Talenti - Doni del nuovo Regno
(Mt 25,14-30)
Mt narra questa parabola perché alcuni giudei convertiti delle sue comunità hanno difficoltà a sbloccarsi ed evolvere.
Fra di essi nasce una competizione che concerne l’importanza degli incarichi ecclesiali. È il vero senso evangelico dei «talenti secondo capacità» (v.15).
Tutti riceviamo qualche accento del Regno, “beni” da moltiplicare trasmettendo, ad esempio la Parola di Dio.
Dono unico, ma non raro: prosperità immensa e dalle virtù propulsive di vita straordinarie... per ciascuno e tutti.
Così lo spirito di servizio e condivisione; l’attitudine al discernimento e valorizzazione delle unicità irripetibili, e tanto altro.
L’idea stessa del Dio antico come legislatore e giudice (vv.24-25) induceva i credenti a non crescere né trasmettere - piuttosto a rinchiudersi e allontanarsi dal progetto del Padre.
Il Signore ribadisce con forza che quell’idea deforme di ‘Cielo a punti’ può incidere in modo negativo sulle linee portanti della personalità, e rovinare l’esistenza delle persone.
Anche nella storia successiva è capitato questo, allorché le masse ingenue sono state diseducate a percepire la Libertà come colpa e il rischio d’Amore un pericolo di peccato.
Il Signore vuole invece creare Famiglia, dove nessuno è allarmato o tenuto a freno, né bloccato e messo in buca.
Anche il poco che ciascuno ha in dote può essere investito - attraverso un contributo da porgere, a disposizione di tutti.
Ciò è quel che avviene nella comunità che ci valorizza: la Chiesa ministeriale [«banca» del v.27] che proietta e dilata all’infinito le risorse, il Pane spezzato, i “beni” del Regno di Dio.
Ciò che promuove le persone e rivela la Presenza di Dio è personale e unico, tuttavia non deve permanere come raro.
Ciascuno ha un’occasione di apostolato, la sua attitudine d’amicizia e sue competenze… sono territori ed energie da esplorare senza limiti, affinché vengano condivise, rese sapienziali e propulsive.
In tal guisa, chiunque si aggiorna, si confronta, s’interessa e dà un contributo, vede la propria ricchezza umana e spirituale crescere e fiorire.
Viceversa, nessuno si sorprenderà che le situazioni di retroguardia o astratte e disincarnate subiscano ulteriori flessioni - infine periscano senza lasciare rimpianti (vv.27-30).
In queste catechesi del capitolo 25 l’evangelista Mt cerca di far comprendere, aiutare e fare da molla alle sue comunità, ricordando che Gesù stesso non era sotto scorta, ma una figura coinvolta, volenterosa.
Neppure ha voluto limitarsi a lottare per un cambiamento giuridico apprezzabile e necessario - ma standosene a distanza di sicurezza.
Agiva infatti in modo laborioso, «artigianale» (FT n.217); senza nulla collocare in cassaforte, per timore.
Non si è limitato a facili contrapposizioni e grandi proclami ex cathedra, che non avrebbero intaccato nulla.
Aveva alternative?
Certo: non muoversi, non custodire i minimi, non proteggerli, limitarsi, tenere la bocca chiusa; eventualmente aprirla, ma solo per adulare i potenti, gli affermati e ben introdotti.
Rinunciando a lottare e intraprendere vie tortuose, non avrebbe avuto problemi.
Ma anche per noi: il gioco al ribasso e sul sicuro atrofizza la vita personale e sociale, non fa crescere un nuovo Regno - lo perde.
[Sabato 21.a sett. T.O. 31 agosto 2024]