Lug 18, 2025 Scritto da 

Zizzanie, fallibilità e Mistero felice

La Rinascita - dalle mancanze

(Mt 13,24-30)

 

La metafora che segue la parabola iniziale vuole sottolineare che la presenza del “male” nel mondo non è da attribuire alla mancanza di vitalità del Seme, né all’Opera divina.

 

Gesù sconvolge il cliché precipitoso della morale apostolica:

«Vuoi dunque che andando le raccogliamo? Ma Egli dichiara: No, perché raccogliendo le zizzanie non abbiate a sradicare con esse il grano. Lasciate crescere insieme ambedue fino alla mietitura» (vv.28-30).

 

Nel commento a Tao Tê Ching xxxvi il maestro Wang Pi scrive: «Uniformandosi alla natura delle creature, il modo migliore per evitare future difficoltà è d’indurle a correre spontaneamente alla rovina, senza sottoporle ai castighi».

Alle qualità s’intrecciano errori, debolezze e incoerenze, ma sin dai primi tempi nelle comunità alcuni credenti facevano fatica a convivere con le differenti mentalità dei fratelli di Fede - situazione che tuttavia consentiva poi di lasciar brulicare vita.

E si sperimentava che il tempo era la migliore medicina per far seccare spontaneamente l’erba parassita: essa in prospettiva neppure si rivelava tale; anzi, di frequente il viceversa.

La parabola del buon grano e delle zizzanie vuole aiutarci a non cadere nell’esclusivismo - non per questioni ideologiche, bensì vitali.

Le mani rozze di alcuni discepoli strapperebbero tutto l’intreccio delle radici varie con la terra e fra loro.

Le cernite anzitempo rovinerebbero ogni cosa buona nel presente, e il futuro stesso.

 

L’adempimento delle leggi di purità aveva assicurato la separazione del giudaismo dalle altre culture.

Così alcuni convertiti al Cristo Messia non volevano rinunciare ai loro marchi identitari.

Altri come Paolo insegnavano che l’impurità è bene sia perseguita, ma va tollerato il peccatore.

Il dibattito interno faceva crescere la consapevolezza: nella vita reale persiste una mescolanza di cose - in sintonia e [almeno a prima vista] contrarie alla Parola di Dio.

In apparenza c’è come un nemico ambizioso che dorme dentro ciascuno di noi e persino nelle chiese, il quale talora può sembrare voler farci smarrire la ragion d’essere stessa del credere.

Dinanzi all’ambiguità di bene e male - o meglio delle idee su bene e male - alcuni si precipitano a voler risolvere immediatamente.

Essi pretendono di poter estirpare l’indecorosità in modo definitivo sulla base di opinioni, preconcetti dottrinali e morali - i quali però non guardano le persone e gli accadimenti [se non nel solito modo (rigido)].

L’insegnamento del Signore è un richiamo.

Non è immediato comprendere la valenza poliedrica di queste energie preparatorie, che dal loro magma e dissidio faranno nascere le sintonie inattese del futuro inopinabile di Dio.

Nuove opportunità germogliano anche dalla mediocrità personale o istituzionale. Addirittura una paradossale condizione di crescita e prosperità della Chiesa, ‘perfetta’ nella misura in cui si riconosce sulla Via di conversione al Cristo: «semper conformanda».

 

L’uniformità dei fondamentalisti o puristi vorrebbe una giustizia esterna, immediata e risolutiva (in forme eloquenti) ma solo Dio è in grado di sondare le profondità degli accadimenti.

Alcuni si aggrappano alle sicurezze di norma, ma tali schemi chiudono subito gli squilibri del caos che avrebbe potuto farsi fecondo proprio di quelle novità provvidenziali: esse che soppiantano lo stantio, rielaborando e adattando l’insospettato [così risolvendo i veri problemi e facendo sognare ben difformi propositi - un altro destino].

Per non mortificare la vita nell’illusione di comportamenti e procedure “non negoziabili” [per lo più, sicurezze culturali e religiose che poi vengono abbandonate] le comunità non devono chiudersi dentro siepi soffocanti.

Sarebbero insopportabili: hanno la missione d’imparare il dialogo con le differenze e lo stare con le contrapposizioni disparate, affinché la vita diventi ricca attraverso le relazioni difformi e lo scambio concreto dei doni personali, in contesti variegati e persino discordi.

Tale il valore aggiunto che spalanca la Vita Nuova, mentre il mito dell’indefettibilità rimane confinato alle sètte.

Infatti, non di rado proprio quel lato di noi stessi che non vogliamo, che rifiutiamo, che vorremmo escludere o correggere - e malgiudicato dagli altri - forse si è già rivelato o si rivelerà nel tempo la parte migliore di noi, sia dal punto di vista della realizzazione eccezionale della personalità che della Chiamata per Nome missionaria.

 

Ciascun credente è ‘alleato’ e infedele insieme, ma in tale attrito si annidano le nuove scintille [anche di disappunto fecondo] e il nostro completamento - percorrendo i paradossi della fallibilità. Nonché i sentieri culturali inediti, persino economici, politici e sociali.

Dice il Tao (LVIII): «Quando il governo in tutto s’intromette, il popolo è frammentato [!]. La fortuna si origina nella sfortuna, la sfortuna si nasconde nella fortuna. Chi ne conosce il culmine? Quei che non corregge. La correzione si converte in falsità, il bene si converte in presagio di sventura, e ogni giorno lo sconcerto del popolo si fa più profondo e più durevole. Per questo il Santo è quadrato ma non taglia, è incorrotto ma non ferisce, è diritto ma non ostenta, è luminoso ma non abbaglia».

 

Come nella Chiesa, chi affronta la vita nello Spirito e desidera che la sua avventura fiorisca, deve imparare a rispettare i disagi e far convivere in sé le contraddizioni.

Abbracciare i lati opposti e le sue stesse diverse immagini - che dimorano dentro. E senza commentare, in modo più disinvolto, con percezione sgombra.

Respingere, denominare e reprimere quelli che immaginiamo essere “difetti”... ci preclude l’altro orizzonte - quello che diventa Alleato.

È il punto di vista inatteso, il quale recupera e rimette le cose a posto; generando saperi, vita completa e relazioni piene, imprevedibili, da stupore.

Ecco sprigionarsi la Felicità - quando non la si disturba a monte.

Ansie, pregiudizi, rimproveri, opinioni consuete, aspettative, propostiti innaturali, timori, falsi atteggiamenti dell’io omologato (e così via) non fanno crescere.

Le precomprensioni esterne ci relegano e tormentano in divagazioni fideistiche, storiche, moralistiche o di performance; infine confinando ciascuno nel senso d’inferiorità rispetto ai modelli.

Sentenze, paradigmi, epiteti a cliché, concezioni e atteggiamenti cerebrali, chiudono tutti noi nelle nevrosi, nei conflitti, nelle angosce, nei giri viziosi che alterano le possibilità di scoperta personale - tagliando il senso del Mistero e lo sguardo d’Altrove.

Il mondo di Dio fuori e dentro di noi non vive di comparazioni e giudizio di colpa, che ci trattengono - ma (sostando nelle “mancanze”) d’una Mèta che non si attende.

Energia eccessiva, Tendenza indomabile, che surclassa ogni devota unilateralità.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Sosti nelle “mancanze”, o guardi Altrove?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Isn’t the family just what the world needs? Doesn’t it need the love of father and mother, the love between parents and children, between husband and wife? Don’t we need love for life, the joy of life? (Pope Benedict)
Non ha forse il mondo bisogno proprio della famiglia? Non ha forse bisogno dell’amore paterno e materno, dell’amore tra genitori e figli, tra uomo e donna? Non abbiamo noi bisogno dell’amore della vita, bisogno della gioia di vivere? (Papa Benedetto)
Thus in communion with Christ, in a faith that creates charity, the entire Law is fulfilled. We become just by entering into communion with Christ who is Love (Pope Benedict)
Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore (Papa Benedetto)
From a human point of view, he thinks that there should be distance between the sinner and the Holy One. In truth, his very condition as a sinner requires that the Lord not distance Himself from him, in the same way that a doctor cannot distance himself from those who are sick (Pope Francis))
Da un punto di vista umano, pensa che ci debba essere distanza tra il peccatore e il Santo. In verità, proprio la sua condizione di peccatore richiede che il Signore non si allontani da lui, allo stesso modo in cui un medico non può allontanarsi da chi è malato (Papa Francesco)
The life of the Church in the Third Millennium will certainly not be lacking in new and surprising manifestations of "the feminine genius" (Pope John Paul II)
Il futuro della Chiesa nel terzo millennio non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del « genio femminile » (Papa Giovanni Paolo II)
And it is not enough that you belong to the Son of God, but you must be in him, as the members are in their head. All that is in you must be incorporated into him and from him receive life and guidance (Jean Eudes)
E non basta che tu appartenga al Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che è in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida (Giovanni Eudes)
This transition from the 'old' to the 'new' characterises the entire teaching of the 'Prophet' of Nazareth [John Paul II]
Questo passaggio dal “vecchio” al “nuovo” caratterizza l’intero insegnamento del “Profeta” di Nazaret [Giovanni Paolo II]
The Lord does not intend to give a lesson on etiquette or on the hierarchy of the different authorities […] A deeper meaning of this parable also makes us think of the position of the human being in relation to God. The "lowest place" can in fact represent the condition of humanity (Pope Benedict)
Il Signore non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità […] Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio. L’"ultimo posto" può infatti rappresentare la condizione dell’umanità (Papa Benedetto)
We see this great figure, this force in the Passion, in resistance to the powerful. We wonder: what gave birth to this life, to this interiority so strong, so upright, so consistent, spent so totally for God in preparing the way for Jesus? The answer is simple: it was born from the relationship with God (Pope Benedict)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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