Essere presenti a se stessi: non sostituire l’Amore coi fiocchi, l’osservanza, le deferenze
(Mt 23,1-12)
La Nuova Relazione fra Dio e l’uomo non poteva essere contenuta all’interno delle minuziose norme della Prima Alleanza e delle sue pesanti consuetudini.
Al tempo di Gesù, dominavano tali ossessioni malate di verticismo spocchioso, quindi solo epidermiche; incapaci di dare respiro, libertà, motivazioni propulsive.
La concezione piramidale del mondo e l’idea esteriore della trama della vita spirituale non corrispondono alla Rivelazione.
La nostra realtà è intessuta di stati contrapposti, che la innervano e completano; addirittura facendola avanzare. Anche trasformandola in un torrente in piena.
Un rifiuto, un abbandono, un’esperienza di fallimento, di limite, malattia o disistima altrui - persino una crisi - possono riportarci alle energie sopite della vita e far nascere la Persona nuova.
Come contattare i nostri nuovi modi di essere? Quali accorgimenti mettere in atto per introdursi in un dinamismo di rigenerazione che aiuti a sviluppare un clima vivo - e dove iniziare?
Gesù propone Fede: una Relazione fondante, ossia un nuovo modo di porsi dinanzi al Padre e al mondo… con attitudine fiduciosa, sponsale e creativa; nell’iniziativa di un Altro punto di vista.
Amore poliedrico, Eros che viene a noi in un dialogo palpabile - non privo di lotte interiori.
Ciò nel tempo d’un percorso (singolare, affatto ricalcato o esterno). Anche su due piedi fastidioso, perché controcorrente.
Le autorità religiose cercavano invece la loro sicurezza nell’osservanza rigorosa e appariscente della Legge scritta e orale.
Senza rischio, né personalizzazioni da capogiro.
Dinanzi a tale mentalità accomodante, priva di vertigini, il giovane Maestro insiste sulla pratica dell’Amicizia [assai più forte del volontarismo] la quale relativizza gli adempimenti.
Egli dà così alla Tradizione profonda il suo vero significato, riscoprendo il senso autentico della Torah e delle norme di comportamento.
Del resto, proprio le guide spirituali della religione ufficiale erano i primi a non credere a quel che predicavano agli altri... ovvero se ne sentivano esenti, perché abituati a pensare se stessi come modelli elettivi, riconosciuti, selezionati, prescelti - quasi calati dall’alto.
L’esagerato spirito di controllo è atteggiamento fasullo in sé - causa forzature eccessive, sorde al nucleo interiore. Ma deleterio anche per l’edificazione d’una atmosfera di famiglia, o cultura dell’Incontro, cammino sinodale; così via.
Insistendo viceversa sull’attitudine [questa sì infallibile] di servizio reciproco, non rimarrà più tempo per farsi prendere dalla vanità, dalla disputa sulle precedenze, dalle discussioni, dal divario fra dire e fare.
Da dove può ripartire invece il teatrino del disamore, che non vitalizza bensì deprime il popolo di Dio?
Dagli imperituri scribi e farisei (v.2). Sedicenti superiori, dal metro di giudizio limitato e riduttivo.
Ebbene, secondo i Vangeli chi assume compiti ecclesiali direttivi non ha diritto ad alcun “fiocco”: è semplicemente «diacono» (v.11) dei fratelli.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Ti piacciono i fiocchi? Cosa dice la tua anima dei pavoni?
[Martedì 2.a sett. Quaresima, 18 marzo 2025]