Gen 24, 2025 Scritto da 

Lumen ad revelationem gentium

1. Lumen ad revelationem gentium! "Luce per illuminare le genti" (Lc 2,32).

Queste parole risuonano nel tempio di Gerusalemme, mentre Maria e Giuseppe, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, si apprestano ad "offrirlo al Signore" (Lc 2,22). L'evangelista Luca, sottolineando il contrasto tra l'iniziativa modesta ed umile dei due genitori e la gloria dell'avvenimento percepita da Simeone ed Anna, sembra voler suggerire che il tempio stesso attenda la venuta del Bambino. Nell'atteggiamento profetico dei due vegliardi, infatti, è tutta l'Antica Alleanza che esprime la gioia dell'incontro con il Redentore.

Entrambi in attesa del Messia, entrambi ispirati dallo Spirito Santo, Simeone ed Anna si recano al tempio mentre Maria e Giuseppe, in obbedienza alle prescrizioni della Legge, vi portano Gesù. Alla vista del Bambino essi, Simeone e Anna, intuiscono che è proprio Lui l'Atteso, e Simeone, quasi in estasi, proclama: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2,29-32).

2. Lumen ad revelationem gentium!

Simeone, l'uomo dell'Antica Alleanza, l'uomo del tempio di Gerusalemme, con le sue parole ispirate esprime la convinzione che quella Luce è destinata non soltanto ad Israele, ma anche ai pagani ed a tutti i popoli della terra. Con lui la "vecchiaia" del mondo accoglie tra le braccia lo splendore dell'eterna "giovinezza" di Dio. Sullo sfondo, però, già si profila l'ombra della Croce, perché le tenebre rifiuteranno quella Luce. Infatti Simeone, rivolgendosi a Maria, profetizza: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Lc 2,34-35).

3. Lumen ad revelationem gentium!

Le parole del Cantico di Simeone risuonano in tanti templi della Nuova Alleanza, dove i discepoli di Cristo ogni sera terminano con la recita della Compieta la preghiera liturgica delle Ore. In questo modo la Chiesa, popolo della Nuova Alleanza, accoglie quasi l'ultima parola dell'Alleanza Antica e proclama il compimento della divina promessa, annunciando che la "luce per illuminare le genti" si è diffusa su tutta la terra ed è presente dappertutto nell'opera redentrice di Cristo.

Insieme al Cantico di Simeone, la liturgia delle Ore ci fa ripetere le ultime parole pronunciate da Cristo sulla croce: In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum - "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (cfr Lc 23,46). Ci invita, altresì, a contemplare con stupore e gratitudine l'azione salvifica di Cristo, "luce che illumina le genti", nei confronti dell'umanità: Redemisti nos, Domine, Deus veritatis - "Ci hai redenti, Signore, Dio di verità". La Chiesa annuncia così che si è compiuta la redenzione del mondo, attesa dai profeti ed annunciata da Simeone nel tempio di Gerusalemme.

4. Lumen ad revelationem gentium!

Oggi anche noi, con le candele accese, andiamo incontro a Colui che è "la Luce del mondo" e l'accogliamo nella sua Chiesa con tutto lo slancio della nostra fede battesimale. A quanti professano sinceramente questa fede è promesso l'"incontro" ultimo e definitivo con il Signore nel suo Regno. Nella tradizione polacca, come pure in quella di altre Nazioni, queste candele benedette hanno un significato speciale perché, portate a casa, vengono accese nei momenti di pericolo, durante i temporali e i cataclismi, in segno di affidamento di sé, della famiglia e di quanto si possiede alla protezione divina. Ecco perché, in polacco, questi ceri si chiamano "gromnice", cioè candele che allontanano i fulmini e proteggono contro il male e questa festa prende il nome di Candelora (letteralmente: Santa Maria delle Candele ["gromnice"]).
Ancor più eloquente è l'usanza di mettere la candela, benedetta in questo giorno, tra le mani del cristiano, sul letto di morte, perché illumini gli ultimi passi del suo cammino verso l'eternità. Con tale gesto si intende affermare che il morente, seguendo la luce della fede, attende d'entrare nelle eterne dimore, dove non si ha più "bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio lo illuminerà" (cfr Ap 22,5).

A questo ingresso nel Regno della luce allude anche l'odierno Salmo responsoriale: "Sollevate, porte, i vostri frontali,/ alzatevi, porte antiche,/ ed entri il re della gloria" (Sal 23[24],7). Sono parole che si riferiscono direttamente a Gesù Cristo, il quale entra nel tempio dell'Antica Alleanza, recato in braccio dai suoi genitori, ma per analogia le possiamo riferire ad ogni credente che varca la soglia dell'eternità, portato tra le braccia dalla Chiesa. I credenti ne accompagnano l'estremo passaggio pregando: "Risplenda a lui la luce eterna!", perché gli angeli e i santi l'accolgano e Cristo, Redentore dell'uomo, lo circondi con la sua luce eterna.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle!

Celebriamo, quest'oggi, la seconda Giornata della Vita Consacrata, che intende suscitare nella Chiesa una rinnovata attenzione per il dono della vocazione alla vita consacrata. Cari religiosi e religiose, cari membri degli Istituti Secolari e delle Società di Vita Apostolica, il Signore vi ha chiamati alla sua sequela in modo più stretto e singolare! Nel nostro tempo, dominato dal secolarismo e dal materialismo, voi costituite con la vostra totale e definitiva donazione a Cristo il segno di una vita alternativa alla logica del mondo, perché radicalmente ispirata al Vangelo e proiettata verso le realtà future, escatologiche. Rimanete sempre fedeli a questa vostra speciale vocazione! Vorrei, quest'oggi, rinnovarvi l'espressione del mio affetto e della mia stima. Saluto innanzitutto il Cardinale Eduardo Martínez Somalo, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che presiede questa Celebrazione eucaristica. Insieme a lui saluto i membri di quel Dicastero e quanti operano al servizio della vita consacrata. Penso specialmente a voi, giovani aspiranti alla vita consacrata, a voi, uomini e donne già professi nelle varie Congregazioni religiose e negli Istituti Secolari, a voi che per l'età avanzata o per la malattia siete chiamati ad offrire il contributo prezioso della vostra sofferenza alla causa dell'evangelizzazione. A tutti ripeto: "Voi sapete a chi avete creduto (cfr 2 Tm 1,12): dategli tutto!... Vivete la fedeltà al vostro impegno verso Dio, in mutua edificazione e con mutuo sostegno... Non dimenticate che voi, in modo particolarissimo, potete e dovete dire non solo che siete di Cristo, ma che «siete divenuti Cristo»" (Esort. ap. Vita consecrata, 109).

I ceri accesi, recati da ciascuno nella prima parte di questa solenne liturgia, manifestano la vigile attesa del Signore che deve caratterizzare la vita di ogni credente e specialmente di coloro che il Signore chiama ad una speciale missione nella Chiesa. Sono un forte richiamo a testimoniare al mondo Cristo, la luce che non tramonta: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,16).

Carissimi Fratelli e Sorelle, la vostra totale fedeltà a Cristo povero, casto e obbediente sia per quanti incontrate sorgente di luce e di speranza.

6. Lumen ad revelationem gentium!

Maria, Colei che ha compiuto la volontà del Padre, pronta all'obbedienza, coraggiosa nella povertà, accogliente nella verginità feconda, ottenga da Gesù che "quanti hanno ricevuto il dono di seguirlo nella vita consacrata lo sappiano testimoniare con un'esistenza trasfigurata, camminando gioiosamente con tutti gli altri fratelli e sorelle verso la patria celeste e la luce che non conosce tramonto" (Ibid., 112).

Sia lodato Gesù Cristo!

[Papa Giovanni Paolo II, omelia 2 febbraio 1998]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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The ability to be amazed at things around us promotes religious experience and makes the encounter with the Lord more fruitful. On the contrary, the inability to marvel makes us indifferent and widens the gap between the journey of faith and daily life (Pope Francis)
La capacità di stupirsi delle cose che ci circondano favorisce l’esperienza religiosa e rende fecondo l’incontro con il Signore. Al contrario, l’incapacità di stupirci rende indifferenti e allarga le distanze tra il cammino di fede e la vita di ogni giorno (Papa Francesco)
And quite often we too, beaten by the trials of life, have cried out to the Lord: “Why do you remain silent and do nothing for me?”. Especially when it seems we are sinking, because love or the project in which we had laid great hopes disappears (Pope Francis)
E tante volte anche noi, assaliti dalle prove della vita, abbiamo gridato al Signore: “Perché resti in silenzio e non fai nulla per me?”. Soprattutto quando ci sembra di affondare, perché l’amore o il progetto nel quale avevamo riposto grandi speranze svanisce (Papa Francesco)
The Kingdom of God grows here on earth, in the history of humanity, by virtue of an initial sowing, that is, of a foundation, which comes from God, and of a mysterious work of God himself, which continues to cultivate the Church down the centuries. The scythe of sacrifice is also present in God's action with regard to the Kingdom: the development of the Kingdom cannot be achieved without suffering (John Paul II)
Il Regno di Dio cresce qui sulla terra, nella storia dell’umanità, in virtù di una semina iniziale, cioè di una fondazione, che viene da Dio, e di un misterioso operare di Dio stesso, che continua a coltivare la Chiesa lungo i secoli. Nell’azione di Dio in ordine al Regno è presente anche la falce del sacrificio: lo sviluppo del Regno non si realizza senza sofferenza (Giovanni Paolo II)
For those who first heard Jesus, as for us, the symbol of light evokes the desire for truth and the thirst for the fullness of knowledge which are imprinted deep within every human being. When the light fades or vanishes altogether, we no longer see things as they really are. In the heart of the night we can feel frightened and insecure, and we impatiently await the coming of the light of dawn. Dear young people, it is up to you to be the watchmen of the morning (cf. Is 21:11-12) who announce the coming of the sun who is the Risen Christ! (John Paul II)
Per quanti da principio ascoltarono Gesù, come anche per noi, il simbolo della luce evoca il desiderio di verità e la sete di giungere alla pienezza della conoscenza, impressi nell'intimo di ogni essere umano. Quando la luce va scemando o scompare del tutto, non si riesce più a distinguere la realtà circostante. Nel cuore della notte ci si può sentire intimoriti ed insicuri, e si attende allora con impazienza l'arrivo della luce dell'aurora. Cari giovani, tocca a voi essere le sentinelle del mattino (cfr Is 21, 11-12) che annunciano l'avvento del sole che è Cristo risorto! (Giovanni Paolo II)
Christ compares himself to the sower and explains that the seed is the word (cf. Mk 4: 14); those who hear it, accept it and bear fruit (cf. Mk 4: 20) take part in the Kingdom of God, that is, they live under his lordship. They remain in the world, but are no longer of the world. They bear within them a seed of eternity a principle of transformation [Pope Benedict]
Cristo si paragona al seminatore e spiega che il seme è la Parola (cfr Mc 4,14): coloro che l’ascoltano, l’accolgono e portano frutto (cfr Mc 4,20) fanno parte del Regno di Dio, cioè vivono sotto la sua signoria; rimangono nel mondo, ma non sono più del mondo; portano in sé un germe di eternità, un principio di trasformazione [Papa Benedetto]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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