Mag 3, 2025 Scritto da 

Ci sono prove che Vive?

Lo vedi nel pastore, quando espone la sua vita

(Gv 10,1-10.11-18.27-30)

 

Siamo abituati a immaginare Gesù come Pastore attorniato dal gregge con una pecorella sorretta sulle spalle o tra le braccia. Tale la riproduzione della parabola di Lc 15 e Mt 18.

In alternativa ai sinottici, il quarto Vangelo parla del tratto distintivo di Gesù quale Pastore vero, prendendo spunto dal carattere audace di Davide nell’episodio riportato da 1Sam 17,32-36:

«Davide disse a Saul: "Nessuno si perda d’animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo". Saul rispose a Davide: "Tu non puoi andare contro questo Filisteo a combattere con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d’armi fin dalla sua adolescenza". Ma Davide disse a Saul: "Il tuo servo pascolava il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge. Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la pecora dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me, l’afferravo per le mascelle, l’abbattevo e lo uccidevo. Il tuo servo ha abbattuto il leone e l’orso».

Il «Pastore quello Bello» [nel senso orientale di affascinante ma pure autentico, vero e giusto, forte e ardito] di Gv 10 non accarezza il gregge. «Non sta a pettinare le pecore!».

È piuttosto la guida e il protettore che non solo sfida le intemperie, ma soprattutto non teme gli animali feroci, che vogliono profittare anche di una sola pecorella.

 

Nelle scorse domeniche i Vangeli hanno messo in evidenza come anche oggi possiamo vedere il Risorto.

Nell’episodio di Tommaso, in che modo si manifesta nella comunità riunita per il culto; la settimana scorsa, come percepirlo in giorno feriale e negli ambienti ordinari dove si svolge la vita quotidiana.

Oggi possiamo notare come il Risorto si riveli in un «pastore» in carne e ossa, che decide di non fare il ninnolo da salotto - e di non scodinzolare se arriva qualche prepotente o finto padrone.

S. Agostino scrive: «Tu uomo devi riconoscere che cosa eri, dove eri, a chi eri sottoposto [...] eri affidato a un mercenario che al sopraggiungere del lupo non ti proteggeva [...] Questo pastore non è come il mercenario sotto il quale stavi quando ti travagliava la tua miseria e tu dovevi temere il lupo».

Notizia Lieta del tempo di Pasqua è che la nostra vita da salvati viene assicurata dalla decisa intrepidezza di fratelli che al pari di Gesù (solo qui simile a Davide) non temono di lottare, sino ad esporre se stessi per tutelare i senza-voce del gregge.

 

Pastore autentico è colui che ha fegato di fronteggiare sia falsari che predoni, per strappare i disorientati e indifesi dai loro artigli.

La sua credibilità si riconosce fin dalla Voce decisa, che non si lascia tacitare dai ricatti. Non si lascia mettere paura dagli smaliziati, né a cuccia per la scarsa presa sociale.

La sua Parola-evento prolunga l’attività creatrice del Padre, che restituisce vita, arricchisce la vita, rallegra la vita dei figli.

Questa la sua Bellezza, ossia la sua pienezza d’Amore che permane, colmandoci di senso - nel tempo della transumanza e nel cambiamento di stagione.

«Il Pastore, quello bello, dà la propria vita per le pecore» (v.11): Egli ha uno stile che capovolge la catena di comando.

In tal guisa, il Maestro non ha mai invitato nessuno [neppure fra gli apostoli] a fare il “pastore”, ossia colui che dirige e comanda il gregge.

I suoi intimi sono chiamati a essere «pescatori di uomini». Interessati alla realtà delle persone.

Non “direttori”, bensì mettersi a servizio della vita e della libertà di coloro che sono purtroppo invischiati in abissi soffocanti, pericolosi gorghi di morte.

 

Il di più della Fede?

Lo spunto e la freschezza di chi espone la propria vita senza retrocedere, per difendere gli innocenti, ultimi arrivati.

Nessun dirigismo.

 

 

[4.a Domenica di Pasqua, del Pastore Bello, 11 maggio 2025]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

In today’s Gospel passage (cf. Jn 10:27-30) Jesus is presented to us as the true Shepherd of the People of God. He speaks about the relationship that binds him to the sheep of the flock, namely, to his disciples, and he emphasizes the fact that it is a relationship of mutual recognition […] we see that Jesus’ work is explained in several actions: Jesus speaks; Jesus knows; Jesus gives eternal life; Jesus safeguards (Pope Francis)
Nel Vangelo di oggi (cfr Gv 10,27-30) Gesù si presenta come il vero Pastore del popolo di Dio. Egli parla del rapporto che lo lega alle pecore del gregge, cioè ai suoi discepoli, e insiste sul fatto che è un rapporto di conoscenza reciproca […] vediamo che l’opera di Gesù si esplica in alcune azioni: Gesù parla, Gesù conosce, Gesù dà la vita eterna, Gesù custodisce (Papa Francesco)
To enter into communion with God, before observing the laws or satisfying religious precepts, it is necessary to live out a real and concrete relationship with him […] And this “scandalousness” is well represented by the sacrament of the Eucharist: what sense can there be, in the eyes of the world, in kneeling before a piece of bread? Why on earth should someone be nourished assiduously with this bread? The world is scandalized (Pope Francis)
Per entrare in comunione con Dio, prima di osservare delle leggi o soddisfare dei precetti religiosi, occorre vivere una relazione reale e concreta con Lui […] E questa “scandalosità” è ben rappresentata dal sacramento dell’Eucaristia: che senso può avere, agli occhi del mondo, inginocchiarsi davanti a un pezzo di pane? Perché mai nutrirsi assiduamente di questo pane? Il mondo si scandalizza (Papa Francesco)
What is meant by “eat the flesh and drink the blood” of Jesus? Is it just an image, a figure of speech, a symbol, or does it indicate something real? (Pope Francis)
Che significa “mangiare la carne e bere il sangue” di Gesù?, è solo un’immagine, un modo di dire, un simbolo, o indica qualcosa di reale? (Papa Francesco)
What does bread of life mean? We need bread to live. Those who are hungry do not ask for refined and expensive food, they ask for bread. Those who are unemployed do not ask for enormous wages, but the “bread” of employment. Jesus reveals himself as bread, that is, the essential, what is necessary for everyday life; without Him it does not work (Pope Francis)
Che cosa significa pane della vita? Per vivere c’è bisogno di pane. Chi ha fame non chiede cibi raffinati e costosi, chiede pane. Chi è senza lavoro non chiede stipendi enormi, ma il “pane” di un impiego. Gesù si rivela come il pane, cioè l’essenziale, il necessario per la vita di ogni giorno, senza di Lui la cosa non funziona (Papa Francesco)
In addition to physical hunger man carries within him another hunger — all of us have this hunger — a more important hunger, which cannot be satisfied with ordinary food. It is a hunger for life, a hunger for eternity which He alone can satisfy, as he is «the bread of life» (Pope Francis)
Oltre alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame – tutti noi abbiamo questa fame – una fame più importante, che non può essere saziata con un cibo ordinario. Si tratta di fame di vita, di fame di eternità che Lui solo può appagare, in quanto è «il pane della vita» (Papa Francesco)
The Eucharist draws us into Jesus' act of self-oblation. More than just statically receiving the incarnate Logos, we enter into the very dynamic of his self-giving [Pope Benedict]
L'Eucaristia ci attira nell'atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo soltanto in modo statico il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione [Papa Benedetto]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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