In mezzo ai riconciliati: il cambiamento di rotta e di sorte nel Regno
(Mt 18,15-20)
«Il verbo che l'evangelista usa per "si accorderanno" è synphōnēsōsin: c'è il riferimento ad una "sinfonia" dei cuori» [papa Benedetto, Vespri a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, 25 gennaio 2006].
Questa nuova energia plasmabile ha una misteriosa presa sul cuore della realtà - che sempre è più forte di noi; svolge la trama e propone, ma qui viceversa ci accoglie.
Ovvero ci disturba con un disagio… che però è già la terapia. Perché ogni lacrima guida verso gli strati profondi del nostro essere primordiale, del nostro seme e del suo mondo di relazioni proprie.
E allora l’anima si scioglie, diventa meno tortuosa, segue un’indicazione che non pensava; ritrova la strada inebriante delle sintonie profonde, abbandona il sentiero scadente.
Predilige la Via che le corrisponde, più delle identificazioni: tutti gli idoli che prima avevano il sopravvento, i quali - malgrado le apparenze - battagliavano con la nostra destinazione essenziale.
- Senza fuggire da se stessi, ma solo dalle convenzioni esterne, Insieme si può passare dall’unilateralità alla completezza, dalla banalità alla pienezza; al motivo per cui siamo al mondo; al destino dell’essere che siamo.
Forse non riuscivamo prima a percepirlo, perché l’occhio rimbalzava tra le pareti della solita domesticazione.
E il pensiero effimero, assuefatto, non distruggeva l’idea [senza percezione] di noi stessi; idea senz’ascolto, che non svaniva.
La correzione fraterna ci stringe alla gola, ma è quell’amarezza che riporta l’essenziale; è quell’ansia (se accolta) che ci cura davvero.
Dopo la distruzione di Gerusalemme si andava facendo crescente la contrapposizione fra mondo della sinagoga e nuove fraternità in Cristo.
I convertiti al Signore Gesù delle comunità giudaizzanti di Galilea e Siria vivevano un momento di grande tensione, anche all’interno delle famiglie di provenienza.
Nel contempo, stava iniziando l’afflusso di pagani, che via via accentuavano il distacco col giudaismo - sia nel confronto esterno, tra sinagoga ed ‘ecclesìa’, che nel dibattito interno alle piccole assemblee.
Non era affatto semplice ricostruire i rapporti e porre in dialogo persone di estrazione differente, con un bagaglio culturale segnato dall’adesione a forme di religiosità arcaica; devozione che rendeva ostinati in tutto.
Ma il Risorto vede lontano.
Nello spirito di Fede che soppianta le grettezze delle convinzioni impulsive o idolatriche, Mt cerca di sostenere la convivialità delle differenze nelle sue comunità.
L’evangelista lo fa ponendo l’accento sulla riconciliazione, e la giusta posizione di coloro che desideravano farsi segno vivo della Presenza del Signore.
Alle soglie delle minuscole chiese i nuovi spesso non riuscivano a trovare una serena accoglienza; piuttosto dovevano subire esami e trafile da parte di veterani malfidi, e vivere in clima di sospetto.
I primi della classe, sempre puntigliosi a difesa delle loro credenze e posizioni di spicco, sentivano la presenza di alcuni fratelli di fede (più liberi di loro) come un ingombro e un peso.
Molti pagani inizialmente fiduciosi e motivati da aspettative di candore si stavano anche allontanando, indispettiti dal clima diffidente dei rigoristi. Legalisti che di fatto tendevano a riprodurre la medesima atmosfera competitiva delle religioni antiche.
Altre defezioni erano motivate anche dal sorgere di zone d’ombra e scandali interni.
Alcuni forse approfittavano della gestione dei beni, o malgrado la conversione formale rimanevano egoisti e trattenevano il proprio - usurpando la dignità dei minimi e deturpando l’atmosfera di cordialità.
Quasi tutti costoro [gli stessi che volevano mettere i nuovi o gli erranti alle strette] sgomitavano per le precedenze, creando un clima di risentimento che accentuava gli attriti e attenuava la Fede, sino poi storicamente a rovinarla.
Mt suggerisce il dialogo, che tenta di capire i motivi dell’altro.
In effetti, nelle prime realtà giudeo cristiane il clima era forse eccessivamente scrupoloso. [In seguito la scomunica è diventata anche un’arma...].
Quindi era previsto pure il distacco dalla comunità, ma permaneva la consapevolezza che il peccatore non era comunque un separato da Dio, anche ‘fuori’ della chiesa particolare: «Dove sono due o tre riuniti nel mio Nome...» (v.20).
È il centro della nuova concezione pedagogica - non più “religiosa” e di massa, ma di Fede viva e personale.
L’espressione «nel mio Nome» sta a indicare che Gesù stesso ha avuto il suo bel daffare coi giudicanti del suo tempo.
Tutto reale. Anche una esclusione può unire a Lui e farlo rivivere concretamente, altroché.
Se il Cristo vero - non vago - resta il perno della fraternità, il Padre concederà il ritorno del fratello che si è escluso.
Ovviamente, ciò può avvenire solo se l’allontanato sperimenta che per primi i responsabili di comunità cercano il confronto umano - non fare i principini, anzi ricalcare la stessa posizione del Maestro: «in mezzo».
Equidistanti da tutti, e ogni tanto con un bel ricambio di mansioni - evento previsto dal nuovo diritto canonico, ma totalmente disatteso sul territorio - perché ancora solo dei prescelti possono di fatto mettere il naso nelle cose che contano, e mani e piedi nei ruoli di spicco.
Chi ancora oggi ci fa vedere Gesù vivo non sta al di “sopra” degli altri; non si fa capofila, né si colloca “davanti” [in modo che qualcuno sia vicino e altri sempre lontani].
Gente fra la gente. Siamo chiamati a ritrovare la saldatura tra onore a Dio e amore per le sorelle e i fratelli - non solo di fede conforme.
L’amore chiama amore, il perdono attira spontaneamente perdono - non per sforzo, non per buone maniere o dovere, bensì come canale per far entrare nel mondo nuove energie preparatorie e colpi di scena.
Fragrante segno della Chiesa è il rovesciamento dei ruoli e delle sorti. L’alternativa “vittoria-o-sconfitta” è falsa: bisogna uscirne.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Cosa convince le persone a perdonare o fare correzione fraterna, forse l’esempio di gratuità e il modo di collocarsi dei responsabili di chiesa?
Fra loro si correggono amabilmente o c’è invidia e attrito?
Nella tua comunità chi dice di rappresentare Cristo è in mezzo o sempre capofila e capotavola?