Set 5, 2024 Scritto da 

La Conversione, le cose proibite, il Medico degli opposti

Ma può partecipare al rito? Seduto e con l’occhio sui registri, solo poi ricco - anzi, ‘signore’

(Mt 9,9-13)

 

In alcune assemblee di credenti sorgevano attriti, perché alcuni membri di chiesa ritenevano ancora profano avere contatti o accettare stranieri, non ancora adeguatisi alla mentalità delle consuetudini.

Anche i giudeo-cristiani di Galilea e Siria cui Mt si rivolge avevano bisogno d’imparare a infrangere l’isolamento delle norme di purità antiche. Non dovevano tenersi in disparte.

L’attrito delle opinioni si rendeva particolarmente acuto nel dibattito [tipico di terza generazione] sul genere di partecipazione ammissibile alle riunioni e allo Spezzare il Pane.

La proibizione dev’essere sostituita dall’amicizia.

Il Padre è Presenza amica. La sua iniziativa di vita salvata è per tutti, anche per chi non sa far altro che badare ai suoi registri.

I fedeli in Cristo condividono il Pasto sacro con pagani e peccatori, senza prima pretendere una disciplina dell’arcano, né pratiche che celebrino distanze (come le abluzioni che precedevano il pasto). 

Matathiah significa “uomo di Dio”, “dato da Dio”; precisamente «Dono di Dio» [Matath-Yah].

Insomma, secondo l’insegnamento di Gesù, l’unica impurità è quella di non dare spazio a chi lo chiede perché non ne ha.

Le sette osservanti del giudaismo trattavano i pubblicani alla stregua di esseri immondi, da tenere a distanza.

Il germe di società alternativa dei credenti in Cristo li accetta e ne coglie le risorse, il bene per la comunità.

L’ansia di contaminazione nasceva da un’idea falsa, preconcetta ed esclusivista di ciò che non solo in Palestina ma persino in Diaspora era identificato per totale strabismo con «Volontà di Yahweh» - fattore di separazione in mezzo agli altri popoli.

Illusione che non aveva stimolato un atteggiamento di simpatia verso la realtà variegata, né di cordialità verso il prossimo, esterno a cordate di cerchia.

Il Signore vuole condivisione coi trasgressori, non a motivo d’una banalità ideologica: è l’invito a riconoscersi.

Non per sottometterci a una qualche forma di paternalismo umiliante, ma perché sapersi incompleti è una risorsa.

«E avvenne che mentre Egli era steso a mensa nella Casa, ecco molti pubblicani e peccatori venuti erano stesi a mensa con Gesù e i suoi discepoli» [v.10 testo greco].

«Erano stesi»: secondo il modo di celebrare i banchetti solenni, da parte degli uomini liberi - ormai tutti liberi. Che meraviglia, un ostensorio del genere!

Un Corpo vivo del Cristo che profuma di Condivisione: autentico Culto!

È questa tutta empatica e regale la bella consapevolezza che spiana e rende credibile il contenuto dell’Annuncio [vv.12-13].

Cristo chiama, accoglie e redime anche il Matteo in noi, ossia il lato più logoro della nostra personalità. Lo farà addirittura fiorire: diventerà un aspetto irrinunciabile e vincente della futura testimonianza.

Dice il Tao Tê Ching [XLV]: «La grande dirittura è come sinuosità, la grande abilità è come inettitudine, la grande eloquenza è come balbettio».

Fra i discepoli è probabile che ci fossero non pochi membri della resistenza palestinese: guerriglieri che lottavano contro gli occupanti romani.

Per contro, qui Gesù chiama un collaborazionista che si lasciava guidare dal vantaggio.

Come dire: la Comunità nuova dei figli e fratelli non coltiva privilegi, separazioni, oppressioni, odi.

Il Maestro si è sempre tenuto al di sopra degli urti politici, delle distinzioni ideologiche e delle dispute corrive del suo tempo.

Nella sua Chiesa c’è un segno forte di discontinuità.

Egli non invita alla sequela i migliori o i peggiori, ma gli opposti - anche della nostra personalità. Vuole disporci «a conversione» (Lc 5,32): farci cambiare punto di vista, mentalità, princìpi, modo di essere.

In tale avventura non siamo chiamati a forme di dissociazione. Si parte da se stessi.

In tal guisa Gesù inaugura un nuovo tipo di relazioni, anche dentro di noi. Un’Alleanza Nuova, di feconde divergenze.

Non è la ‘perfezione’ o il narcisismo che ci fanno amare l’Esodo.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Qual è il tuo punto di forza spirituale? Come si è generato?

 

 

[s. Matteo Ap. Ev.  21 settembre 2024]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

The Gospel of Matthew written in Hebrew or Aramaic is no longer extant, but in the Greek Gospel that we possess we still continue to hear, in a certain way, the persuasive voice of the publican Matthew, who, having become an Apostle, continues to proclaim God's saving mercy to us. And let us listen to St Matthew's message, meditating upon it ever anew also to learn to stand up and follow Jesus with determination (Pope Benedict)
Non abbiamo più il Vangelo scritto da Matteo in ebraico o in aramaico, ma nel Vangelo greco che abbiamo continuiamo a udire ancora, in qualche modo, la voce persuasiva del pubblicano Matteo che, diventato Apostolo, séguita ad annunciarci la salvatrice misericordia di Dio e ascoltiamo questo messaggio di san Matteo, meditiamolo sempre di nuovo per imparare anche noi ad alzarci e a seguire Gesù con decisione (Papa Benedetto)
The Church desires to give thanks to the Most Holy Trinity for the "mystery of woman" and for every woman - for that which constitutes the eternal measure of her feminine dignity, for the "great works of God", which throughout human history have been accomplished in and through her (Mulieris Dignitatem n.31)
La Chiesa desidera ringraziare la Santissima Trinità per il «mistero della donna», e, per ogni donna - per ciò che costituisce l'eterna misura della sua dignità femminile, per le «grandi opere di Dio» che nella storia delle generazioni umane si sono compiute in lei e per mezzo di lei (Mulieris Dignitatem n.31)
Simon, a Pharisee and rich 'notable' of the city, holds a banquet in his house in honour of Jesus. Unexpectedly from the back of the room enters a guest who was neither invited nor expected […] (Pope Benedict)
Simone, fariseo e ricco “notabile” della città, tiene in casa sua un banchetto in onore di Gesù. Inaspettatamente dal fondo della sala entra un’ospite non invitata né prevista […] (Papa Benedetto)
God excludes no one […] God does not let himself be conditioned by our human prejudices (Pope Benedict)
Dio non esclude nessuno […] Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi (Papa Benedetto)
Still today Jesus repeats these comforting words to those in pain: "Do not weep". He shows solidarity to each one of us and asks us if we want to be his disciples, to bear witness to his love for anyone who gets into difficulty (Pope Benedict)
Gesù ripete ancor oggi a chi è nel dolore queste parole consolatrici: "Non piangere"! Egli è solidale con ognuno di noi e ci chiede, se vogliamo essere suoi discepoli, di testimoniare il suo amore per chiunque si trova in difficoltà (Papa Benedetto))
Faith: the obeying and cooperating form with the Omnipotence of God revealing himself
Fede: forma dell’obbedire e cooperare con l’Onnipotenza che si svela
Jesus did not come to teach us philosophy but to show us a way, indeed the way that leads to life [Pope Benedict]
Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita [Papa Benedetto]
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. (Papa Francesco)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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