realizzazione e il completamento emergono da lati di noi stessi [e situazioni] che non vogliamo. Persino da ferite profonde, che investono tutto un modo di essere, fare e apparire.
La ‘prova’ non è la fine del mondo. Annienta il nostro aspetto potente, eppure lascia trapelare la virtù del lato fragile, prima messo in ombra per esigenze di passerella sociale.
Ecco il Crocifisso, che sanguina non solo per guarire, ingentilire e togliere zavorre, ma per rovesciare, sostituire orizzonti e soppiantare l’intero sistema di conformismi assuefatti. E punti anche sedicenti alternativi, modi di pensare che sembravano chissà cosa.
Così la Croce abbracciata ci salva.
Essa sembra un sabotaggio al nostro lato “infallibile”, invece è l’Antidoto alla città assopita sui medesimi sentieri di prima - nei soliti modi di essere e scendere in campo [ormai senza futuro].
Sollevare la Croce va ben oltre la capacità di resilienza.
[Esaltazione della santa Croce, 14 settembre 2024]