Nov 5, 2025 Scritto da 

«In mezzo»: Stile Famiglia

La Venuta del Regno non sopra né davanti

(Lc 17,20-25)

 

Il tema della venuta del Figlio dell’uomo è precristiano, e tutti i dati del testo compaiono già nell’apocalittica giudaica. Ma in essa l’Eterno verrà e si farà vedere alla fine del tempo.

Allora come oggi, secondo i leaders della religiosità popolare il Regno si sarebbe instaurato dopo che tutto il popolo fosse giunto alla perfetta osservanza della Legge e delle tradizioni.

Come ricompensa per la nostra obbedienza, Dio avrebbe concesso la venuta del Messia, e il suo popolo lo avrebbe accolto [sceso dai pinnacoli o dalle nubi] in modo solenne, come si fa con un principe.

Ma nei Vangeli il termine Regno di Dio designa l'ambito in cui il Padre “regna”, ossia la comunità dei credenti - dove il futuro del Signore sulla terra già irrompe nella logica e potenza attiva della Pasqua.

In essa una Provvidenza creatrice e rigenerante interviene senza posa, nelle Persone e nella virtù qualitativa del suo Popolo.

Attraverso la Chiesa autentica semper conformanda, la vita si apre alla sua Azione - e la nostra vicenda si trasforma in modo radicale.

Ciò si compie, sia per l’Amicizia in noi, che gettando Speranza. Linfa e Sogno divinizzante, che attiva nuove configurazioni.

Infatti il Padre non governa i figli emanando disposizioni come farebbe un sovrano, ma trasmettendo la sua stessa Vita di qualità indistruttibile. 

Perciò non chiede obbedienza - come un re - bensì somiglianza.

È il Dono, e il saper leggere dentro le cose, poi la nostra qualità e impegno relazionale, che realizzano o decelerano l’instaurarsi di un mondo nuovo, continuamente ritemprato.

Nulla a che fare coi pronostici (v.20): è in campo la sapienza inattesa del Dono, e il “potere” all’incontrario di Dio. Non di forza, non aggressivo.

Egli stesso si colloca non davanti o sopra, ma «in mezzo». Nulla di perentorio, straripante, gigantesco.

Così i suoi che lo rappresentano genuinamente.

 

Il Padre non è un capofila; figuriamoci se la sua Assemblea può permettersi di legittimare atteggiamenti esclusivisti.

Questi ultimi si rintracciano purtroppo in situazioni piramidali; in scelte insulse di alcuni dirigenti, che per sentirsi “qualcuno” destinano altri a stare sempre dietro o sotto [soprattutto quelli che non li riveriscono].

Dio è viceversa equidistante da tutti, questo il criterio di valutazione - unico attributo sovreminente, imperativo delle vere guide, le più schiette e trasparenti.

Stile Famiglia.

Insomma, il “Cielo” non dispone che qualche eletto sia abilitato a collocarsi comunque vicino e sopra - altri destinati alle retrovie, scartati perché meno utili agli obbiettivi.

Non c’è chi dica di rappresentarlo e possa farsi “grande”, sempre in posizione dominante. Comunque alto - e tu piccolo, sempre sotto.

Al contrario. «In mezzo»: per illuminare tutte le circostanze.

Per coabitare con le donne e gli uomini, come una sposa; onde preparare e attecchire nei cuori in modo amabile, intimo, convincente.

L’avvento del suo Regno non potremo ammirarlo come fosse uno show di professionisti - spettacolo di vecchi o nuovi eletti al potere, sostenuti da portaborse (e altrettanti manichini di cartapesta, anch’essi a scalare).

La Presenza delle Fraternità nel mondo è tessuta di vita reale, non di ruoli o vaghe narrazioni, rappresentazioni sofisticate o illusioni.

Così la Chiesa non sarà un’anonima e ostile società [più o meno invocata] di sacre autocelebrazioni. Né di opere meritorie, o di forza - forse per alcuni, di profitto.

Neppure, agenzia turbo-efficiente, che trae con astuzia il maggior “rendimento”.

La Comunità che Viene non dovrebbe appartenere alla fattispecie mondana, bensì sfuggire ogni prevedibilità e limitazione. 

Il Regno alternativo è di condizione umana, eppure… Forma che non accetta la finitudine come unica sorte, né si adatta alla nostra piccina misura di determinatezze e rassicurazioni.

 

Il Regno in Persona Christi traluce una Energia lucida e sognante, vicina e proiettiva, la quale non impone se stessa: anima l’intero afflato di creature che si mettono in gioco.

Fuori dai suoi circuiti ordinari, il Signore non chiede nessuna manifestazione gloriosa di ricchi paraventi, orizzonti arcaici o viceversa disincarnati; né intolleranze, disparità, distacchi.

«Il Regno di Dio non viene in modo che si possa osservare, né si dirà: Ecco qui o là» [vv.20b-21a, testo greco].

Non si tratta di fine del mondo, ma di fine di un certo tipo di modello di umanità riuscita.

E l’opportunità per rovesciare le concatenazioni [antiche o alla moda] si presenta da un momento all’altro; guizza immediata (v.24).

«Perché come la folgore, folgoreggiando da un capo del cielo risplende fino all’altro capo del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo [nel suo giorno]».

 

Gesù è l’autentico, repentino Sogno di Giacobbe, che preludeva a una vasta discendenza; ulteriormente dispiegata (Gen 28,10-22) e divenuto realtà.

Ma nessuno si sarebbe atteso che il Messia potesse identificarsi col «Figlio dell’uomo» (vv.22.24), Colui che crea abbondanza dov’essa non c’è - e prima non sembrava lecito potesse espandersi.

Il nuovo legame fra Dio e gli esseri umani è nel Fratello che si fa “parente prossimo”, che crea un’atmosfera di umanizzazione dai contorni ampi - affatto discriminanti.

«Figlio dell’uomo» è colui che avendo raggiunto il massimo della pienezza umana, giunge a riflettere la condizione divina e la irradia in modo diffuso - non selettivo come ci si aspettava.

“Figlio riuscito”: la Persona dal passo definitivo, che in noi aspira alla pienezza più dilatata nelle vicende e relazioni, a una caratura indistruttibile dentro ciascuno che accosta [e incontra contrassegni divini].

È crescita e umanizzazione del popolo: lo sviluppo tranquillo, vero e pieno del progetto divino sull’umanità.

«Figlio dell’uomo» non è dunque un titolo religioso, riposto, cauto, controllato e riservato, ma un’occasione per tutti coloro che danno adesione alla proposta del Signore, e reinterpretano la vita in modo creativo personale.

Essi superano i fermi e propri confini sommari, facendo spazio al Dono; accogliendo dalla Grazia pienezza di essere e di carattere, nei suoi nuovi irripetibili binari.

E noi particolarmente precari, sentendoci totalmente e immeritatamente amati, scopriamo altre sfaccettature... cambiamo il modo di stare con noi stessi, e di leggere la storia.

Pertanto, possiamo crescere, realizzarci, fiorire, irradiare la completezza ricevuta - senza più chiusure.

Senza più supremazie unilaterali.

 

Eccoci in Cristo: da Figlio di Davide [il capo militare assolutamente vittorioso, che avrebbe imposto la Legge e sottomesso le altre nazioni] a «Figlio dell’uomo».

Come ha dichiarato il card. Bassetti a commento dell’enciclica Fratelli Tutti, anche quello più recente del Magistero è un appello ad «accorciare le distanze e non erigere muri».

Tutto ciò mette i fedeli a contatto con la natura interna del Regno. E in tal guisa ne conoscono la saggezza, l’azione nascosta - che estrae fecondità dai lati caotici.

Da altre vene, anche dissidenti, eppure fluenti di Spirito.

Altrimenti può anche sembrare che Dio perda il controllo della storia.

E noi, scoraggiati, metterci su un lato della strada, ad osservare intimiditi, forse arresi; sperando l’arrivo di altre cose, esterne.

Invece, tappa dopo tappa il suo progetto di umanizzazione si realizza - qui - in tutti coloro che accolgono la proposta di accentuare la propria vita, donando se stessi.

 

Nessun Dominio.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Come incarni la profezia del Messia che viene senza posa? Corrispondi personalmente o corri dietro eventi eclatanti?

Quali ritieni siano le strade sbagliate o le fantasie di fine del mondo che mortificano la vita del Regno?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

"Too bad! What a pity!" “Sin! What a shame!” - it is said of a missed opportunity: it is the bending of the unicum that we are inside, which every day surrenders its exceptionality to the normalizing and prim outline of common opinion. Divine Appeal of every moment directed Mary's dreams and her innate knowledge - antechamber of her trust, elsewhere
“Peccato!” - si dice di una occasione persa: è la flessione dell’unicum che siamo dentro, che tutti i giorni cede la sua eccezionalità al contorno normalizzante e affettato dell’opinione comune. L’appello divino d’ogni istante orientava altrove i sogni di Maria e il suo sapere innato - anticamera della fiducia
It is a question of leaving behind the comfortable but misleading ways of the idols of this world: success at all costs; power to the detriment of the weak; the desire for wealth; pleasure at any price. And instead, preparing the way of the Lord: this does not take away our freedom (Pope Francis)
Si tratta di lasciare le strade, comode ma fuorvianti, degli idoli di questo mondo: il successo a tutti i costi, il potere a scapito dei più deboli, la sete di ricchezze, il piacere a qualsiasi prezzo. E di aprire invece la strada al Signore che viene: Egli non toglie la nostra libertà (Papa Francesco)
Inside each woman and man resides a volcano of potential energies which are not to be smothered and aligned. The Lord doesn’t level the character; he doesn’t wear out the creatures. He doesn't make them desolate. The Kingdom is Near: it reinstates the imbalances. It does not mortify them, it convert them and enhances them
Dentro ciascuna donna e uomo risiede un vulcano di energie potenziali che non devono essere soffocate e allineate. Il Signore non livella il carattere; non sfianca le creature. Non le rende desolate. Il Regno è Vicino: reintegra gli squilibri. Non li mortifica, li tramuta e valorizza
The Person of Christ opens up another panorama to the perception of the two short-sighted (because ambitious) disciples. But sometimes it is necessary to take a leap in the dark, to contact one's vocational Seed; heal the gaze of the soul, recognize himself, flourish; make true Communion
La Persona di Cristo spalanca alla percezione dei due discepoli miopi (perché ambiziosi) un altro panorama. Ma talora bisogna fare un salto nel buio, per contattare il proprio Seme vocazionale; guarire lo sguardo dell’anima, riconoscersi, fiorire; fare vera Comunione
«Too pure water has no fish». Accepting ourselves will complete us: it will make us recover the co-present, opposite and shadowed sides. It’s the leap of profound Faith. And seems incredible, but the Rock on which we build the way of being believers is Freedom
«L’acqua troppo pura non ha pesci». Accettarsi ci completerà: farà recuperare i lati compresenti, opposti e in ombra. È il balzo della Fede profonda. Sembra incredibile, ma la Roccia sulla quale edifichiamo il modo di essere credenti è la Libertà
Our shortages make us attentive, and unique. They should not be despised, but assumed and dynamized in communion - with recoveries that renew relationships. Falls are therefore also a precious signal: perhaps we are not using and investing our resources in the best possible way. So the collapses can quickly turn into (different) climbs even for those who have no self-esteem
Le nostre carenze ci rendono attenti, e unici. Anche le cadute sono dunque un segnale prezioso: forse non stiamo utilizzando e investendo al meglio le nostre risorse

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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