(Gv 14,23-29)
L’amore del Padre ci unisce a Cristo attraverso una chiamata che si manifesta onda su onda. E su tale sentiero il Figlio stesso si rivela.
Gli Apostoli, condizionati dalla mentalità religiosa convenzionale - tutta passerelle - s’interrogano circa l’atteggiamento di Gesù, modesto e poco incline allo spettacolo (v.22).
Non accettano un Messia che non s’imponga all’attenzione di tutti, non stupisca il mondo, non urli proclami da forsennato.
Il Maestro preferisce che nella sua Parola riconosciamo una corrispondenza attiva con il desiderio di vita integrale che ci portiamo dentro (vv.23-24).
Nella cultura forense antica, «Paraclito» (v.26) era detto il personaggio eminente dell’assemblea - oggi diremmo una sorta di avvocato - che senza nulla dire si poneva accanto per giustificare l’imputato.
Tale attributo dello Spirito allude a un’intensità, intimo fondamento e reciprocità di Relazione silenziosa che si fa Persona.
Termina l’arco del ministero terreno del Signore; si accende un’Alleanza.
In tal guisa, nei Vangeli la Pace-Shalôm di Cristo è un cenno di emancipazione, assunto e reinterpretato in ordine all’imperativo dell’Annuncio apostolico.
Esso crea una nuova situazione.
Sulla bocca di Gesù, «Shalôm» - eccellenza e superamento delle benedizioni antiche - assume i lineamenti del significato proprio, messianico: discrimine dei Vangeli e Annuncio essenziale (cf. Lc 10,5).
Nei territori dell’impero la Pax Romana aveva tratti trionfalistici - era sinonimo di violenza, competizione, repressione di ribelli.
Come tregua armata, si faceva garante d’una economia prospera, ma assicurata nella sua dimensione sociale solo dalle disuguaglianze, in specie da una vasta base di schiavi.
La Pace che Gesù introduce non è un augurio (qualunque) di migliorie normali attese, ma la trasmissione della sua stessa Persona.
Tale propensione, vicenda e Amicizia senza prezzo ci stimola a un riordinamento, riconfigurazione, riorganizzazione completa di tutta la vita.
E spesso la butta all’aria, onde speronarne il quietismo di circostanza.
Nel nostro linguaggio, parleremmo forse di Felicità e nuovo assetto pubblico.
Essendo il desiderio segreto di ciascuno, nessuna difficoltà potrà spegnerne la promessa e potenza di realizzazione (v.30).
Shalôm è pienezza di esistenza salvata, “successo” nel nostro cammino di fioritura attraverso mille imprese.
Shalôm è perfezione e gioia completa, compimento dei desideri.
Vittoria del Patto fra Dio e il popolo. Sintonia e comunione senza fine tra l’impulso innato della nostra essenza particolare e il compimento delle speranze.
Successo dell’Alleanza fra impulso dell’anima e conquiste evolutive sperimentate nella vita reale.
Shalôm - attuazione piena dell’umanità che ritrova se stessa - indica totalità vitale e compiuta di ogni aspirazione.
Qualità di rapporti nuovi che ne scaturiscono: il bene supremo d’una Presenza in atto, affidata a noi.
[6.a Domenica di Pasqua (anno C), 25 maggio 2025]