Set 28, 2025 Scritto da 

Dov’è il Baricentro? Da dove parte l’Amore?

Non dal precetto, ma dal rovesciamento

(Lc 10,25-37)

 

«Tu sei un pazzo e un samaritano!» - accusarono i capi giudei (Gv 8,48). «No, non sono pazzo...»: così lo Straniero si difese dall'accusa che i fanatici gli muovevano, di essere un posseduto, ossesso e malato mentale.

Eppure accettò tranquillo il titolo infamante di «samaritano»... epiteto che designava uno fuori dal giro, vilipeso dalla gente perbene. 

Un escluso dal recinto sacro; praticamente estraneo, irritante, avulso, eretico e impuro: un «bastardo» e squilibrato, disinteressato alla carriera, di fronte al quale bisognava trovare forza nella coalizione.

La religione antica sembrava aver raggiunto equilibri sperimentati, sostenuti dai vertici dell'alleanza interessata fra trono e altare. Eppure nei fedeli c'era nervosismo e insoddisfazione.

I capi citavano la Scrittura a memoria, ma per creare restrizioni - demonizzando i diversi che non li riconoscevano immediatamente “autorità”.

 

Secondo la Legge - Levitico e Numeri - le norme di purità impedivano a chi officiava nel Tempio di toccare un ferito.

Ma i professionisti del sacro non capiscono che le antiche procedure non valgono nulla se causano sofferenza al prossimo.

Sacralizzando le proprie grettezze, i legalisti della parabola immaginano di non dover apprendere nulla, così diventano forse peggiori degli insensibili e qualunquisti: a noi appaiono piuttosto, crudeli e disumani.

In caso di conflitto tra norme religiose e bene dei fratelli, essi hanno già pronte le scuse: neppure s’accorgono degli altri. Le vicende dolorose non li richiamano, non li riguardano.

In tal guisa, anche le trappole dei vanitosi contro Gesù mai erano dialogo: sempre delle proiezioni.

E le domande venivano scagliate solo per metterlo in ridicolo, non per capire - interrogarsi - o creare libertà.

Insomma: per qualcuno conta l’integrità della dottrina-disciplina e il prestigio dell’istituzione (che la norma).

Eppure ci chiediamo: quanto vale la gioia dell’umanità, e il bene di un malcapitato?

L’uomo dei “titoli” non ha dubbio alcuno.

Invece la percezione non disattenta e l’opera sensibilissima d’un «meticcio» sembrano quelle di Dio stesso!

 

Il Signore narrava volentieri la sua proposta di condivisione, e di nuovo volto del credente.

Diciamola con parole più vicine a noi:

«Ascolta... niente cortine: l’Amore non ha un punto d’arrivo, e il credente non è chi obbedisce a disposizioni esterne, bensì chi somiglia a Dio!».

Dopo un breve sussulto riflessivo che tentò di camuffare, l’esperto della disposizione ribatté:

«Bello a dirsi, certo; ma come si fa in concreto?».

E Gesù:

«Al pari di come pensi e ti attrezzi e desideri pienezza di vita per te stesso: in tutte le decisioni [cuore], in ogni istante del cammino [vita], con qualsiasi delle tue risorse [forze], non escludendo l'intelligenza» (cf. Mc 12,29-31), né il legittimo desiderio di vita altrui (v.27).

Già in ebollizione, il veterano dei battibecchi giocò le sue ultime carte:

«Dovrò pur mettere un confine al mio prossimo, no?! E mi giustifico ancora: chi è “mio” prossimo?» (Lc 10,29).

«Ossia: chi mai ascolta e mi ama per primo, in modo tale che io possa davvero fare agli altri ciò che sempre desidero per me, persino ai lontani e nemici?»

«Loro non ci danno da mangiare… e forse neanche ci rispettano! Dunque, chi è per primo “a me prossimo?».

 

Ancora il dottore della legge si «ergeva sopra», incombendo sugli astanti; ma il diverso Rabbi non si scompose.

Nei colloqui era spesso costretto (e abituato) a sollevare la testa, guardando l’interlocutore dal basso verso l’alto.

Tutti si atteggiavano a periti ed eletti, pronti a scrutare e sentenziare; nessuno a fare il discepolo, sottoposto e servitore come lui.

Così si era comportato sia con Zaccheo (Lc 19,5) che con l'adultera - forse colta sul fatto dal gruppo di guardoni e vigilanti della pubblica decenza in Gerusalemme (Gv 8, vv. 2.6-8.10; testo greco).

Quel figlio di falegname proclamava Padre Colui che si relazionava dal di sotto, senza giudizio previo; che si faceva Servo dell'uomo, mettendosi alla pari dei minimi.

Insomma, la domanda cruciale era la seguente:

«Chi mi ama per primo, affinché sentendomi accolto, adeguato e apprezzato, possa anch’io amare il prossimo»?

Il giovane Rabbi narrò allora una storia, per sottolineare chi è prossimo - Chi ci è per primo Intimo e Vicino; affinché anche noi veniamo generati alla prossimità.

 

L'antico elenco dei Dieci Comandamenti era divenuto nel tempo quasi solo una sottolineatura della caducità naturale.

Un codice che intristiva e sfibrava proprio le anime più attente all’ideale di perfezione.

L'ultima delle celebri Parole era riassuntiva, ma tremenda: «Non Desiderare»!

Essa aveva diffuso lacerazioni drammatiche e senso di vuoto nelle vicende di coloro che più da presso continuavano a tentare l'avventura impossibile.

Così, gli ossessi della purezza rituale [sacerdote e sagrestano che avevano appena officiato] diventavano - per Legge - spietati.

Ecco invece proclamato - dall’estraneo appena pervenuto - un nuovo Decalogo, con un accumulo di “verbi” del «farsi carico»:

«Venne presso, lo vide, si mosse a pietà, scese, versò il suo pronto soccorso, fasciò le ferite, caricò sulla cavalcatura, portò nella dimora che accoglie tutti, si prese cura, tirò fuori denari».

Infine si espose, con speciale riguardo anche per un affacciarsi premuroso e ulteriore: «Ritornerò a pagare, dove necessario».

 

Gli autentici dieci nuovi Decreti ci divinizzano senza inganno, in sintonia col progetto e il sentimento del Padre in nostro favore: né Lui né i suoi “passano oltre le vittime.

 

Il Signore annunciava insomma un diverso “Sacrificio”.

Nell'uso del tempo, mediante il culto si supponeva di poter trarre la vittima dal contatto profano, in modo cruento; su un altare.

Con tale pratica sacrale i sacerdoti la introducevano idealmente nel mondo dell'Altissimo, attraverso l'effusione del sangue o un olocausto.

Invece il Messia non voleva distanziare i criteri di santificazione dalla vita della gente comune.

Ciò che sul serio è reso sacro [sacrificio: sacer-sacrum facere] non si deve mai allontanare dalla realtà. Non passa alla sfera della purità mediante una “separazione” dall'immondo feriale.

Per Gesù è la Comunione - convivialità delle differenze - che trasfigura l’ordinario in “Santo”, perché tale relazione rende forte il debole; e solleva tutti dalla miseria.

Promessa e premura che si ramificano sul nostro futuro: allorché ci dovesse esser qualcos'altro da porre in aggiunta, la donerà in più e sempre l’Amico Soccorritore.

 

Da qui parte l’Amore: da Qualcuno che ci considera, senza condizioni.

Perciò, malgrado si rischi di rimanere impigliati nella situazione, anche il comune figlio di Dio si accorge e non passa sopra la persona malferma.

Vi s’identifica, preferendo sfidare le incognite - e riscattare il bastonato, messo all'angolo come un rifiuto che ormai attende solo il colpo di grazia.

È un Dio dall’esperienza concreta; senza schemi. E ci dice:

Siamo totalmente amabili in ogni condizione, non “sbagliati” o segnati a vita.

Da tale consapevolezza scaturisce il desiderio e l’energia dell’amore altruista - anche ignoto e senza reputazione.

Come sottolinea l’enciclica Fratelli Tutti, così sarà «possibile cominciare dal basso e caso per caso, lottare per ciò che è più concreto e locale, fino all’ultimo angolo della patria e del mondo, con la stessa cura che il viandante di Samaria ebbe per ogni piaga dell’uomo ferito» (n.78).

 

Nel deserto di Giuda, su una pietra incisa d'un caravanserraglio che una tradizione ha voluto individuare come la Casa comune [immagine della Chiesa] cui Gesù faceva riferimento nella parabola - più o meno a metà strada fra Gerusalemme e Gerico - un anonimo pellegrino ha scritto in latino medievale:

«Se persino i sacerdoti e gli uomini di chiesa passano oltre la tua angoscia, sappi che Cristo è il buon Samaritano, che avrà sempre compassione di te, e nell'ora della tua morte t'introdurrà nella locanda eterna. Chiunque tu sia, Lui ti porterà là».

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

The saints: they are our precursors, they are our brothers, they are our friends, they are our examples, they are our lawyers. Let us honour them, let us invoke them and try to imitate them a little (Pope Paul VI)
I santi: sono i precursori nostri, sono i fratelli, sono gli amici, sono gli esempi, sono gli avvocati nostri. Onoriamoli, invochiamoli e cerchiamo di imitarli un po’ (Papa Paolo VI)
Man rightly fears falling victim to an oppression that will deprive him of his interior freedom, of the possibility of expressing the truth of which he is convinced, of the faith that he professes, of the ability to obey the voice of conscience that tells him the right path to follow [Dives in Misericordia, n.11]
L'uomo ha giustamente paura di restar vittima di una oppressione che lo privi della libertà interiore, della possibilità di esternare la verità di cui è convinto, della fede che professa, della facoltà di obbedire alla voce della coscienza che gli indica la retta via da seguire [Dives in Misericordia, n.11]
We find ourselves, so to speak, roped to Jesus Christ together with him on the ascent towards God's heights (Pope Benedict)
Ci troviamo, per così dire, in una cordata con Gesù Cristo – insieme con Lui nella salita verso le altezze di Dio (Papa Benedetto)
Church is a «sign». That is, those who looks at it with a clear eye, those who observes it, those who studies it realise that it represents a fact, a singular phenomenon; they see that it has a «meaning» (Pope Paul VI)
La Chiesa è un «segno». Cioè chi la guarda con occhio limpido, chi la osserva, chi la studia si accorge ch’essa rappresenta un fatto, un fenomeno singolare; vede ch’essa ha un «significato» (Papa Paolo VI)
Let us look at them together, not only because they are always placed next to each other in the lists of the Twelve (cf. Mt 10: 3, 4; Mk 3: 18; Lk 6: 15; Acts 1: 13), but also because there is very little information about them, apart from the fact that the New Testament Canon preserves one Letter attributed to Jude Thaddaeus [Pope Benedict]
Li consideriamo insieme, non solo perché nelle liste dei Dodici sono sempre riportati l'uno accanto all'altro (cfr Mt 10,4; Mc 3,18; Lc 6,15; At 1,13), ma anche perché le notizie che li riguardano non sono molte, a parte il fatto che il Canone neotestamentario conserva una lettera attribuita a Giuda Taddeo [Papa Benedetto]
Bernard of Clairvaux coined the marvellous expression: Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis - God cannot suffer, but he can suffer with (Spe Salvi, n.39)
Bernardo di Chiaravalle ha coniato la meravigliosa espressione: Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis – Dio non può patire, ma può compatire (Spe Salvi, n.39)
Pride compromises every good deed, empties prayer, creates distance from God and from others. If God prefers humility it is not to dishearten us: rather, humility is the necessary condition to be raised (Pope Francis)
La superbia compromette ogni azione buona, svuota la preghiera, allontana da Dio e dagli altri. Se Dio predilige l’umiltà non è per avvilirci: l’umiltà è piuttosto condizione necessaria per essere rialzati (Papa Francesco)
A “year” of grace: the period of Christ’s ministry, the time of the Church before his glorious return, an interval of our life (Pope Francis)
Un “anno” di grazia: il tempo del ministero di Cristo, il tempo della Chiesa prima del suo ritorno glorioso, il tempo della nostra vita (Papa Francesco)
The Church, having before her eyes the picture of the generation to which we belong, shares the uneasiness of so many of the people of our time (Dives in Misericordia n.12)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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