«Un tempo brevissimo»: non siamo in sala d’aspetto
(Gv 16,16-20)
La comunione umana dei primi discepoli col Maestro è stata suggestiva, non esauriente. Essa deve ora rinnovarsi.
Ciò avviene nel passaggio di Gesù dal mondo al Padre. Quindi nel cammino e dialogo fuori di ogni cerchia, cui gli apostoli stessi sono chiamati.
Il distacco terreno dal Signore è stato drammatico. Ma anche oggi siamo spinti a vivere e crescere nella ‘Chiesa in uscita’.
Spostamento che obbliga i fedeli in Cristo a transitare dai fratelli e sorelle di comunità a un rapporto totalizzante con la famiglia umana.
L’immediata percezione diventerebbe infrangibile: Gesù deve andare e lasciarci soli perché entriamo nel Mistero, in ricerca.
Ciò affinché sia il Risorto e il totalmente Altro a emergere in questo distacco, nella nebbia e notte dell’Esodo ribadito, tutto reale e tutto nuovo.
Anche per noi, la certezza si fa problema; la stabilità conosce le scosse.
Non siamo dei protetti - come nella religione pagana, dove gli dèi scendevano nelle difficoltà e parteggiavano per gli amici.
C’è un distacco dalle rappresentazioni di Dio, persino dal nostro modo comune di pensare il Risorto.
Egli diventa eco dell’anima, che guida. E si fa ‘corpo’ ossia Chiesa; nonché “chiamata” alla frantumazione degl’idoli, alla testimonianza in uscita.
L'attività evangelizzatrice degli apostoli genuini va di pari passo con il Signore, e ne riflette le vicende, l’insegnamento, il tipo di confronti.
In tal guisa il Vivente si fa presente e operante in noi, senza soluzioni di continuità.
Certo, gli eventi che si avvicinano assumono una loro configurazione - ogni volta particolare.
Ma per Fede nella vittoria della vita sulla morte, capiamo: tutto si configura nelle modalità che consentono di esprimere il Nucleo profondo dell’essere, il nostro sentirci chiamati.
Gioia fontale, autentica.
In quanto discepoli, dispieghiamo il Risorto nella storia di ciascuno: morte risurrezione manifestazioni... personali, inedite anche nel segno dei travagli - per ogni credente.
In tale prospettiva tipicamente giovannea (e azione pratica) la morte-risurrezione, la glorificazione alla destra del Padre [Ascensione] e il Dono dello Spirito si rendono simultanei.
Come un ‘nuovo ordine’ di cose [cosiddetto Ritorno alla fine dei tempi].
Insomma, l’avvenimento integrale del Messia umanizzante concede al fedele di sentirsi in comunione con Dio, e unito al Figlio - senza cesura alcuna, né ritardi temporali.
La Fede-Visione coglie lo Spirito innovatore e creatore del Padre all’opera, per edificare il mondo definitivo.
Pertanto, il Giudizio dalla Croce è adesso, non si collocherà dopo un’attesa snervante, in un momento lontano.
Il Tempo della Chiesa non diventa così “intermedio”. Né può giustificare forme di spiritualità oscura e vuota.
L’impatto col divino sfida ed espone. Tuttavia possiede una sua densità, unica.
Le tribolazioni ci sarebbero state - anche tanto serie, ricolme d’imbarazzo e senza precedenti - ma avrebbero trascinato le coscienze ben oltre lo sconcerto e il repentino poco appagante.
Nell’esperienza degli inviati, posti faccia a faccia con la Missione, l’enigmatico «fra poco» non avrebbe avuto nulla d’impenetrabile.
Lo ‘rivediamo’ in Spirito, però non solo nel cuore.
È per un Annuncio insieme - senza intimismi. Libero rapporto con la realtà e il Vivente, “da” noi stessi.
Gv riflette una catechesi a domande e risposte rivolta a coloro che non riuscivano a comprendere il senso della morte del Maestro e chiedevano spiegazioni.
I padroni dell’antica religione del consenso gioivano per la scomparsa di quel sovversivo ed eretico che invece di tenersi quieto e fare carriera era stato una spina nel fianco del loro prestigio - e guadagni - finalmente fatto fuori e svergognato.
Ormai un fallito e rifiutato anche da Dio.
Ebbene: «un tempo brevissimo» o «entro breve tempo» sono espressioni che ribadiscono e marcano la continuità fra esperienza di vicinanza fisica con Gesù e ‘visione’ del Risorto.
Trasfigurato e Signore in-noi, è il medesimo Maestro che riconosciamo nella sua vicenda terrena, compresi gli aspetti meno felici. Ad es. di rifiuto, denuncia, rimprovero.
Proprio come di uno che non sa stare al mondo.
Sono momenti inestimabili: tempi di riscoperta della vicinanza cosmica e divina, ovviamente purificata da illusioni di gloria o conformismo sociale.
Malgrado l’ambiente ostile, la situazione interiore del discepolo non muta: è di unità permanente e non subisce interruzione, anzi diventa più incisiva e diretta al fine.
Fede è Relazione penetrante: anche oggi, non più legata al sentire, al vissuto rituale, o ai segni di una civitas christiana monopolista e consolidata - bensì all’acutezza e incisività dell’adesione personale.
Talora sembra dileguarsi? Subito dopo un dubbio che sorge, ogni cosa si capovolge.
La franchezza nell’aspro confronto con il potere consolidato o con le idee della devozione buona per le sagre e tutte le stagioni, Lo rende improvvisamente Presente.
Vivo e fastidioso, ma stupefacente.
È vero: quando tutto sa di tristezza e prova, in un istante la situazione si rovescia.
È il momento della Felicità profonda: della Visione dell’Amico invisibile che si manifesta nella sua Sapienza e forza reali.
Incarnazione che continua nei testimoni critici e nelle assemblee che si configurano quali Risveglio luminoso del Signore.
Esse affrontano la medesima Passione d’amore e non scansano i problemi: li fanno fiorire come Novità vitale di Dio.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
La tua testimonianza è cosa diluita e fa dormire, o è intensa, perspicace, pungente?