(Mt 9,1-8)
L’episodio testimonia del duro scontro fra sinagoga e prime fraternità di Fede, dove senza previe condizioni di purità rituale o legale tutti erano invitati a condividere la mensa e lo spezzare del Pane.
Su delega ideale del Signore, nelle chiese di Galilea e Siria vigeva già una prassi fraterna [sconosciuta ad altri] di perdono reciproco e persino cancellazione di debiti contratti, sino alla comunione dei beni.
Realtà in grado di rimettere in piedi e far procedere qualsiasi persona, anche i miserabili - a partire dalla loro coscienza (v.2), soffocata da una religione che accentuava il senso d’indegnità.
Secondo credenza popolare, le condizioni di penuria o disgrazia erano un castigo.
Gesù è viceversa Colui che restituisce un orizzonte di autenticità al credere, nuova consapevolezza e speranza alla persona affetta da paralisi - ossia incapace di andare verso Dio e verso gli uomini.
«Essendoti alzato, prendi il tuo letto e va’ nella tua casa» (v.6; cf. Mc 2,11; Lc 5,24).
A partire da ciò che siamo - già colmi di risorse, oltre ogni apparenza - viviamo per Fede lo stato del «Figlio dell’uomo»: quello dei figli ‘risorti’, coloro che manifestano l’uomo in pienezza [nella condizione divina].
In Cristo possiamo liberarci dalle costrizioni che facevano vivere orizzontali e anchilosati.
Recuperando dignità, ora possiamo stare ritti e promuovere la vita; quindi fare ritorno alla Casa ch’è davvero nostra (vv.6-7; cf. Mc 2,10-12; Lc 9,24-25).
Tutta la vita del popolo era condizionata da ossessioni d’impurità e peccato.
Invece, il Maestro rivela che la propensione divina è solo perdonare per valorizzare - e l’attitudine dell’uomo di Fede, rinascere e aiutare a farlo.
Infatti la gratuità del Padre si vede dall’azione di attesa e comprensione esercitata dagli uomini di Dio: coloro in grado di cesellare ambienti sani.
Non solo per virtù propria, ma perché la tolleranza introduce nuove forze, sconosciute; differenti potenze, che rovesciano le situazioni.
Esse lasciano trascorrere altre energie creative e rigeneranti i malfermi - viceversa mortifere, purtroppo, dove non ci si promuove.
Solo Gesù è Colui che rende visibile e palese la guarigione che sembrava missione impossibile. E prima che fisica, facendoci rifiorire dalle paure della falsa devozione, che impone argini assurdi all’autonomia.
La sua proposta non ci affossa sotto un cumulo di arroganze impersonali. Sana i bloccati, li rimette in gara.
L’imperfezione infatti non è espressione di colpa, ma una condizione - e in ogni caso il peccato non è una forza assoluta (v.3).
Anzi, l’impedimento diventa paradossale motivo di ricerca della “terapia”, e del vis-à-vis. Impensabile, forse offensivo, per il contorno.
Le configurazioni eccentriche - ritenute miserabili - contengono infatti porte segrete, virtù immense, e la cura stessa.
Addirittura, guidano verso una esistenza nuova. Sollecitano, e ci “obbligano” al rapporto immediato con nostro Signore. Quasi a cercarne la ‘somiglianza’.
Bivio insolito della Tenerezza e della Fede.
[Giovedì 13.a sett. T.O. 4 luglio 2024]