Set 23, 2025 Scritto da 

Fede, caricature e Sequela

Lc 9,57-62 [cf. Mc 5,18-20]

 

Per i semiti, le figure genitoriali indicano il legame con l’etnia, la tradizione, il passato e l’ambiente culturale.

Gesù sembra escludere la correlazione a tali figure, benché si rivolga ai suoi in modo esclusivo e singolare.

Mai parla di padri, ma del Padre - che non è un ripetitore.

Quindi impone a tutti un taglio orizzontale con le consuetudini che potrebbero ritardare o condizionare la sua Chiamata, la scoperta profonda del senso degli eventi, il sorgere d’una mentalità nuova, la Sequela.

Egli diversifica le Vocazioni, per far comprendere a ciascuno il carattere intimo, per Nome, del rapporto di Alleanza nella Fede - che non spersonalizza come nelle religioni.

La simbiosi con la mentalità circostante o la stessa conoscenza intellettuale possono paradossalmente offuscare proprio l’intelligenza delle irripetibili inclinazioni che nel nostro intimo manifestano la firma impareggiabile del Creatore.

L’Appello autentico coglie la donna e l’uomo in modo esclusivo e penetrante, nell’unicità del loro vissuto. Che Patto e Missione sarebbero, altrimenti?

A volte la cosa migliore da fare per se stessi e per il prossimo è tagliare un cordone ombelicale, e prendere le distanze dalle aspettative di persone frequentate abitualmente.

La decisione è essenziale per poter cercare il senso dello Spirito ch’è solo Amore personale - e diventa la vera Passione.

Qui lo stato interiore d’individuazione e indipendenza dev’essere ben presente all’anima.

Frequentando i medesimi ambienti conformisti, ci s’identifica in persone e situazioni: si blocca così il centro delle aspettative e dei sogni. Non si aprono le porte di altri mondi, d’un altro regno.

La personalità vuole il suo spazio d’autonomia, perché la vita in pienezza è sperimentare una fresca cascata di rinascite in Cristo - facendo festa insieme, ma stando sulle proprie gambe.

Impossibile per la nostra natura... ma la Fonte dell’essere ci conduce come abile regista, sempre di novità in novità. E la sua Sapienza profonda farà danzare - anche se non avessimo mai imparato a ballare in stile.

Che vita di Fede sarebbe quella che pretende di arginare le onde del mare aperto per farci restare sempre nella rada più conosciuta, rassicurante?

Appoggiarsi alla famiglia, agli amici, all’opinione assuefatta, all’insenatura del club o alla spiaggia del movimento [insomma, voler assomigliare per strappare subito consenso] non ci permette di vivere nuove genesi.

Gesù è perentorio, perché la scelta è decisiva.

Chi sta con la testa bassa o all’indietro - o nel confronto - non può sperimentare l’avventura della Fede; non vive, ma si trascina dietro la religione dei morti.

Chi sta solo nel futuro e non ha senso della realtà sperimenta illusioni. Ma chi rimane nel passato o coi modelli, sta con gli scheletri (non solo nell’armadio) e non percepisce il senso del mutamento.

Facilmente si ossessiona o rimugina, cronicizzando. Mentre la novità degli stimoli potrebbero introdurlo in una catena di balzi impensati.

Per questo i legami famigliari e culturali martellanti possono togliere intensità o carattere alla Chiamata per Nome.

Ne intaccano il necessario spazio, invaso da troppi Signorsì - che non ci appartengono e non vogliamo. Solo bloccano i meccanismi riposti.

Nell’esodo appassionato con Gesù, il piacere della Vocazione non può permettersi che siano le inclinazioni altrui [e conformi] a riversarsi, pervadere, occupare il nostro mondo e tempo personali.

Per ascoltare e fare proprio l’Appello alla Missione è necessario edificare una sfera del Sé eminente, inattaccabile, amicale; custodita - di cui nel tempo impareremo a prendere il passo e gli orizzonti.

Questo ambito individuante, dai confini tutelati da interferenze, ci aiuterà nel Dialogo della preghiera. E allontanerà dal pericolo di venire assorbiti dalla mentalità comune; impersonale, accomodante.

La difesa di tale riservatezza densa d’Inedito non istituzionale diventa la molla e grinta della nostra vita impegnata, che non fa retromarcia.

Col tempo tale Nido c’insegnerà a esprimere in modo non adibito, bensì genuino, la qualità delle relazioni - persino il pieno disaccordo con la mentalità esterna vincente e che ha potere, se banale.

Chi sceglie altrimenti, prima o poi dovrà compensare il taglio (di sé) con gratificazioni di varia natura, che lo allontaneranno dal proprio volto e dall’ideale che intimamente corrisponde.

[Persino una santa cattiveria sognante può servire a ritrovare l’intimo Nucleo di persona, il sacro di ciascuno].

Non siamo chiamati a adeguarci a un buonismo neutrale che vuole solo piacere fuori, magari perché ha timore di essere escluso dal giro o giudicato male - perfino al contrario.

Dietro le linee portanti della personalità di ciascuno si nasconde una Perla, che per poter dare contributi significativi secondo Disegno del Signore deve manifestare le proprie singolarissime sfumature.

Soprattutto nella relazione sponsale con Dio non bisogna adattarsi a ruoli che profondamente non ci appartengono.

Nel tempo, il compromesso diventa un habitus che fa smarrire le tendenze naturali: in esse sono annidati i cromosomi della Vocazione.

La realizzazione della irripetibile missionarietà non avviene secondo personaggio, o princìpi acclarati e diffusi - concordisti e di successo - né perché si va a braccetto con tutto il mondo dei reduci [o di quello “à la page”].

Al contrario dell’adattarsi e lasciarci influenzare dall’irenismo, a un certo punto si devia, per seguire l’Amico interiore che sa dove condurci e non conosce la recita dell’essere comunque d’accordo.

Altrimenti, smarrita l’energia-Persona e la mèta che portano a destinazione, l’Unicità impallidisce nelle mediazioni che ci tengono in ostaggio - dietro vicende, linee di pensiero e ruoli ormai tramontati.

Infine si perde di vista il proprio Eros fondante, che voleva muovere i desideri, il nostro modo di conoscere il mondo e le attività.

[Esito: un Nucleo ormai sfocato, Sorgente che ricicla e non zampilla come prima, dispersa nei mille rivoli dei trasformismi - astute scorciatoie per una carriera senza scossoni].

Ecco allora le grandi danze sul nulla: quello dei mancati pericoli - allestite come compensazione tranquilla proprio da coloro che Cristo definirebbe “gusci vuoti” [«facitori di cose vane»: Lc 13,27 testo originale].

Non di rado proprio gli obbiettivi di casta o di branco legati a un pensiero tribale e settoriale si consolidano - prendono il sopravvento sul peso specifico e sulla intimità dei valori, sostituiti da slogan faciloni e conformisti o adultoidi che plagiano l’esistenza.

Ogni missionario sa che affidare la vita a opinioni di maniera, seriose e quiete, iniziative rassicuranti o scelte da manuale, non sortisce frutto, anzi diventa controproducente.

Il concordismo sembra un rifugio che attrae, ma diventa solo una tana di lusinghe.

 

Secondo il pensiero cinese, per acquistare smalto e fuggire un servilismo inquinato e logoro, i Santi «si fanno insegnare dalle bestie l’arte di evitare gli effetti nocivi della domesticazione, che la vita in società impone».

Infatti: «Gli animali domestici muoiono prematuramente. E così gli uomini, cui le convenzioni sociali vietano di obbedire spontaneamente al ritmo della vita universale».

«Queste convenzioni impongono un’attività continua, interessata, estenuante [mentre è opportuno] alternare i periodi di vita rallentata e di tripudio».

«Il Santo non si sottomette al ritiro o al digiuno se non al fine di giungere, grazie all’estasi, a evadere per lunghi viaggi. Questa liberazione è preparata da giochi vivificanti, che la natura insegna».

«Ci si allena alla vita paradisiaca imitando i sollazzi degli animali. Per santificarsi, bisogna prima abbrutirsi – si intenda: imparare dai bambini, dalle bestie, dalle piante, l’arte semplice e gioiosa di non vivere che in vista della vita».

[M. Granet, Il Pensiero Cinese, Adelphi 2019, kindle pp. 6904-6909].

 

La suggestione del passato da perpetuare, il laccio dei giudizi ristretti e i legami di cerchia possono sottrarci la ricchezza celata, rubando il presente e il futuro: questo il vero errore da evitare!

Ciò che conta non è ripristinare la situazione, copiare gli antichi o gli acclamati e forti, identificarsi per stare quieti e non sbagliare, bensì rinnovare se stessi per evolvere, crescere, espandere, stupire. 

Altrimenti i nostri goffi problemi saranno sempre identici e non ci sarà Cammino esuberante né Terra Promessa, ma solo un circolo vizioso di rimpianti o finte rassicurazioni.

Per vivere la Fede dell’attimo reale - non rinunciataria e che mette le cose in fila - non si può essere scolaretti ripetenti del luogo o delle mode, del tempo o del giorno prima.

 

 

Decisione radicale e totale:

la Chiesa non promuove se stessa

 

Nel Vangelo di oggi (cfr Lc 9,51-62), San Luca dà inizio al racconto dell’ultimo viaggio di Gesù verso Gerusalemme, che si chiuderà al capitolo 19. È una lunga marcia non solo geografica e spaziale, ma spirituale e teologica verso il compimento della missione del Messia. La decisione di Gesù è radicale e totale, e quanti lo seguono sono chiamati a misurarsi con essa. L’Evangelista ci presenta oggi tre personaggi – tre casi di vocazione, potremmo dire – che mettono in luce quanto è richiesto a chi vuole seguire Gesù fino in fondo, totalmente.

Il primo personaggio Gli promette: «Ti seguirò dovunque tu vada» (v. 57). Generoso! Ma Gesù risponde che il Figlio dell’uomo, a differenza delle volpi che hanno le tane e degli uccelli che hanno i nidi, «non ha dove posare il capo» (v. 58). La povertà assoluta di Gesù. Gesù, infatti, ha lasciato la casa paterna e ha rinunciato ad ogni sicurezza per annunciare il Regno di Dio alle pecore perdute del suo popolo. Così Gesù ha indicato a noi suoi discepoli che la nostra missione nel mondo non può essere statica, ma è itinerante. Il cristiano è un itinerante. La Chiesa per sua natura è in movimento, non se ne sta sedentaria e tranquilla nel proprio recinto. È aperta ai più vasti orizzonti, inviata - la Chiesa è inviata! -  a portare il Vangelo per le strade e raggiungere le periferie umane ed esistenziali. Questo è il primo personaggio.

Il secondo personaggio che Gesù incontra riceve direttamente da Lui la chiamata, però risponde: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre» (v. 59). È una richiesta legittima, fondata sul comandamento di onorare il padre e la madre (cfr Es 20,12). Tuttavia Gesù replica: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (v. 60). Con queste parole, volutamente provocatorie, Egli intende affermare il primato della sequela e dell’annuncio del Regno di Dio, anche sulle realtà più importanti, come la famiglia. L’urgenza di comunicare il Vangelo, che spezza la catena della morte e inaugura la vita eterna, non ammette ritardi, ma richiede prontezza e disponibilità. Dunque, la Chiesa è itinerante, e qui la Chiesa è decisa, agisce in fretta, sul momento, senza aspettare.

Il terzo personaggio vuole anch’egli seguire Gesù ma a una condizione: lo farà dopo essere andato a congedarsi dai parenti. E questo si sente dire dal Maestro: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (v. 62). La sequela di Gesù esclude rimpianti e sguardi all’indietro, ma richiede la virtù della decisione.

La Chiesa, per seguire Gesù, è itinerante, agisce subito, in fretta, e decisa. Il valore di queste condizioni poste da Gesù – itineranza, prontezza e decisione – non sta in una serie di “no” detti a cose buone e importanti della vita. L’accento, piuttosto, va posto sull’obiettivo principale: diventare discepolo di Cristo! Una scelta libera e consapevole, fatta per amore, per ricambiare la grazia inestimabile di Dio, e non fatta come un modo per promuovere sé stessi. È triste questo! Guai a coloro che pensano di seguire Gesù per promuoversi, cioè per fare carriera, per sentirsi importanti o acquisire un posto di prestigio. Gesù ci vuole appassionati di Lui e del Vangelo. Una passione del cuore che si traduce in gesti concreti di prossimità, di vicinanza ai fratelli più bisognosi di accoglienza e di cura. Proprio come Lui stesso ha vissuto.

La Vergine Maria, icona della Chiesa in cammino, ci aiuti a seguire con gioia il Signore Gesù e ad annunciare ai fratelli, con rinnovato amore, la Buona Notizia della salvezza.

(Papa Francesco, Angelus 30 giugno 2019)

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Those living beside us, who may be scorned and sidelined because they are foreigners, can instead teach us how to walk on the path that the Lord wishes (Pope Francis)
Chi vive accanto a noi, forse disprezzato ed emarginato perché straniero, può insegnarci invece come camminare sulla via che il Signore vuole (Papa Francesco)
Many saints experienced the night of faith and God’s silence — when we knock and God does not respond — and these saints were persevering (Pope Francis)
Tanti santi e sante hanno sperimentato la notte della fede e il silenzio di Dio – quando noi bussiamo e Dio non risponde – e questi santi sono stati perseveranti (Papa Francesco)
In some passages of Scripture it seems to be first and foremost Jesus’ prayer, his intimacy with the Father, that governs everything (Pope Francis)
In qualche pagina della Scrittura sembra essere anzitutto la preghiera di Gesù, la sua intimità con il Padre, a governare tutto (Papa Francesco)
It is necessary to know how to be silent, to create spaces of solitude or, better still, of meeting reserved for intimacy with the Lord. It is necessary to know how to contemplate. Today's man feels a great need not to limit himself to pure material concerns, and instead to supplement his technical culture with superior and detoxifying inputs from the world of the spirit [John Paul II]
Occorre saper fare silenzio, creare spazi di solitudine o, meglio, di incontro riservato ad un’intimità col Signore. Occorre saper contemplare. L’uomo d’oggi sente molto il bisogno di non limitarsi alle pure preoccupazioni materiali, e di integrare invece la propria cultura tecnica con superiori e disintossicanti apporti provenienti dal mondo dello spirito [Giovanni Paolo II]
This can only take place on the basis of an intimate encounter with God, an encounter which has become a communion of will, even affecting my feelings (Pope Benedict)
Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento (Papa Benedetto)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
We are faced with the «drama of the resistance to become saved persons» (Pope Francis)
Siamo davanti al «dramma della resistenza a essere salvati» (Papa Francesco)
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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