Nessuna marcia trionfale: frammenti, per conciliare
(Gv 6,52-59)
Il tema eucaristico veicola un messaggio fondamentale, sulla qualità di Vita dell’Eterno che possiamo sperimentare già qui e ora.
La Vita dell’Eterno non è effetto del “credere” esterno in Gesù. Convinzione che ci fermerebbe, e perderebbe il ‘contatto’.
Invece essa si fa reciproca, evolve, ci recupera, come in una energia naturale.
Ecco il crudo Alimento, e Bevanda: ‘masticarlo’ e ‘frantumarlo’, ‘berlo’ e ‘tracannarlo’ persino [verbi usati nel testo greco].
Assimilazione totale, che si converte in un vissuto - Dono da Persona a persona.
Il Cibo di cui nutrirsi non è un sigillo, ma un moto perenne e convocatore. Non una dottrina logica, compassata e consenziente, bensì Parola-evento che coinvolge appieno.
Per questo motivo, ecco la Persona del Cristo - nella sua vera e piena realtà umana, offerta e rotta; nel suo insegnamento autentico e vicenda di agnello pasquale, fra lupi che lo hanno triturato.
È il crudo tramite per il quale è data e conservata la Vita dell’Eterno.
In tal senso l’Eucaristia accolta nella nuda Fede è Presenza reale (non simbolica) del Risorto.
La durezza del vocabolario usato - ben poco intimista - graffia la vita dei credenti con effetti concreti in prima persona.
«Avere la Vita» è stare uniti a Gesù - ma non in modo dolciastro, sentimentale, o abbacinante.
Il Patto di un nuovo regno è vita in Dio: carica che non si esaurisce, e c’introduce nella gloria paradossale, piagata, della comunità dei figli.
L’Eucaristia è punto di riferimento della Chiesa che riconosce se stessa, definisce cos’è chiamata a essere. E non deve trovare altrove i suoi vincoli perenni.
Con crudezza polemica, Gesù insiste a proporsi come Agnello della Pasqua che rudemente sminuzzato e totalmente assorbito, libera dalle schiavitù - introducendo i suoi in traiettorie spigolose, ma vere.
La sua proposta passa attraverso una impertinente trasgressione del legalismo: si proibiva in assoluto di assumere sangue, considerato sede della vita.
Fare propria la vicenda del Cristo totale - così discosto dal pensiero controllato - è marcare contestazione delle norme e abitudini o mode.
Insomma, altre “manne” o dipendenze affettive esterne, stemperate, centrate sui condizionamenti, non sono neanche pallide figure dell’Alimento Vivente.
La Comunione di vita con la Persona concreta del Signore è solo quella del Figlio con il Padre: coltivandola, la sogniamo e la teniamo lì, insieme alle nostre vicende - affinché esse si nutrano di quel medesimo Spirito.
Lasciando evolvere le motivazioni e il mondo d’immagini legato alla Cena del Signore, ci lasciamo condurre dal Segno efficace. Esso guiderà e addirittura porterà proprio là dove dobbiamo andare.
Arrendendosi a tale memoriale che dona intimo impulso, succederà qualcosa - affinché l'anima scenda in campo. Vedremo partorire altre tappe.
Qui è il Giudizio del Crocifisso piagato che sparge vita autentica anche inclemente; senza mirabili sintonie dattorno.
Ciò prendendo la nostra carne e sangue [coinvolge persino il corpo e gli umori] che a Lui assimila gli scartati, i fuori dal giro di troni terreni e cordate opportuniste.
Cosa urtante per la mentalità volgare esterna che alza difese e cerca approvazioni, riconoscimenti, conquiste; miraggi di successo, cose che tutti vogliono.
Diminuzione che non attira consenso entusiasta, bensì ripugna alle normali attese dei soliti cori di gloria - delle sinfonie di acclamazione per il successo vorticoso e disponibile, ma attenuante.
Carne e Sangue: gettati nei solchi della storia. Coinvolti senza smorzare lo Spirito; in modo personale e intimo. Corpo Unico, assimilato a Lui e alla sua vicenda.
Primizie di nessuna marcia trionfale: anche noi divenuti alimento, briciole e frammenti, per conciliare.
Altrimenti il tempo delle Promesse non può compiersi.
[Venerdì 3.a sett. di Pasqua, 9 maggio 2025]