Fede e Guarigione, o esclusione
(Mc 5,21-43)
A Roma, al tempo di Mc, la situazione di confusione generata dalla guerra civile sembrava potesse divenire letale per la sopravvivenza delle giovani comunità perseguitate, che alcuni deridevano (v.40).
I dodici anni di vita e di emorragia delle due donne si richiamano: nella cultura semitica la perdita di sangue indicava impurità [inizio di morte] e conseguente esclusione sociale.
Sangue e morte erano qua e là fattori di emarginazione persino nelle piccole fraternità, che in quel periodo segnato da un pensiero e costumi ancora giudaizzanti impedivano qualsiasi partecipazione, anche agli appuntamenti comuni.
Sotto la diseducazione ossessiva delle guide spirituali, in particolare sul senso di peccato e indegnità - in aggiunta, il terrore religioso dei demoni - tutto sembrava seminasse panico.
Le paure assorbivano gran parte delle risorse emotive. In tal guisa, peggiorando la situazione delle persone (v.26).
Come superare il cumulo di ostacoli, che sembrava non avesse vie d’uscita? Bisognava fare l’esatto contrario di quanto inculcavano le autorità religiose!
Tra l'altro, le donne, del tutto soggiogate, in coscienza non erano affatto d’accordo coi capi.
Esse trovavano persino nel tipo di folla maschile appiccicata a Cristo un impedimento al contatto personale col Signore...
Dunque sapevano che avrebbero dovuto inventarsi qualcosa. E ci provavano di soppiatto.
La “donna” si muove cogliendo il Maestro «da dietro» (v.27) - appunto, di nascosto! Ma il suo non è affatto un sacrilegio.
Gesù si accorge del tocco dei minimi, non solo della solita ressa misogina attorno.
Così, i seguaci che già immaginavano di averlo sequestrato, timorosi della sua sensibilità verso gli ultimi e le non persone - lo trattano da imbecille e scriteriato (v.31).
I discepoli [dirigisti e maschi] stanno sempre accanto al Figlio di Dio, ma non sono affatto d’accordo con Lui. Vogliono solo sequestrarlo per loro.
Caro Rabbi, come ti permetti di avere una reazione diversa da quella che ti dettiamo? E come ti viene in mente di fare attenzione a chi andrebbe solo avversato e condannato - per l’indecente iniziativa che si è messo in testa? Vuoi rovinarci? Ci siamo noi, tanto basta; agli altri, morte e inferno; se possibile, anticipati.
Per Gesù, invece, la qualità della vita e delle nostre attese in questo mondo è importante: non basta pensare all’aldilà [del genere: Qui abbozza, e alla fine meriterai...].
Non conta solo il Cielo.
Pertanto, la trasgressione dei (considerati) contaminati - i quali addirittura seguono la loro coscienza [a quel tempo una vergogna] - è colta dal Signore come espressione di Fede viva (v.34)!
«Figlia»: Cristo accoglie la donna nella sua Chiesa, e in Lei valorizza tutti coloro che gli habitué tengono a distanza di sicurezza.
Neppure pretende che vada al Tempio a offrire ai sacerdoti il sacrificio prescritto dalla Legge!
Solo dice: «La tua Fede ti ha salvata. Va’ in Pace».
Ossia: procedi pure verso la gioia di una vita piena, senza più sul groppone il giudizio d’inadeguatezza [e le solite tare ingannevoli].
In effetti, anche il capo della devozione antica non può che generare “figli” [ossia, tutto un popolo spirituale] già morti in partenza (v.35).
Ma dal momento in cui egli si volge all’autentico Maestro, inizia a compiere il passaggio dalla religiosità elementare alla Fede (v.36).
In tale relazione sponsale intima, senza più il timore del castigo, la fine prematura rigenera vita, giovinezza, felicità.
La lezione non è solo per la sinagoga tradizionale, bensì anche per i massimi esponenti della Chiesa nascente: gli orgogliosi Pietro, Giacomo e Giovanni (v.37).
Proprio perché autoritari, precipitosi e testardi - tutti gli altri fedeli di comunità è bene che stiano a distanza da un ambente che strepita disperato, perché ancora immagina la morte fisica quale steccato invalicabile (v.38).
E qui sorge una nuova trasgressione religiosa: il libro del Levitico proibiva di toccare un cadavere (v.41).
Con tale incredibile gesto Cristo ribadisce: chi osserva la legge che non umanizza produce egli stesso morte e va incontro alla morte.
Unico valore non negoziabile è il bene concreto della persona reale. Dio non guarda meriti [supposti, da osservanze inventate] ma i bisogni.
E la Fede personale è l’Oro divino che realizza la visione interiore.
Qualità di Relazione indistruttibile: tale Azione-compassione oltrepassa la morte che guasta tutto.
Appunto, attirando e compiendo ciò che lo stesso gesto crede (vv.23.28.34.36.39).
«Giovanetta, ti dico: Alzati!» (v.41).
San Girolamo commenta: «Fanciulla, alzati per me: non per merito tuo, ma per la mia grazia. Alzati dunque per me: il fatto di essere guarita non è dipeso dalle tue virtù» [Omelie sul Vangelo di Marco, 3].
Nei Vangeli i verbi Vivere, Salvare e Morire sono ambivalenti e descrivono sia salute e vita fisica che salvezza spirituale, del cuore (v.34).
La narrazione della Parola di oggi ci aiuta a superare la visione meccanicistica della vita: nel Mistero dell’Eros fondante che anima e rinnova l’onda vitale, c’è il modo di battere i problemi.
In Cristo la nostra redenzione totale è risposta divina a una Fiducia anche un poco primitiva - forse incipiente - ma appassionata, che guida a rigenerare.
Nella Bibbia ebraica non esiste il termine «immortalità».
La lentezza d’Israele nel credere alla vita senza fine è illuminante: fa comprendere che prima di credere nel mondo futuro, è necessario dare valore e amare l’esistenza in questo mondo.
E averne passione allo stesso modo del Padre.
Il contatto con il Figlio, le sue parole, e gli stessi cenni, trasmettono una potenza di guarigione e rinascita che rinnova sia la carne che lo spirito; sia le luci che l’ombra.
Neppure la morte si erge come barriera definitiva e conclusiva.
Ancora oggi la cura divina, la sua memoria e forza di consolazione sono resi attuali nei segni della Chiesa.
Ma non limitiamoci a essere spettatori che fanno ressa attorno, senza vero Contatto col Risorto.
Apriamo l’orecchio e rendiamoci conto che non siamo chiamati a ricalcare presenze ingombranti, estranee, altrui.
Parliamogli personalmente, e chiediamo in tutto che intervenga sulle nostre infermità, o cali momentanei.
Ed ecco sorgere il silenzio d’uno spazio nostro, irripetibile, fragrante, segreto; che sboccia da una Sintonia genuina.
Allora Egli ci trasformerà, si comunicherà a noi (v.43), ci farà simili a Lui e in grado di sostenere le sfide.
Infine capaci di sciogliere nodi di morte e aiutare le sospensioni degli altri.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Qual è il richiamo delle azioni di Gesù per te, per la tua famiglia e la comunità?