Gen 14, 2025 Scritto da 

Il discernimento si fa acuto: simbologia della mano

Sollecitudini diverse: l’azione umanizzante, e quella secca dei gufi

(Mc 3,1-6)

 

Commentando il Tao Tê Ching (XLVII), il maestro Ho-shang Kung scrive: «Il santo conosce il grande basandosi sul piccolo, l’esteriore esaminando l’interiore».

E ribadisce: «Senza salire in cielo e senza scendere negli abissi, il santo conosce il Cielo e la Terra: li conosce con il cuore».

 

Procurare il bene e sollevare la persona reale - così com’è, nella propria unicità - è l’unico valore non negoziabile; criterio di tutto il Vangelo.

Anche la Torah nel suo nucleo e senso voleva essere un mezzo importante della pedagogia umana, personale, religiosa - non il fine.

Le norme ci accompagnano volentieri, quando esse facilitano la strada per dialogare con il Signore, incontrandolo in noi e nei fratelli.

Ma la “lettera” è fredda e immotivata.

Avvenuto l’Incontro, la precedenza va data al Progetto di Dio, sollecito a realizzarci e lasciar fiorire; non alle procedure.

Infatti, le prescrizioni mettono tutti e sempre in allerta nei confronti del ‘bisogno diverso’.

Per questo, solidarietà e fraternità sono poste al di sopra di qualsiasi ossequio devoto e identitario, o necessità dottrinale, nonché osservanza esteriore del culto [se vissuto da automi].

Le stesse norme vanno comprese affinché conducano alla vita ‘con’ e ‘in’ Cristo - per la realizzazione e pienezza di essere.

Altrimenti la virtù scrupolosa di religione si converte in azione maligna e vizio di fede - che perde la totalità della persona (v.4).

 

In tal guisa, nel giorno della sinagoga non si deve celebrare una restaurazione che timbri il cartellino.

Piuttosto, ci si raduna in assemblea per meglio restituire l’uomo alla sua dignità di essere sublime, da promuovere in modo illimitato.

Il sabato del Messia non è il giorno delle parzialità di costume: gesti e parole esprimono il Volto del Padre, la sua sollecitudine.

È tempo insieme di Liberazione e Creazione, di promozione delle energie vitali, secondo il Disegno originario e pieno.

Ma nel luogo del rito abitudinario, dove vige la mentalità tradizionale [ovvero à la page] compassata, Gesù non va a pregare, bensì a insegnare e curare.

Neppure il paralizzato aveva chiesto guarigione - tanto gli sembrava normale stare lì in quel modo e non ricevere attenzioni, né alcuno stimolo; neanche il bene.

Nondimeno l’Amore è nucleo ed essenza della Legge: anche in giorno di precetto l’aiuto era pur consentito dalle stesse prescrizioni, in caso di necessità estrema o ripercussione sugli altri.

 

Il Signore sta dicendo ai [suoi intimi] responsabili di chiesa:

Sbloccare la persona che non riesce a fare nulla di buono - «mano arida» (vv.1.3) - è questione di vita o di morte, anche per tutta la comunità [guarire o «annientare»: v.4].

Quando i parrucconi della religione indifferente e secca, e i primi della classe della devozione sofisticata, distorta, vengono provocati, la maschera pia scompare.

Diventano violenti anche di fronte al bene che Dio opera su chi è malmesso - e votato al peggio senza neanche accorgersi.

La mano [l’azione] da guarire resta anzitutto quella delle mummie unilaterali cui si rivolge l’insegnamento forte dell’episodio.

Osservare il giorno del Signore significa, anche per noi: potenziare le possibilità espressive dell’uomo e reintegrarlo in un ‘ordine nuovo’.

Ciò sgombrando l’ambiente incline al settarismo [o all’ideologismo] da gufi vecchi e nuovi che intendono salvare le apparenze per mantenere potere, finto prestigio dottrinale, sudditanza delle coscienze.

Ma per adempiere il “precetto” redentivo, gli atteggiamenti devianti vanno per primi anch’essi assunti, e salvati - al pari di energie preparatorie di nuovi assetti.

 

Ancora il maestro Ho-shang: «Quando chi sta in alto ama la Via, chi sta in basso ama la virtù; quando chi sta in alto ama la guerra, chi sta in basso ama la forza».

Le agenzie di plagio di alcune “chiesuole” particolari che vogliono le anime bloccate su rapporti di dominio, volentieri progetterebbero di far permanere i malati nel loro stato di dipendenza.

Per alcuni perversi meccanismi di pastorale e catechesi di massa, i timorosi e insicuri devono restare anonimi; anche nel tempo del cammino sinodale.

I senza voce sono sempre utili, affinché i ben introdotti possano continuare a galleggiare sul mondo - con le loro immutate manfrine o teorie.

Per interesse devoto, moralista, o di parte [questa sì privata e glamour, ovvero colma d’insidie legaliste] ben volentieri li lascerebbero incerti e inconsapevoli, o peggio - anche se si presentasse Gesù in persona a liberarli.

Non ce lo possiamo più permettere.

Non possiamo più acconsentire trascuratezze: l’attuale scossone della crisi globale sta accelerando la caduta delle maschere, degli atteggiamenti paludosi o istrionici; e delle pratiche simboliche fini a se stesse.

L’emergenza che investe tutti fa comprendere meglio la differenza tra contenuti inconsci e verità, fossilizzazioni sedentarie ed energie nascoste; religiosità e Fede - discrimine della vita in Cristo e nello Spirito.

Nei suoi lati di limitazione e Completezza, legalismo e Liberazione, stasi e Rinascita, ritorno a come sempre o Rigenerazione, formalismo e Letizia, oggi il discernimento si fa più acuto.

 

Avendo già valutato inutile approfittare dell’istituzione religiosa ufficiale per immettere in essa la novità del Regno, nel cap.3 del Vangelo di Mc si propugna un nuovo progetto di comunità.

Il Maestro vuole guidare le persone di ogni ceto a sentire e vivere profondamente la propria e altrui dimensione umana, segnata dalla paradossale feconda esperienza della fallibilità.

Solo quando ne interiorizzassero il senso e vivessero così, le autorità e i credenti farebbero davvero l’esperienza di provare compassione verso i limiti della carne - comprensione caratteristica dell’essere “umani”.

 

In tale opera il Signore parte sempre dalle masse abbandonate dai loro pastori.

L’incipit autentico viene da gente insignificante ma svincolata dalle autorità del tessuto religioso-politico, e dalle linee di successione dinastica ufficiali.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Quando hai notato virtù di religione convertite in vizi di fede?

Cosa intendi per Salvezza assicurata dal Regno di Dio?

 

 

Teologia e simbologia della Mano:

 

«Riflettiamo perciò nuovamente sui segni nei quali il Sacramento ci è stato donato. Al centro c'è il gesto antichissimo dell'imposizione delle mani, col quale Egli ha preso possesso di me dicendomi: "Tu mi appartieni". Ma con ciò ha anche detto: "Tu stai sotto la protezione delle mie mani. Tu stai sotto la protezione del mio cuore. Tu sei custodito nel cavo delle mie mani e proprio così ti trovi nella vastità del mio amore. Rimani nello spazio delle mie mani e dammi le tue".

Ricordiamo poi che le nostre mani sono state unte con l'olio che è il segno dello Spirito Santo e della sua forza. Perché proprio le mani? La mano dell'uomo è lo strumento del suo agire, è il simbolo della sua capacità di affrontare il mondo, appunto di "prenderlo in mano". Il Signore ci ha imposto le mani e vuole ora le nostre mani affinché, nel mondo, diventino le sue. Vuole che non siano più strumenti per prendere le cose, gli uomini, il mondo per noi, per ridurlo in nostro possesso, ma che invece trasmettano il suo tocco divino, ponendosi a servizio del suo amore. Vuole che siano strumenti del servire e quindi espressione della missione dell'intera persona che si fa garante di Lui e lo porta agli uomini. Se le mani dell'uomo rappresentano simbolicamente le sue facoltà e, generalmente, la tecnica come potere di disporre del mondo, allora le mani unte devono essere un segno della sua capacità di donare, della creatività nel plasmare il mondo con l'amore – e per questo, senz'altro, abbiamo bisogno dello Spirito Santo. Nell'Antico Testamento l'unzione è segno dell'assunzione in servizio: il re, il profeta, il sacerdote fa e dona più di quello che deriva da lui stesso. In un certo qual modo è espropriato di sé in funzione di un servizio, nel quale si mette a disposizione di uno più grande di lui. Se Gesù si presenta oggi nel Vangelo come l'Unto di Dio, il Cristo, allora questo vuol proprio dire che Egli agisce per missione del Padre e nell'unità con lo Spirito Santo e che, in questo modo, dona al mondo una nuova regalità, un nuovo sacerdozio, un nuovo modo d'essere profeta, che non cerca se stesso, ma vive per Colui, in vista del quale il mondo è stato creato. Mettiamo le nostre mani oggi nuovamente a sua disposizione e preghiamolo di prenderci sempre di nuovo per mano e di guidarci».

[Papa Benedetto, omelia del Crisma 13 aprile 2006]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

For those who first heard Jesus, as for us, the symbol of light evokes the desire for truth and the thirst for the fullness of knowledge which are imprinted deep within every human being. When the light fades or vanishes altogether, we no longer see things as they really are. In the heart of the night we can feel frightened and insecure, and we impatiently await the coming of the light of dawn. Dear young people, it is up to you to be the watchmen of the morning (cf. Is 21:11-12) who announce the coming of the sun who is the Risen Christ! (John Paul II)
Per quanti da principio ascoltarono Gesù, come anche per noi, il simbolo della luce evoca il desiderio di verità e la sete di giungere alla pienezza della conoscenza, impressi nell'intimo di ogni essere umano. Quando la luce va scemando o scompare del tutto, non si riesce più a distinguere la realtà circostante. Nel cuore della notte ci si può sentire intimoriti ed insicuri, e si attende allora con impazienza l'arrivo della luce dell'aurora. Cari giovani, tocca a voi essere le sentinelle del mattino (cfr Is 21, 11-12) che annunciano l'avvento del sole che è Cristo risorto! (Giovanni Paolo II)
Christ compares himself to the sower and explains that the seed is the word (cf. Mk 4: 14); those who hear it, accept it and bear fruit (cf. Mk 4: 20) take part in the Kingdom of God, that is, they live under his lordship. They remain in the world, but are no longer of the world. They bear within them a seed of eternity a principle of transformation [Pope Benedict]
Cristo si paragona al seminatore e spiega che il seme è la Parola (cfr Mc 4,14): coloro che l’ascoltano, l’accolgono e portano frutto (cfr Mc 4,20) fanno parte del Regno di Dio, cioè vivono sotto la sua signoria; rimangono nel mondo, ma non sono più del mondo; portano in sé un germe di eternità, un principio di trasformazione [Papa Benedetto]
In one of his most celebrated sermons, Saint Bernard of Clairvaux “recreates”, as it were, the scene where God and humanity wait for Mary to say “yes”. Turning to her he begs: “[…] Arise, run, open up! Arise with faith, run with your devotion, open up with your consent!” [Pope Benedict]
San Bernardo di Chiaravalle, in uno dei suoi Sermoni più celebri, quasi «rappresenta» l’attesa da parte di Dio e dell’umanità del «sì» di Maria, rivolgendosi a lei con una supplica: «[…] Alzati, corri, apri! Alzati con la fede, affrettati con la tua offerta, apri con la tua adesione!» [Papa Benedetto]
«The "blasphemy" [in question] does not really consist in offending the Holy Spirit with words; it consists, instead, in the refusal to accept the salvation that God offers to man through the Holy Spirit, and which works by virtue of the sacrifice of the cross [It] does not allow man to get out of his self-imprisonment and to open himself to the divine sources of purification» (John Paul II, General Audience July 25, 1990))
«La “bestemmia” [di cui si tratta] non consiste propriamente nell’offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la salvezza che Dio offre all’uomo mediante lo Spirito Santo, e che opera in virtù del sacrificio della croce [Esso] non permette all’uomo di uscire dalla sua autoprigionia e di aprirsi alle fonti divine della purificazione» (Giovanni Paolo II, Udienza Generale 25 luglio 1990)
Every moment can be the propitious “day” for our conversion. Every day (kathēmeran) can become the today of our salvation, because salvation is a story that is ongoing for the Church and for every disciple of Christ. This is the Christian meaning of “carpe diem”: seize the day in which God is calling you to give you salvation! (Pope Benedict)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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