Mag 17, 2024 Scritto da 

Spirito: quale ampiezza, “potere” e incisività?

Incapaci di peccato

(At 2,1-11)

 

Pentecoste è la festa del Dono, semplicemente. Il linguaggio di Atti degli Apostoli è piuttosto impressionante e colorito: infarcisce l’evento con prodigi simbolici che è bene decifrare.

Tuoni, folgori, vento e fuoco erano le immagini che avevano accompagnato la rivelazione della legge antica. Con esse Lc vuol sottolineare la potenza del mondo avvenire.

I rabbini sostenevano che sul Sinai le Parole di Dio avevano preso forma di settanta lingue di fuoco - a dire che l’intera Torah era destinata alle moltitudini, anche ai pagani.

Secondo interpretazione tradizionale, le Parole divine si erano rese visibili [«il popolo vedeva le voci»; testo ebraico] sotto forma di fiamme che avevano scolpito le tavole di pietra preparate da Mosè (Es 20,18).

Su tale sfondo, Lc intende presentare il dono della nuova Legge - quella dello Spirito - e impiega le medesime icone bibliche per farsi capire, non per raccontare cronache di dettaglio.

Le figure vigorose suggeriscono un’esplosione potente, che butta all’aria tutta la vita - questo il punto.

Ciò a dire: per una liberazione radicale dalle vecchie strutture che mascheravano il peccato e (troppe) doppiezze, ossessioni o quietismi, deve giungere lo Spirito divino.

Solo la sua forza inattesa e sconvolgente può cambiare la faccia della terra e far nascere trasformazioni radicali.

Impossibile ottenerlo autenticamente, generando qualsiasi rivolgimento a partire dal limite del nostro genio e muscoli.

 

È fuori dalle nostre capacità far cadere condizionamenti, barriere ataviche, e attivare la Novità poliedrica di Dio che ci umanizza.

Solo una Relazione fondante può ad es. convincere che le iniziative coraggiose e il trionfo della vita passano attraverso una forma di morte. Morte del pensiero comune, del mondo antico, di condizionamenti e mode - e del vuoto di se-stessi-a-modo.

Un’opera essenziale - per incontrare la molteplicità dei volti; propri e altrui.

Le “molte lingue parlate” stanno appunto a indicare l’universalismo ora graffiante del messaggio di Cristo e della sua Chiesa.

Il Dono viene da una Presenza ‘dentro’ noi e gli accadimenti. Ma è destinato appunto alle moltitudini, senza più barriere.

Il disastro di Babele è redento sia dall’alto che dal basso, perché qui e ora le difformità diventano risorse preziose.

Chi si lascia guidare dallo Spirito recupera le tante sfaccettature, anche dei [personali e non] lati in ombra.

In tal guisa si esprime nella lingua che tutti intendono: la Comunione, convivialità delle differenze.

È l’amore che fa tesoro di tutto e riunisce tutti (vv.7-11) facendo sparire le fissazioni idolatriche della religione selettiva - quella delle purità dalle sfumature individualiste o etniche; idolatrie legate all’estrazione culturale.

 

Tutti gli autori del Nuovo Testamento partono dalla realtà della presenza dello Spirito; Lc osa invece ‘descriverla’.

La discesa dello Spirito è dunque collocata nel giorno di Pentecoste, cinquanta giorni dalla Pasqua.

Ma in Gv (20,22) Gesù comunica lo Spirito che anima i credenti e la Chiesa… il medesimo giorno della Risurrezione.

Come la stessa liturgia propone nei suoi segni ed espressioni simboliche, il Mistero della Pasqua è Uno.

A dirla tutta: il Crocifisso «consegnò lo Spirito» già dalla Croce (Gv 19,30).

Lc descrive il denso significato dell’unico Mistero-realtà pasquale in tre “momenti”-aspetti successivi di maturazione dei discepoli.

Essi diventano ‘apostoli’ [Risurrezione, Ascensione, Pentecoste] non per trasmetterci una cronaca di fatti particolari, bensì per aiutare a comprenderne il rilievo e i molteplici aspetti.

Gv invece colloca la consegna dello Spirito dalla Croce e nella sera di Pasqua, per evidenziarlo quale Dono globale del Crocifisso Risorto.

L’autore di At pone emblematicamente tale portato nel giorno di Pentecoste, per sottolineare il rapporto e distacco dalla festività ebraica.

Festa che però forniva uno scenario perfetto: era festa di pellegrinaggio che richiamava in Gerusalemme ebrei sia palestinesi che della diaspora.

 

Le origini “ufficiali” della Comunità resa consapevole del suo compito di «Inviata in uscita» si alimentava - in più - d’un sottile riferimento allo Spirito della Creazione.

L’alito della Ruah - Spirito divino [in ebraico di genere femminile] diventa il soffio vitale e vento impetuoso che investe la «Casa» (v.2) rigenerando e costringendo i timorosi seguaci, ancora seduti al Tempio (Lc 24,53).

 

L’antica Pentecoste celebrava l’arrivo del popolo al monte Sinai e il dono della Legge [che teologizzava la festa agricola del ringraziamento per la raccolta del frumento, la quale a sua volta concludeva il ciclo della natura rinascente che aveva avuto inizio a Pasqua e precedeva la festa delle Capanne poi svolta in occasione della grande raccolta d’autunno; nella tradizione dei pastori, la Pasqua era una teologizzazione del rito apotropaico del sacrificio d’un agnello per propiziarsi l’esito della transumanza primaverile, mentre Pentecoste la sua festa conclusiva sulle alture e che precedeva il ritorno agli ovili nell’autunno successivo].

Lc vuole insegnare che lo Spirito ha sostituito la Torah: è divenuto la nuova norma di comportamento e l’unico criterio non esteriore di comunione con Dio.

L’autore evoca la tradizionale festa ebraica, quasi per comparazione - onde segnare il suo compimento-pienezza. Ma come la Pasqua, anche Pentecoste è tesa all’avvenire.

L’evangelista vuol dimostrare l’ampiezza della destinazione dello Spirito su «dodici» regioni diverse, veicolata dal fuoco della Parola (v.3) la quale abilitava all’Annuncio verso tutte le nazioni sulla terra.

Ma anzitutto Lc ha come intento di farne comprendere la reale incisività.

 

L’autore del terzo Vangelo e di At si rende conto che per ottenere opere di giustizia e amore, agli uomini non basta indicare la strada giusta.

È l’Eterno stesso che deve diventare Soggetto affidabile della storia, unico propulsore della vita.

Pertanto, Dio ha dovuto cambiare il nostro cuore: precetti e consigli non sono sufficienti a modificare l’istinto profondo di persone e popoli.

La normativa esterna ci fa solo diventare epidermici: non coglie l’intimo, non convince il cuore.

Ogni azione genuina è espressione d’una adesione profonda, d’un desiderio dell’anima, di un impulso intimo coinvolgente.

La legge dello Spirito è una sorta di fantasia al potere, ma non sta al di fuori, né richiede in sé alcuno sforzo contromano con il proprio carattere - in radice.

Il «cuore nuovo» è la vita stessa di Dio che entra in noi per trasformarci, non in termini moralistici o di modello - bensì dilatando l’esistenza in modo genuino, a partire dal seme, dal nostro nucleo.

 

Quando la Vita dell’Eterno pulsa nell’anima di chiunque, spontaneamente manifesta Dio nella storia degli uomini.

E produce le sue opere vitali - con un’azione impensabile, trasmutandoci da rovi in alberi fecondi.

Senza più artificio e doppiezza, il nostro deserto incerto diventa giardino.

Addirittura iniziamo ad amare con la qualità d’amore stessa di Dio - talora senza neanche il proposito e la disciplina, o la stessa consapevolezza di volerlo fare.

Da quando lo Spirito prende dimora in qualsiasi donna o uomo, essi non hanno più bisogno di farsi ammaestrare dall’opinione altrui: possono finalmente essere se stessi.

«E questa è la Promessa che Egli ci ha fatto: la Vita dell’Eterno. Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano d’ingannarvi. E quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da Lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca . Ma come la sua unzione v’insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così ora rimanete in Lui com’essa vi ha istruito» (1Gv 2,25-27).

 

Tutto quanto resta esterno o lontano, svapora, e senza fatica perde consistenza.

Ciò perché non c’è più legge o pensiero cerebrale che tenga, né obblighi di contorno alcuno.

Diventiamo «incapaci di peccato»: siamo passati dal senso religioso che intimidiva e rendeva proni, alla dignità piena della Fede.

«Chiunque è nato da Dio non commette peccato perché in lui dimora un germe divino e non può peccare, perché è nato da Dio» (1Gv 3,9).

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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