Gen 11, 2025 Scritto da 

Nozze di Cana: Prototipo dei Segni

Brindisi con l’acqua e nervosismo

(Gv 2,1-11)

 

(Tutto il resto del panorama religioso sembrava frutto di nervosismo isterico, per intima dissociazione).

Nella Bibbia l’immagine più pregnante che esprime l'Amore di Dio per il suo popolo è quella coniugale.

Il Signore è lo Sposo che incessantemente va a riprendersi l’amata anche traditrice, perché non si lascia condizionare dalle infedeltà.

Al contrario, una delle caratteristiche delle credenze pagane era il timore della divinità, che si tentava esorcizzare attraverso pratiche ripetute di purificazione.

L’ossessione di tale rapporto faticoso e ansiogeno finiva per collocare la vicenda dei semplici e degli smarriti in una dimensione contratta. Un carcere senza via d’uscita.

Indaffarati nella cura dei propri interessi, coloro che avrebbero dovuto accorgersi della mancanza di tenerezza, slancio e vitalità (“vino”) facevano finta di nulla.

Il maestro di sala avrebbe avuto il compito di provvedere - non a se stesso, ma - all’accoglienza e alla soddisfazione della gente…

 

Scrutando gli individui non per amicizia ma solo per coglierne le trasgressioni, le guide religiose si accontentavano d’un certo contegno generale, ma si disinteressavano al Matrimonio - che non funzionava.

Volentieri organizzavano eventi, ma per presiedere vanitosamente il Banchetto, curando esclusivamente minuzie formali che deturpavano processi ulteriori, e il brio della vita.

L’Alleanza rimaneva priva di slancio, tirava avanti stancamente. Si trascinava nel popolo impaurito e devoto solo per abitudine; senza onda vitale.

Alla casta che aveva sequestrato Dio, l’allegria, la promozione e il gradimento delle persone non interessava in alcun modo; come se non fosse affar loro.

La festa era diventata trattenimento pesante, un rapporto di musi lunghi; una relazione monotona, scialba e inquieta. Da separati in casa, non animata da passione coinvolgente.

I responsabili dell’ospitalità e dei servigi offerti dall’antica sinagoga (o chiesa ancora giudaizzante) erano forse assorbiti dalla casistica delle disposizioni e di come si deponessero vasi sacri e tovaglie d’altare - non al popolo deluso.

La gioia nuziale e il respiro d’una mensa festosa erano stati sostituiti da un cumulo di adempimenti senza vicinanza; quindi privi di senso.

 

Ancora oggi Gesù chiama i suoi a libertà da ogni fardello che smorza, avvilisce e rende incomplete le persone (creature diminuite da alcuni manipolatori, da costumi e maestri di mediocrità).

Per gli esperti di sala il buono stava ancora nel mondo rassicurante e senza pulsioni che li aveva portati a galleggiare sugli altri, habitat ormai pallido e triste.

In più, come per il vino… è noto: quanto sa di antico attrae sempre, esercita fascino.

In ogni tempo, il retrodatato ha un suo innegabile gusto pastoso, che talora sembra placarci.

Ma il di più autentico è Cristo.

Egli non c’imbambola col solito “poco ma buono” - che inchioda la fiamma della vita spontanea ed esclude il vino novello o frizzantino.

 

Esito della religiosità spenta è un’esistenza ingessata e deludente, come una festa di nozze senza brindisi - segnata da energie affettive mortificate.

Ma la sovrabbondanza del Padre non si rivela in sottrazioni, dettagli esteriori e ambienti snervati da meticolosità che recano sconforto diffuso.

 

 

In Gv il Signore non “inizia” da un rito assorto, pensoso e neutrale.

Si esprime in una Festa, dove non devono mancare le carezze: questo il «prototipo dei segni» (Gv 2,11 testo greco).

L’episodio di Cana è il riassunto emblematico di tutti i prodigi in cui si manifesta l’azione del Redentore, anche grazie alle nostre scelte.

Come dire: l’opera della Fede è tenera, simpatica e totale; non esclusiva o gelosa. Così diventa capace persino di recuperi inspiegabili.

 

La religione antica tendeva a trasmettere un modello di vita striminzito e normale, individualistico e distratto.

Ma in quello nuziale e festoso del credente autentico, perfezione fa rima con mettersi a disposizione.

Solo chi ha la libertà di scendere e prestare attenzione agli invitati al banchetto si rende conto ed è in grado di far capire (anche ai navigati: Gv 2,9) come si ravviva un panorama scolorito e insipido.

Anche se fossero novellini, coloro che si fanno servitori e si rendono presenti, sanno da cosa deriva il gusto dell’amore.

Essi comprendono come si trasforma l’insoddisfazione pallida e il disinteresse unilaterale in meraviglia e desiderio di esserci.

Insomma, “credere in Gesù” non è un bagaglio che volta per volta si amministra, bensì una Relazione in crescendo - sempre fresca.

 

Mentre gli egemoni si mettono forse di traverso, nell’affettuosità delle persone il Signore celebra le Nozze con-noi e proclama la sua Lieta Notizia.

Non siamo sotto la cappa d’un Giudizio che condiziona e plagia, per renderci sterilizzati; privi di fragranza.

Anche ai responsabili di comunità - quando severi censori - raccomanda di fare finalmente attenzione: il Padre non si esprime in codici, ma nella felicità dei suoi figli, anche principianti.

Il meglio non è alle spalle e adatto solo a gente grigia, ripiegata, ovvero à la page e senza costrutto; superstiti, cooptati e reduci, o idealisti disincarnati. Deve ancora venire!

Sgretolata la canicola dei pregiudizi, siamo abilitati a guardare le situazioni antiche e nuove come Alimento, e tutte le persone quali opere uniche del Creatore, suoi capolavori.

 

La Fede porge un’attitudine a tale Pienezza, che lascia affrontare le vicende in armonia e con perfezione.

Quando invece subentra il gelo forense, selettivo, o un pensiero astratto, senza spina dorsale, ecco il panorama (desolante) d’inamovibili giare di fredda pietra - persino vuote d’acqua.

Non solo incapaci di purificare o dissetare, ma neppure utili a lavarsi lo sporco più epidermico, insieme alle sofisticazioni.

 

Solo invase da ragnatele.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

For those who first heard Jesus, as for us, the symbol of light evokes the desire for truth and the thirst for the fullness of knowledge which are imprinted deep within every human being. When the light fades or vanishes altogether, we no longer see things as they really are. In the heart of the night we can feel frightened and insecure, and we impatiently await the coming of the light of dawn. Dear young people, it is up to you to be the watchmen of the morning (cf. Is 21:11-12) who announce the coming of the sun who is the Risen Christ! (John Paul II)
Per quanti da principio ascoltarono Gesù, come anche per noi, il simbolo della luce evoca il desiderio di verità e la sete di giungere alla pienezza della conoscenza, impressi nell'intimo di ogni essere umano. Quando la luce va scemando o scompare del tutto, non si riesce più a distinguere la realtà circostante. Nel cuore della notte ci si può sentire intimoriti ed insicuri, e si attende allora con impazienza l'arrivo della luce dell'aurora. Cari giovani, tocca a voi essere le sentinelle del mattino (cfr Is 21, 11-12) che annunciano l'avvento del sole che è Cristo risorto! (Giovanni Paolo II)
Christ compares himself to the sower and explains that the seed is the word (cf. Mk 4: 14); those who hear it, accept it and bear fruit (cf. Mk 4: 20) take part in the Kingdom of God, that is, they live under his lordship. They remain in the world, but are no longer of the world. They bear within them a seed of eternity a principle of transformation [Pope Benedict]
Cristo si paragona al seminatore e spiega che il seme è la Parola (cfr Mc 4,14): coloro che l’ascoltano, l’accolgono e portano frutto (cfr Mc 4,20) fanno parte del Regno di Dio, cioè vivono sotto la sua signoria; rimangono nel mondo, ma non sono più del mondo; portano in sé un germe di eternità, un principio di trasformazione [Papa Benedetto]
In one of his most celebrated sermons, Saint Bernard of Clairvaux “recreates”, as it were, the scene where God and humanity wait for Mary to say “yes”. Turning to her he begs: “[…] Arise, run, open up! Arise with faith, run with your devotion, open up with your consent!” [Pope Benedict]
San Bernardo di Chiaravalle, in uno dei suoi Sermoni più celebri, quasi «rappresenta» l’attesa da parte di Dio e dell’umanità del «sì» di Maria, rivolgendosi a lei con una supplica: «[…] Alzati, corri, apri! Alzati con la fede, affrettati con la tua offerta, apri con la tua adesione!» [Papa Benedetto]
«The "blasphemy" [in question] does not really consist in offending the Holy Spirit with words; it consists, instead, in the refusal to accept the salvation that God offers to man through the Holy Spirit, and which works by virtue of the sacrifice of the cross [It] does not allow man to get out of his self-imprisonment and to open himself to the divine sources of purification» (John Paul II, General Audience July 25, 1990))
«La “bestemmia” [di cui si tratta] non consiste propriamente nell’offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la salvezza che Dio offre all’uomo mediante lo Spirito Santo, e che opera in virtù del sacrificio della croce [Esso] non permette all’uomo di uscire dalla sua autoprigionia e di aprirsi alle fonti divine della purificazione» (Giovanni Paolo II, Udienza Generale 25 luglio 1990)
Every moment can be the propitious “day” for our conversion. Every day (kathēmeran) can become the today of our salvation, because salvation is a story that is ongoing for the Church and for every disciple of Christ. This is the Christian meaning of “carpe diem”: seize the day in which God is calling you to give you salvation! (Pope Benedict)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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