Fermezza non convenzionale
(Mt 7,6.12-14)
Anche noi dopo una bella liturgia eucaristica siamo forse pronti a calpestare, condannare, azzannare?
Ci chiudiamo in congreghe unilaterali che facciano sentire forti, rivoltando l’Annuncio del Vangelo?
Significa che viviamo nel timore di non essere personalmente all’altezza della situazione; così ci lasciamo mettere i piedi in testa da qualcuno o dal branco.
Bisogna cambiare registro, partendo dall’anima e dalle più intime dinamiche degli approcci.
La Lieta Notizia è Perla (v.6). Gemma che non andrebbe dispensata a quanti la userebbero solo come strumento.
C’è infatti chi mantiene l’antica mentalità competitiva, pagana - talora sino a mirare di suffragare le proprie concezioni di dominio, con belle maniere [che prima o poi lasciano cadere le maschere].
Qualcuno forse con la copertura della stessa Parola di Dio.
Al tempo di Gesù ad es. la stessa Legge (scritta e orale) finiva per essere usata non per favorire l’accoglienza degli emarginati e bisognosi, ma per accentuare i distacchi e la ghettizzazione.
Situazioni che non valorizzavano i doni personali, e stavano portando perfino al collasso le fasce di popolazione meno tutelate.
Insomma, l’alleanza fra trono e altare - invece di rafforzare il senso comunitario - veniva usata per accentuare le gerarchie. Come arma che legittimasse tutta una mentalità di esclusioni, e confermasse la logica imperiale del dividi et impera.
Gesù vuole invece tornare al Sogno del Padre: quello ineliminabile della fraternità, unico suggello alla storia della salvezza.
Per questo il suo criterio non fugace è quello di allacciare la Parola di Dio alla vita della gente e di ciascuno; in tal modo superare le divisioni.
L’apostolo deve fare quel che deve - non la “perfezione” di facciata che cela i problemi.
In tal guisa, il discepolo dev’essere autenticamente motivato, non avere una doppia vita; e neppure inviato a disperdere le energie.
Anche per noi stessi, è indispensabile fare attenzione agli imbroglioni e pataccari dell’anima.
Bisogna fare il balzo della Fede - che non consente di rovesciare i valori.
Molti sono i trucchi che gli opportunisti della religione possono mettere in campo per attirare l’occhio e sfruttare l’ingenuità dei piccoli - quindi rivoltarsi contro di essi.
I semplici hanno sempre il cuore in mano, e spontaneamente si fidano del prossimo.
Di fronte a vecchi e nuovi imbonitori, i figli di Dio spesso danno tutto per oro colato - facendosi talora plagiare e sfruttare, o invischiare in club dai giri di pubbliche e private relazioni poco limpide.
Di recente anche la Santa Sede è stata costretta a provvedimenti disciplinari severissimi contro marpioni dello “spirito” che propugnano ai deboli una falsa disciplina mistica.
Conosciamo i meccanismi delle sette, che garantiscono felicità, chiudendo gli adepti in gabbie mentali.
Il Signore non ci promette vita nuova… solo quando finalmente avremo dissipato i nostri dubbi, risolto definitivamente problemi, realizzato sogni e ambizioni.
Cristo non desidera esautorare le anime sensibili al punto d’espropriarle e non renderle consapevoli, coinvolgendole in battaglie inutili.
Neppure ammette che qualcuno tra i suoi intimi possa “a fin di bene” tentare di ingannare i malfermi, incantandoli di luoghi comuni spacciati per solenni verità. Evitando accuratamente che capiscano i Vangeli, la vita odierna e la loro stessa anima; che studino, si confrontino, si aggiornino - e approfondiscano le tematiche.
Il Padre vuole che ciascuno esprima le proprie capacità creative, i diversi personaggi che lo abitano dentro - in cui prende forma la personale natura profonda di figlio, tutta da scoprire. E che ha il suo senso, in ordine alla Salvezza.
Alcuni gruppi usano emotivizzare le proposte con un arrembaggio di idee antiquate o sofisticate [tutte parziali] - condite di retropensieri o attività praticone, le quali esautorano le coscienze.
Circoli che si appropriano dell’esistenza globale, del lavoro, delle speranze e dei beni dei semplici - anche di giovani, e creduloni vari.
Purtroppo qua e là affiorano individui pericolosissimi e vere e proprie agenzie di manipolazione, con lo scopo di alienare le persone.
Esse galleggiano sfruttando la gratuità degli innocenti che cercano Dio, nonché le risorse del bene comune.
È giusto avere fiducia nella donna, nell’uomo e nelle comitive, ma esiste il male (anche spirituale) subdolo, che è assassino.
Lo si riconosce ormai: in chi presume di sé ed è talmente gonfio che non passerà mai attraverso un pertugio (vv.13-14) - quindi non traccerà mai nuove strade.
E purtroppo farà di tutto affinché anche gli altri non le esplorino, esorcizzandole di narrazioni à la page o slogan fatti; imponendo modelli; sentendosi cordata o club privilegiato.
Galleggiando sull’ignoranza delle argomentazioni, qualcuno magari potrà mantenere il suo finto prestigio e uno stile di vita da satrapo.
A volte però le maschere cadono.
Ciò capita ad es. quando nelle difficoltà il branco degli invidiosi carrieristi affaristi in veste di pecore (v.15) che sanno di poter condizionare più facilmente chi cade in stato di smarrimento e debolezza - non recupera né accompagna, ma si gode lo spettacolo attendendo la rovina... riservandosi d’intimidire i comunque non omologabili, aggiungendo male al male senza briciole di pietà umana.
La valutazione dev’essere costantemente tenuta in esercizio, onde evitare che i finti santi [nei quali da inesperti rischiamo di cadere in braccio] riescano a profanare la nostra persona e Chiamata.
Quindi - come ha precisato Papa Francesco - «Agnello... con l’astuzia cristiana. Agnello, non scemo».
Non sono altri che devono decidere per noi.
Ci sono opportunisti della religione disposti a riempire il cuore sano altrui di disturbi, per ideologia e tornaconto.
I primi cristiani avevano ben compreso che la fede nella vittoria della vita sulla morte è incompatibile con l’attaccamento all’effimero o a qualsiasi influsso.
A tale riguardo è significativa la testimonianza indiretta di Luciano di Samosata (125-192) autore di satire contro superstizioni e credulonerie tra le quali annovera anche il ‘Cristianesimo’.
Con linguaggio scanzonato, l’autore descrive in «La morte di Peregrino» [De morte Peregrini, 13] l’impatto che la fede esercitava sulla vita dei semplici del suo tempo:
«Il loro primo legislatore li persuade che sono tutti fratelli tra loro e, come si convertono, rinnegando gli dei greci, adorano quel sapiente crocifisso e vivono secondo le sue leggi. Per la qualcosa disprezzano tutti i beni egualmente e li credono comuni e non se ne curano quando li hanno. Perciò se tra loro sorgesse un accorto impostore che sapesse ben maneggiarli, immediatamente diventerebbe ricco, canzonando questa gente credulona e sciocca».
La sfida è aperta, perché il medesimo paragone può essere traslato su aspetti dirimenti - purtroppo anche laceranti - della vita interiore, quando viene resa tormentosa e poco limpida in modo artificioso.
Pertanto, la «porta stretta» non è un passaggio riservato ad alcuni “integri” o eletti a vita; non di rado poco genuini e impegnati a esercitare influsso, scompigliando la trasparenza delle anime e delle cose.
Come diceva Papa Benedetto: «è sempre in agguato la tentazione di interpretare la pratica religiosa come fonte di privilegi o di sicurezze».
Allora, come individuare coloro che intendono disumanizzarci, chiudendoci in paragoni ossessivi - usandoci solo per banale interesse - ovunque porgendosi con argomenti apparentemente elevatissimi?
Sulla base del ‘passato’ o del ‘futuro’ [tutto loro], le false guide ci costringono a fare guerra a noi stessi - e criticarci - invece di moltiplicare le forze, e proseguire ad esplorare altri mondi.
Seguire modelli esterni significa gettare la nostra Perla davanti ai «porci» (v.6): buttarsi ai piedi di chi - per carpirci l'anima - non ha rispetto, ci giudica, sgrida e svaluta.
Mentre i piccoli vivono nel presente. Fermezza non convenzionale.