(Mc 3,20-35)
Crisi, Buona Novella e aspetto sociale
Superlavoro Missione Famiglia, da squilibrati
(Mc 3,20-21)
Il breve Vangelo di oggi può essere interpretato secondo diversi piani di lettura: iniziamo con un approccio vocazionale.
La famiglia nucleo della società dovrebbe configurarsi anche come un trampolino di lancio verso l’avventura di Fede che sollecita altri legami.
I consanguinei possono rimanere costernati dal nostro desiderio di darsi interamente a Dio nei fratelli.
E a volte gli affetti e i vincoli naturali possono impedire l’adempimento della Missione cui siamo chiamati.
Talora, anche importanti impegni nell’azione della Chiesa rimangono a metà o del tutto frustrati - causa un “debole” e impedimenti che non riusciamo a ‘tagliare’.
Veniamo al livello storico.
Gesù ha avuto bei problemi anche in casa sua, ma il brano di Vangelo si riferisce alla Chiesa nascente nella dimora di Pietro a Cafarnao, vicinissima alla Sinagoga.
Nel tempo, le due realtà quasi adiacenti si sono trovate a fronteggiarsi aspramente.
Eppure nella Dimora di Pietro a un certo punto esplode il numero dei provenienti dal giudaismo, nonché pagani, che si convertivano alla proposta del Signore.
Il Popolo stesso e la cultura religiosa che hanno generato Cristo [la sua «Famiglia»] faceva fatica a interrogarsi. E la prima reazione è stata di rifiuto.
Quella nuova porzione della stirpe giudaica che riconosceva Gesù Messia sembrava volesse fare sempre più di testa sua.
Aspetto sociale:
Effettivamente il focolare e il clan propri si erano allarmati, perché Gesù adulto non seguiva un comportamento da sottomesso.
Così i parenti decidono di riportarlo a forza (cf. vv.31-35) considerandolo uno squilibrato che logorava i loro rapporti interni e le relazioni con autorità sul territorio.
Ma le convinzioni ormai cristallizzate nella Sinagoga - nonché il portato teologico e ‘cordiale’ di tutta la sua realtà di compromesso - non sembravano più vitali. Perché?
Il sistema imperiale impiantato in Galilea aveva debilitato il senso di condivisione e fraternità. Chiusure rafforzate dalla religiosità dell’epoca.
L’osservanza sempre più accentuata delle norme di purezza era un fattore di grave emarginazione sociale e culturale.
Intere fasce di popolazione erano escluse dal rapporto con Dio: proprio quelle più bisognose di speranza, e di un ‘volto’.
Invece che promuovere accoglienza e partecipazione, le norme devote addirittura favorivano separazioni ed esclusioni.
Struttura politica, economica e sociale, e ideologia sacra, cospiravano a favore dell’indebolimento dei valori centrali dello spirito di comunione.
Nel passo di Vangelo di oggi si nota appunto come i limiti stretti della famiglia andassero a confliggere con la proposta del nuovo Rabbi, di recuperare l’afflato solidale.
Era insomma nella Casa di Pietro che la piccola famiglia acquisiva respiro, aprendosi non solo alla Nazione, bensì alla più ampia Famiglia umana.
Assemblea integrale, anche di donne e malfermi, o incerti e lontani.
Realtà assolutamente nuova; non più radunata per il culto ma incapace di fare ‘convivenza’.
L’unico peccato imperdonabile
«Bestemmiare contro il Santo Spirito»
(Mc 3,22-30)
Spirito Santo è un termine che traduce l’ebraico Ruah haQodesh: Vento impetuoso, non un’aria stagnante.
«Spirito»: energia che butta all’aria la vicenda personale, comunitaria ed ecclesiale... al fine di farla maturare e rinnovarla.
Non per confermare lo standard, ma per dilatare i confini.
Lo fa introducendo nella realtà una sorta di qualità sublime, (soprattutto) irrompendo con un’Azione che discerne l’evoluzione e la capovolge, ne fa un tutt’Altro.
«Santo» perché distingue la sfera della Vita - Santità - da quella paludosa dei germi mortiferi, che volgono al ripiegamento e all’autodistruzione.
Il Vangelo di oggi è nato come appello alle chiese e ai fedeli esposti alle ostilità, affinché non si lascino scoraggiare nella testimonianza reale e genuina.
I credenti non devono mollare quel sentirsi attratti dalla potenza critica della Parola.
Nel tempo essa ha la forza di spogliare gli intriganti dalle loro manie di vanitosa grandezza o perversione, e far emergere la Luce che ci accomuna, attrae spontaneamente, senz’artificio.
Insomma, i membri di chiesa che vivono di Fede-amore non possono identificarsi con stili di vita vantaggiosi, interpretazioni della realtà tipiche, non cruciali.
Altro che piccole trasgressioni! È nel momento delle minacce di fondo, che si legge la portata della nostra scelta per il Signore.
Mc allude in specie a scuse di circostanza, particolari, nella ricerca dell’appoggio: favori di paradigmi “culturali”, o di gente che conta. Ad es. agevolando le proprie vicende grazie a un servilismo ideologico e codino alle autorità, con annesse garanzie di via d’uscita.
Qui si affaccia il pericolo della ‘bestemmia contro il Santo Spirito’: allontanarsi dal Vangelo, ritenendo che Gesù indichi cammini di rovina e morte, invece che d’autentica Vita.
Oggi gli impulsi dello Spirito che rinnova la faccia della terra sconvolgono il panorama, non per abbandonare l’umanità ai puri limiti e a un inesorabile oblio.
Il percorso di colui che cammina sulla Via della Libertà dev’essere senza timori, perché l’Esodo ci rende a noi stessi; riscattati e santificati.
Restituiti al nostro Nucleo e per la potenza della Fede che intreccia la nostra vicenda al Cristo, vedremo realizzare l’impossibile Promessa; ‘cose che non sappiamo’, sovranamente efficaci.
Vogliamo esistere completamente, perché non siamo degli “alterati”.
Per questo ci sono le crisi, i rivolgimenti, e tagli: riconducono alla nostra fragranza, che - questa sì - potremmo smarrire.
Il pericolo e i tempi concitati vengono per ricordarci il nostro lato eterno. Esso può esprimersi solo quando la matrice del nostro stare in campo deflette, per predisporci ad accogliere la soluzione inattesa.
Ciò anche quando agli altri sembrerà che la nostra vita sia perduta.
In realtà, ce la stiamo giocando senza esteriorità di contenuto, per innescare la Beltà integrale della nuova Giovinezza che non sappiamo, ma incede.
Come ricostruire il Tempio?
Il Signore vuole nuova gente, che ascolta
(Mc 3,31-35)
Nella vita di chi è interpellato dalla relazione di Fede, per diventare consanguinei del Padre secondo lo Spirito è fondamentale Percepire [nel senso profondo di Ascoltare - non tanto materialmente ‘vedere’].
Neppur vale lo «stare fuori», o voler direttamente ‘parlare’, per ‘convincere’ il Signore (vv.31-32).
È necessario intuire e cogliere: un cammino per incontrare i propri strati profondi dell’essere, la verità delle inclinazioni, e della vita.
Decisivo è accogliere una Parola saziante, che si fa linguaggio e cultura, che ha forza creatrice: data alle orecchie e scoperta dentro. Colta nella storia personale e nella realtà, e trasmessa di nuovo.
Allontanarsi da tale Verbo ed Eros fondante significa distaccarsi da se stessi, disperdersi in rivoli che non ci appartengono, precipitare nel vuoto [“vuoto” non inteso come stato energetico profondo, che prepara i nuovi sviluppi].
Paradossalmente, sia la nostra Libertà che la Salvezza del mondo sono frutto di una Obbedienza - ma non esteriore, o altrui.
È piuttosto sintonizzarsi sulla parte del Logos in noi che sta fiorendo; davvero “perfetta”. Nessun modello condizionante.
Nessuna correzione a priori, né forzatura secondo pregiudizio: piuttosto, un’eterna Metamorfosi - accompagnata dal Verbo, che misteriosamente guida di Esodo in Esodo.
Nessuna aspettativa culturale configurata congiungerebbe alla piena comunione con la grande scintilla e pienezza divina in ciascuno e tutti.
Realizzazione del Regno e di ogni giorno - anche fuori dal tempo.
Per conoscere Cristo da vicino non basta guardarlo e farsi prendere dalla simpatia o dalla commozione religiosa.
È l’Ascolto che allaccia e instaura legami intimi, che non si spengono - di coinvolgente sintonia col Maestro.
Attorno a Gesù la Parola di Dio crea Famiglia nuova, con vincoli di parentela spirituale più stretti di ciò che offriva il legame di clan.
Il Signore vuole altra gente, che nasca appunto dalla Percezione-presentimento.
Il connubio non è più riservato ed esclusivo; diventa accessibile a chiunque e in qualsiasi condizione si trovi - anche fosse “cieco” esteriore, incapace di scorgere quel che è a portata di mano.
Ciascuno è Chiesa, Casa del Padre, e così può realizzare il Sogno di Dio di abitare con gli uomini e passeggiare affianco.
Egli dimora in mezzo a noi e in noi. Nel suo Verbo, senza più ‘distanze’.
In tal guisa, tutte le nostre azioni devono tendere a questo scopo: formare il Tempio di Dio, la sua casata, il Corpo del Cristo vivente.
Per giungere a tale meta compiuta, mezzo essenziale è ospitare la Vocazione che ci trasforma, fondamento assai più profondo di qualsiasi legame o emozione.
Indispensabile non è un’esperienza (iniziale) di entusiasmo, bensì la custodia della Chiamata che interpreta la vita e diventa mentalità, dinamismo dentro che guida [e sfocia in percorsi di periferia].
C’è ben altro Tempio da edificare.
[10.a Domenica T.O. (B) 9 giugno 2024]