(Mt 8,23-27)
La nostra vita procede come su una barchetta sballottata da sismi. Andiamo speranzosi, ma talora le avversità rischiano di farci annegare, e con noi sembra trascinino giù tutta la vita.
Usando parafrasi del libro dell’Esodo, Mt cerca di aiutare le sue comunità a comprendere il Mistero della Persona di Gesù.
Non pochi giudei convertiti ritenevano Cristo un personaggio tutto sommato in linea con la loro mentalità e tradizione, concorde con profezie e figure del Primo Testamento.
Altrove, alcuni pagani che avevano accettato il Signore propugnavano un’intesa con la mentalità mondana - una sorta di accordo fra Gesù e Impero.
Ma Chi poteva placare le tempeste?
La situazione delle minuscole famiglie cristiane di Galilea e Siria era ancora buia. Cristo pareva non del tutto presente, e il mare agitato, il vento contrario.
Si poteva ri-creare l’Esodo?
Proprio nella condizione di pellegrini sballottati, nell’accostarsi alla sua Persona si faceva esperienza di una strana e diversa stabilità: il perdurare controcorrente.
Una traversata verso la libertà che proveniva dall’aggrapparsi al solo Gesù, nel caos delle sicurezze. Per una discorde permanenza.
Mentre i discepoli accarezzavano desideri nazionalisti, il Maestro inizia a far capire che Egli non è il Messia volgarmente atteso, restauratore del defunto impero di Davide o dei Cesari.
Il Regno di Dio è aperto a tutta l'umanità, che in quei tempi di sballottamento cercava sicurezze, accoglienza, punti di riferimento. Ciascuno poteva trovarvi casa e riparo (Mt 13,32c; Mc 4,32b).
Ma gli apostoli e i veterani di chiesa sembravano avversi alle proposte di Cristo; rimanevano insensibili a un’idea troppo larga di fraternità - che li spiazzava.
L’insegnamento e richiamo imposto ai discepoli è quello di passare all’altra riva (cf. Mc 4,35; Lc 8,22) ossia di non trattenere per sé.
Gli Apostoli hanno il compito di comunicare le ricchezze del Padre anche ai pagani, considerati impuri e malfamati.
Eppure proprio gli intimi del Maestro non ne volevano sapere di sproporzioni rischiose, che facessero effettivamente risaltare l’azione a maglie larghe del Figlio di Dio.
Erano volentieri tarati su consuetudini di religiosità comune, e un’ideologia di potere circoscritta.
La resistenza all’incarico divino nonché il dibattito interno lacerante che ne era derivato, già negli anni 70 aveva scatenato una grande tempesta nelle assemblee dei credenti.
«Ed ecco venne una grande agitazione nel mare, così che la barca veniva coperta dalle onde» (Mt 8,24).
La bufera riguardava i soli discepoli, unici sgomenti; non Gesù: «ma dormiva» (v.24c) [si tratta del Risorto].
Quel che accadeva “dentro” la barchetta della Chiesa non era il semplice riflesso di ciò che capitava “fuori”! Questo l’errore da correggere.
Le situazioni emotivamente rilevanti hanno il loro senso, recano un appello significativo, introducono una diversa introspezione, il cambiamento decisivo; una nuova ‘genesi’.
La prova infatti attiva le anime nel modo più efficace, perché ci sgancia dall’idea di stabilità, e pone in contatto con energie sottaciute, avviando il nuovo dialogo con gli eventi.
In Lui, eccoci dunque intrisi d’una diversa visione del pericolo.
[Martedì 13.a sett. T.O. 2 luglio 2024]